I portavoce nazionali provvisori di ” Verdi su la testa “in Contropiano Anno 1 n° 1 – 26 maggio 1993
Il trucco è vecchio ma non per questo meno efficace: mai mettere il nemico con le spalle al muro, perché diventerebbe capace di tutto.
Occorre lasciare angoli di speranza, permettere che si smarrisca nell’illusione di un cambiamento di sorte. È in qualche modo ciò che sta accadendo in questo Paese, tra chi occupa le istituzioni e la società. Difficile, allora, appassionarsi al “nuovo” che non c’è; il doloroso assistere al riverniciamento del vecchio e ancor di più, per noi, registrare in questo processo la complicità di una parte molto consistente del gruppo parlamentare Verde, giunta per altro in assenza di un confronto politico globale assembleare.
La crisi economica, occupazionale, sociale, politica e culturale che investe il Paese è giunta ormai ai limiti dell’irreversibilità: centinaia di migliaia di posti di lavoro in pericolo, un degrado ambientale ed urbano senza precedenti, centinaia di arresti ai massimi livelli per tangenti, segnalano il fallimento di un modello di sviluppo fondato sullo sfruttamento dell’uomo e della natura che, per decenni, è stato imposto alle popolazioni e al territorio.
I Verdi devono porsi il compito di rilanciare il proprio percorso con la consapevolezza che oggi non è possibile alcuna risposta alla crisi economica e sociale senza una radicale trasformazione ecologica dei processi produttivi e delle relazioni sociali.
C’è bisogno dei VERDI in questo Paese, ma di VERDI convinti innanzitutto che la crisi politica nella quale versa la nostra formazione non possa in alcun modo risolversi con la liquidazione di questa esperienza organizzata.
I VERDI stanno attraversando una crisi strategica, frutto dell’assenza di un sufficiente confronto politico esterno, del consociativismo interno, della disponibilità ad una negoziazione capace di sbiadire quella prospettiva forte ed alternativa, ragione della nostra stessa esistenza. Il progetto politico ecologista degli anni a venire, il futuro di un soggetto politico verde autonomo presente nella società e in grado di ottenerne i consensi: senza questi, infatti, nessun cambiamento radicale è possibile. Oggi i Verdi hanno un imbarazzante 2.8% di risultato elettorale, via via assottigliatosi proprio grazie alle scelte politiche compiute negli ultimi anni: i cittadini, gli elettori non ci hanno ancora chiesto di governare e tanto meno, riteniamo, la voglia di cambiamento della società può coniugarsi con il tentativo di tenere in piedi un Parlamento pieno di inquisiti e di indagati e un Governo Ciampi frutto ed espressione dei contenuti, delle forme di sempre, di quelle forme partitiche e di quei potentati economici che fino ad oggi hanno gestito il potere in Italia.
Distanti dai problemi materiali della gente, avvitati intorno ad alchimie tutte istituzionali, i Verdi italiani sono stati, in questi ultimi anni, tutto e il contrario di tutto, evidenziando una incapacità teorica e pratica non più tollerabile. Occorre un soggetto politico chiaro ed un progetto politico credibile che sappiano invertire la rotta e rilanciare i nostri valori misurandoli con la complessità e la concretezza delle contraddizioni.
Il mondo del lavoro è, da questo punto di vista, il terreno per certi versi più difficile, ma altrettanto ineludibile della scommessa che i VERDI devono giocare.
Solo la lettura ecologista delle contraddizioni economiche e sociali può porre dentro il mondo del lavoro la difesa dei diritti dei lavoratori assieme alle tematiche del “cosa, come e per chi” produrre, ovvero il superamento dell’indifferenza rispetto al prodotto lavorato. Per far ciò sono necessarie da una parte una nuova attenzione dei VERDI verso il mondo del lavoro, dall’altra l’emergere di un nuovo protagonismo dei lavoratori, attraverso una ritrovata democrazia di base e di rappresentanza.
Il fermento interno ed esterno al mondo del sindacato tradizionale, l’emergere di una ritrovata voglia di contare da parte dei lavoratori rispetto alle condizioni di vita e di lavoro non può che essere guardato con simpatia da parte dei Verdi. Occorre saper dare una risposta complessiva e globale all’attuale crisi economica e alle devastanti proposte governative tese, ancora una volta, ad utilizzare la disoccupazione come “pretesto” per rilanciare l’intreccio AFFARI/POLITICA/DISTRUZIONE DELL’AMBIENTE: una risposta che sappia spostare gli oltre 40.000 miliardi stanziati dal Governo per opere distruttive e inutili (Alta Velocità, Variante di Valico) su investimenti e iniziative ambientali, culturali, sociali dimostrando che l’ambiente non è un lusso e che è possibile LAVORARE MENO, LAVORARE TUTTI, LAVORARE PER L’AMBIENTE.
L’esperienza della campagna referendaria, che ha visto i Verdi protagonisti delle centinaia di Comitati nati in tutta Italia per il NO a Segni, è un punto da cui partire per avviare dentro il Paese un’iniziativa politica che, contro scorciatoie governative ed ipotesi di autoscioglimento, lanci con forza la necessità di una radicale trasformazione ecologica di questo modello di sviluppo, come unica possibilità di superare in senso democratico e non autoritario l’attuale crisi economica ed occupazionale. Dentro queste iniziative è possibile affermare i valori e i contenuti sui quali costruire il progetto politico per il futuro insieme con tutte le forze di base e radicate nel sociale che, pur partendo da altre chiavi di lettura, convergono con noi sulla necessità di una trasformazione verso una società ecologica, democratica, solidale.
È un percorso lungo e complesso che deve porre al centro proprio il progetto politico e non la logica dell'”assemblaggio” a fini elettoralistici.
Un luogo comune dove elaborare l’iniziativa è certamente necessario, così come porre un’attenzione specifica alla cultura e all’informazione, intese come strumenti primari di crescita complessiva di un Paese, di consenso ottenuto attraverso un reale allargamento della democrazia e della partecipazione popolare.
La cultura, dunque, come elemento essenziale per la trasformazione e non come ” optional ” all’interno di un sistema.
Paolo Balestri, Marco Bersani, Barbara Diolaiti, Paolo Galletti, Andrea Morniroli. I PORTAVOCE NAZIONALI PROVVISORI DI “VERDI SU LA TESTA!”