in Contropiano numero 0 – 2 Aprile 1993
“Con questo numero zero inizia la pubblicazione di “Contropiano”, un mensile che si è posto l’obiettivo di contribuire alla ripresa “dell’iniziativa politica e di classe”. È un obiettivo certamente ambizioso ma ripulito da ogni presunzione o autosufficienza.
L’incubazione di questo giornale è stata piuttosto lunga ed è passata attraverso le vicissitudini diverse di un’area della sinistra di classe assai sensibile a quanto è accaduto in questi anni sul piano interno ed internazionale. La scelta di dare vita a un giornale che cercasse di esprimere un punto di vista che non troviamo nel panorama politico della sinistra ci è sembrata una necessità imposta dalla realtà.
La crisi del socialismo reale, e con essa quella dei movimenti di liberazione e della socialdemocrazia stessa, la fine del capitalismo “pianificato” vissuto negli anni ’80 ci danno oggi un quadro completamente nuovo e non inedito. Dal caos di questi ultimi anni riemergono con forza categorie sociali, economiche, politiche e culturali classiche del capitalismo e che ci dicevano ormai sepolte dal “progresso”. I nazionalismi, le etnie, l’imperialismo più brutale, il colonialismo, gli integralismi religiosi, hanno fatto irruzione sullo scenario internazionale di questo fine secolo.
Nei punti alti dello sviluppo, per iniziativa della borghesia, riprende forza obiettiva la contraddizione tra le classi; la guerra economica tra le aree imperialiste si ripercuote come scontro di classe nella società e fa riemergere in modi e forme originali rispetto al passato, soggetti sociali considerati ormai cooptati dallo sviluppo economico e dalle ideologie delle forze riformiste.
Insomma, dagli stravolgimenti attuali comincia a riemergere la “classe” non come categoria storica o sociologica ma come condizione concreta di una parte della società che si deve porre la necessità di una opposizione ad uno sviluppo che diviene direttamente antagonista e divaricante rispetto agli interessi dei lavoratori e dei settori popolari.
Ovviamente, quella che si presenta è una classe mutata dalle condizioni dello sviluppo, una classe toccata ma non travolta ancora nel suo corpo dalle trasformazioni sociali e dalla crisi economica, che riprende lentamente a costruire una propria prospettiva autonoma ma che comunque ci sembra sia la condizione ed il riferimento fondamentale per qualsiasi ripresa dei comunisti e della sinistra nel nostro paese.
In questo quadro e dopo una magmatica fase in cui le forze e le soggettività antagoniste si sono divise, frammentate e ricomposte, nel panorama politico è emersa una polarizzazione tra la nascita del PDS e quella di Rifondazione Comunista che non ci ha convinto. Se in apparenza lo “spazio politico” sembrava ormai riempito da questa polarizzazione in realtà le contraddizioni dello scenario descritto hanno dimostrato l’esistenza di questioni irrisolte e di nuove realtà con cui questa sinistra di classe ha il dovere di misurarsi.
La crisi del “Manifesto”, ad esempio, sta dentro l’accettazione di quella polarizzazione PDS/PRC e del riformismo come unica prospettiva e cultura possibile della sinistra negli anni ’90. In questi anni i compagni che animano “Contropiano” hanno condotto una critica serrata al ceto politico che egemonizza gli ambiti tradizionali della sinistra italiana e al politicismo che ne impregna l’analisi e l’azione.
Emblematico, in tal senso, è stata la conquista dei posti “strategici” dentro Rifondazione Comunista (giornale, gruppo parlamentare, commissione esteri, commissione lavoro) di quella stessa lobby degli ex PDUP che ormai da due decenni svolge una funzione di “tappo” contro ogni ipotesi di riorganizzazione della sinistra di classe. Che costoro lavorino chiaramente insieme ad Ingrao, Bertinotti e parte del “Manifesto” per sgretolare Rifondazione così come si è configurata per riportarla dentro l’egemonia del PDS è ormai chiarissimo (la posizione sul referendum dei consigli per l’art. 19 decisa alla conferenza operaia di Torino lo dimostra). Le riforme elettorali completeranno il carattere “oggettivo” dell’operazione dando fiato a quel “blocco riformista” su cui punta Occhetto ed a cui porterà inevitabilmente la nascita del bipartitismo in Italia.
Ma la questione non è grave solo per le sorti di Rifondazione quanto perché perpetua su ogni processo di riorganizzazione della sinistra di classe l’egemonia di questo ceto politico.
L’acutizzazione delle contraddizioni sociali, sindacali, internazionali in questo scorcio di fine secolo, rende però impraticabile l’opzione riformista. Parlare di compatibilità e politiche dei redditi o di generico pacifismo dentro una crisi come quella in corso non è solo sbagliato ma inservibile.
Per affrontare questa situazione “occorrerebbe il partito” dicono alcuni; altri sostengono che c’è ma è organizzato e guidato malamente. Per noi il problema principale resta ancora quello della dialettica tra le contraddizioni reali e la capacità soggettiva di trasformarle in organizzazione politica e di classe. Scorciatoie o nuovi simulacri servono a poco se sfuggono a questo rapporto. Per queste ragioni occorre invertire la tendenza.
“Contropiano” intende spingere in questa direzione.
Aprile 1993″
CREDITS
Immagine in evidenza: Macchina da scrivere
Autore: Luigi Torreggiani, 8 aprile 2011
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