È nato il tribunale dei diritti di informazione
in Contropiano Anno 1 n° 2 – 30 giugno 1993
“La circolazione libera delle informazioni è un diritto fondamentale dei cittadini. Il diritto a comunicare costituisce un diritto costituzionale primario, personale ed inalienabile per ciascun cittadino singolo o associato, così come per popoli, etnie, minoranze e simili. L’esercizio del diritto a comunicare non può essere conculcato dai poteri di governi, istituzioni, partiti, multinazionali e gruppi finanziari o industriali: anzi, il libero esercizio di tale diritto è il presupposto per il controllo popolare sui poteri e per la democrazia rappresentativa e partecipata”.
Così recita il primo capoverso della “dichiarazione di intenti” elaborata dalle tante associazioni e singoli operatori dell’informazione democratica che hanno fondato il Tribunale dei diritti di informazione.
Questo organismo che ha avuto il suo “battesimo” con una grande manifestazione-spettacolo che si è svolta nella serata di lunedì 31 maggio nei locali dell’Alpheus, dove hanno suonato, tra gli altri gruppi musicali, anche gli Inti Illimani, nasce con il dichiarato scopo di rappresentare un punto di riferimento nella lotta contro lo strapotere dell’informazione, il monopolio degli strumenti della comunicazione.
Il processo di accaparramento degli spazi e dei mezzi di comunicazione ha avuto uno sviluppo selvaggio; la caccia spietata agli strumenti dell’etere si è fatta forsennata. L’informazione, l’informatica, le telecomunicazioni si sono concentrate, su scala mondiale, in pochissime mani. I network televisivi, radiofonici, della carta stampata e anche quelli informatici sono diventati lo strumento di una pratica di rimozione della realtà e della verità, di occultamento e di omissione dei fatti, delle notizie, delle cronache. La comunicazione controllata e concentrata, il monopolio dell’informazione a livello planetario, sono diventati concentrazione e “monopolio della verità”, cioè di un potere incontrastato di interpretazione e di rilettura degli avvenimenti che ha finito per condizionare tramite il “messaggio” il modo di ragionare di chi riceve le notizie.
Il monopolio dell’informazione è diventato il monopolio delle coscienze, lo strumento di ottundimento e di annullamento della ragione.
Si è saputo solo ciò che si è voluto far sapere e si è negato ciò che si è voluto negare. In un incontrastato gioco barbaro e cinico di manipolazione delle notizie, di “golpe” nell’informazione, ciò che non è stato raccontato non è esistito. Per questo diciamo che chi non comunica non esiste: per esprimere, appunto, l’insopprimibile diritto di comunicazione, cioè il diritto di esistere.
È un’istanza di libertà, di emancipazione e progresso quella che vogliamo esprimere con il Tribunale dei diritti di informazione. Forse è anche qualcosa di più: è anche una domanda di spazi vitali di pluralismo, di partecipazione e di democrazia. Ma probabilmente è anche un’indicazione di opposizione, di lotta, di protesta contro l’onnipotenza e la prepotenza di chi detiene la proprietà dei mezzi della comunicazione. Le radio, le televisioni, la carta stampata, sono concentrate nelle lobby multinazionali finanziarie ed economiche, che hanno trasformato gli strumenti della comunicazione in mezzi di promozione e produzione delle logiche padronali e imprenditoriali di accumulazione della ricchezza.
Il terreno dell’informazione è stato ed è tuttora un terreno di conquista nel quale si sono giocate e si stanno giocando delle partite e delle sfide decisive, sul piano politico, culturale, economico ed anche militare, che investono gli equilibri nel mondo, le relazioni nel “villaggio globale” (reso tale proprio dalla possibilità di informare e comunicare in tempo reale e in tutto il mondo), le sorti dell’umanità. Le forze politiche e sociali, di progresso, democratiche e di sinistra, hanno perso molto terreno in questa sfida con le forze della conservazione e della reazione.
È ora di rilanciare delle battaglie credibili e autorevoli per tentare un recupero di questo terreno perduto. Ulteriori ritardi sarebbero deleteri, e forse nefasti, perché aggraverebbero e renderebbero incontrovertibile la tendenza.
L’attività del Tribunale dei diritti di informazione si articola su diversi livelli programmatici e operativi: è composto da alcune “sezioni”, alcuni “osservatori”, e si avvale di un “comitato di garanti”.
Le sezioni sono tre: la prima, quella politica, ha lo scopo di raccogliere e di promuovere la protesta, la contestazione contro i soprusi e le angherie che quotidianamente vengono perpetrate nel mondo dell’informazione, ed è aperta a tutte le associazioni che vogliono operare su questo campo.
La seconda, quella giuridica, ha lo scopo di raccogliere la denuncia dei cittadini, degli utenti dell’informazione che volessero segnalare palesi omissioni, occultamenti e grossolane deformazioni da parte dei mezzi di informazione, ed è aperta al contributo di avvocati, giuristi, penalisti e costituzionalisti.
La terza sezione, quella associativa-sindacale, ha lo scopo di tutelare gli operatori dell’informazione nei loro diritti sia professionali che normativi ed ha tra i vari compiti, quello di entrare nel merito dei rapporti giornalisti-editori (assunzioni, carriere etc.), e nel merito della specifica professione (formazione professionale, giornalisti pubblicisti etc.).
Gli osservatori hanno il compito di svolgere un lavoro di studio e di raccolta dei dati sui vari campi della comunicazione (compreso il mondo della cultura e dello spettacolo), ed infine il “comitato dei garanti” ha lo scopoo di raccogliere il maggior numero di personalità del mondo politico, culturale, giornalistico e giuridico che abbiano una chiara biografia democratica. Il fine è quello di dare autorevolezza, credibilità e prestigio al lavoro del Tribunale.
Nel concludere, vogliamo esprimere la piena consapevolezza di avere di fronte una importante sfida davanti a noi e se la vogliamo vincere occorrerà tutto il nostro impegno.