in Contropiano Anno 1 n° 3 – 22 settembre 1993
La campagna elettorale a Roma è già cominciata da gennaio di quest’anno. Chi ha detto che Rutelli deve essere il candidato della sinistra?
Di fronte alla crisi della Giunta Carrara, il PDS, paladino del nuovo, lanciò subito la candidatura di Rutelli, allora solo esponente dei Verdi, presentandolo come il sindaco in motorino.
Dall’inizio Rutelli fu contrapposto al vecchio pentapartito, che governava Roma dalla metà degli anni ’80, come l’uomo che avrebbe portato la città fuori dall’influenza dei centri economici clientelari e parassitari.
La presentazione sembrava giusta, ma già qualcosa non funzionava; infatti, questo giovane candidato a sindaco trovò da subito l’opposizione dei due gruppi consiliari, piccoli in verità, di sinistra, quello della Sinistra Alternativa e di Rifondazione, e dietro le spalle di Rutelli emerse subito l’ombra del grande vecchio dei radicali: Marco Pannella; ovviamente tutto questo strideva un po’ con l’immagine che si voleva dare del candidato. L’operazione all’epoca non riuscì perché non si formò una maggioranza diversa al Campidoglio ed il consiglio fu sciolto ai primi di aprile.
Subito dopo però ci fu la svolta. Prima l’approvazione della nuova legge sulla elezione del Sindaco, che dà un ruolo centrale alle caratteristiche dei candidati. Poi la vittoria dei SI al referendum del 18 aprile, il rapido passaggio del candidato nel governo Ciampi e l’ingresso nella direzione di Alleanza Democratica.
Tutto questo bastava per aprire, anzi spianare, la strada al nostro futuro sindaco. Da quel momento, quando era ancora unico concorrente alla prima poltrona della città, le adesioni si sono moltiplicate; da Alleanza Democratica, che a Torino aveva già piazzato un suo esponente, fino ai pentiti socialisti che per bocca di Del Turco, hanno dichiarato che non avrebbero più ripetuto l’errore fatto prima dello scioglimento del consiglio quando contrastarono Rutelli.
Dopo è arrivato l’appoggio degli oppositori socialisti del PSI di Benvenuto, dei socialdemocratici e di Pannella.
Questo è quello che il PDS e i Verdi hanno cercato di far ingoiare in questi mesi al “popolo di sinistra” ribadendo con forza, ed arroganza, che non esiste altro candidato all’infuori di lui.
Se la coperta però è troppo corta non c’è Verde che la possa allungare. Infatti la pretesa di coprire tutti gli spazi politici di destra e di sinistra, incluse tutte le varie sfumature intermedie, non poteva tenere e non ha tenuto. La prima crepa è stata l’autocandidatura di Nicolini, esponente di primo piano del PCI/PDS nella città e ideatore dell’Estate Romana, che ha aperto una breccia profonda verso l’elettorato del PDS. Non è difficile pensare alle reazioni dei simpatizzanti, dei votanti ed anche degli iscritti del PDS ad una comunanza molto stretta con un infido Segni e con i partiti inquisiti, come il PSI. La rabbiosa reazione della Federazione del PDS alla autocandidatura di Nicolini è una conferma della pericolosità della falla aperta nella strategia del partito.
Poi anche Rifondazione Comunista, in realtà con diverse contraddizioni interne, ha preso le distanze nette da Rutelli.
Infine si è aperto un buco laddove non se lo aspettava nessuno, ovvero sulle pagine del Manifesto e tra le file dei Comunisti Democratici che erano usciti dal PDS poco prima con Ingrao.
Il dibattito si è aperto dopo una assemblea, indetta dal gruppo della Sinistra Alternativa e da Radio Città Aperta, che si era tenuta a luglio a Roma sulla necessità di trovare una candidatura alternativa a sinistra e che aveva visto la partecipazione di molte centinaia di persone.
All’assemblea partecipò, oltre Nicolini, anche Sandro Medici, redattore del Manifesto, che dopo pochi giorni scrisse un articolo in cui si permise di criticare la candidatura dell’esponente Verde/AD e si augurò con un tono, in realtà molto moderato, carne usa fare questo giornale quando parla del PDS, che bisognava lavorare per una candidatura unitaria della sinistra nel ballottaggio stabilito dalla nuova legge.
Tutto il mese di agosto ha visto gli “autorevoli” interventi di Gianni Mattìoli, Mauro Pissan. Carmine Fotia attaccare il giornale per il reato di settarismo, prevenzione politica ed estremismo.
In conclusione di questa rapida ricostruzione dei fatti accaduti in questi mesi attorno alle candidature a sindaco per le prossime comunali di novembre, vorremmo fare alcune considerazioni.
La prima di carattere più immediato è che a Roma, in modo chiaro, il candidato della sinistra non sarà Rutelli che si sta qualificando invece sempre più come il rappresentante di un falso progressismo. L’altra riflessione è di carattere generale in quanto questa scadenza elettorale di novembre sta divenendo il banco di prova delle prossime elezioni politiche.
In questa vicenda ci siamo trovati di fronte ad un fatto strano nel panorama della sinistra nostrana. Infatti PDS, Ingraiani, Verdi, Manifesto ed anche una parte di Rifondazione Comunista, che in questi anni hanno costruito un asse unitario, anche se ovviamente con posizioni specifiche diversificate, hanno rotto tra di loro per la prima volta su una questione politica importante come quella delle elezioni comunali a Roma e, crediamo, che si troveranno divaricati anche su quelle politiche del prossimo anno. Tutto ciò nonostante che Cossutta e Magri stiano cercando di fare accordi elettorali con il PDS. In realtà ci troviamo di fronte agli effetti di quella frattura sociale che abbiamo citato nell’editoriale di questo numero e che ora ha effetti politici devastanti per chi ha costruito le proprie prospettive su una genericità dei discorsi sulla mediazione politica, sulle ambiguità delle scelte. Caratteristiche queste che conosciamo nel nostro ceto politico di sinistra, anche di quella più alternativa.