Accordo Fiat: un nuovo regalo del governo ad Agnelli, pagato dai lavoratori e dalle finanze pubbliche
Piergiorgio Tiboni, coordinatore nazionale della FLMU – CUB in Contropiano Anno 2 n° 2 – 8 marzo 1994
Mi sembra necessario sottolineare in primo luogo due cose: la FIAT con questo accordo, ha ricevuto un nuovo regalo dal governo. Infatti non ha ancora pagato l’acquisto dell’Alfa Romeo per la quale la Ford aveva offerto molto di più.
Inoltre, va segnalato che questi 16.000 posti di lavoro che vengono tagliati con l’accordo devono andare ad aggiungersi a quei 80.000 che sono stati eliminati quando la FIAT “andava bene”.
La FIAT distrugge posti di lavoro, ha succhiato miliardi e miliardi dalle tasche della collettività ma non riesce ad avere un prodotto nei suoi stabilimenti in grado di reggere la competitività.
Appare lecito, dunque, ritenere che la famiglia Agnelli abbia deciso di fare i propri affari in settori diversi da quelli dell’automobile.
Prevale tuttora una linea di “galleggiamento” basata sui finanziamenti pubblici, sul supersfruttamento negli stabilimenti meridionali e chiusura degli stabilimenti al Nord.
A questo punto è difficile prevedere un futuro per la FIAT, anzi mi pare possibile un’ipotesi di continuo e graduale disimpegno della FIAT dal settore dell’auto, né è possibile escludere che la FIAT, ad un certo punto, passi la mano. Esiste ormai un problema generale relativo al settore dell’automobile che riguarda l’Italia, gli Stati Uniti e la Germania che è il problema di una gravissima crisi di sovraproduzione; le capacità produttive sono molto superiori alla capacità di assorbimento dei mercati. Si producono 40 milioni di automobili, se ne vendono ancora tantissime, più di 30 milioni. C’è una grande concorrenza che viene pagata dai lavoratori visto che si punta sempre di più a ridurre i tempi di produzione.
Sulla questione della FIAT, c’è stato un tentativo di mettere in rilievo il ruolo della Deutsche Bank nella riorganizzazione dei piani produttivi, in realtà essa possiede solo una piccola quota del capitale ordinario FIAT (2,53%) e questa versione – avanzata per esempio dal “Manifesto” – serve ad avallare il tentativo di dipingere i “cattivi” nella Deutsche Bank e i “buoni” in Agnelli e Corso Marconi.
La Deutsche Bank in Germania, ha invece sostenuto una proposta diversa da quella della FIAT e cioè tenere tutti in fabbrica riducendo l’orario di lavoro (vedi Volkswagen). I problemi della FIAT sono in Italia e non in Germania.
I sindacati confederali, come dice un comunicato della FLMU/CUB, hanno messo la vaselina sulle decisioni alla FIAT che non sono state modificate in niente. L’unica differenza e novità sta nel fatto che la FIAT scaricherà i problemi – oltre che sui lavoratori – sulla collettività. In questo senso la FIAT ha ricevuto un nuovo regalo dallo Stato del tutto arbitrario e illegale vedrà pagarsi i prepensionamenti, riceverà miliardi per impegni che non ha mantenuto così come non ha mantenuto gli impegni assunti quando ha avuto praticamente gratis l’Alfa Romeo oppure i finanziamenti ricevuti per costruire gli stabilimenti nel Sud.
Nel caso dell’accordo FIAT non si può parlare neanche di contratti di solidarietà perché quelli approvati sono contratti di rottura. Non prevedono riduzioni dell’orario di lavoro nei reparti che vanno meglio ma ripartiscono la miseria come nel caso dell’Alfa di Arese e della Sevel.
Ad Arese, i lavoratori che verranno espulsi tra due/tre anni, tra pochi mesi lavoreranno un solo giorno a settimana, mentre in altri stabilimenti FIAT si lavorerà a orario pieno e con il ricorso allo straordinario. Questo accordo non ha nulla a che spartire con la battaglia per la riduzione dell’orario di lavoro.
Anche in questa vertenza il nostro obiettivo è stato da un lato quello di costringere la FIAT a rispettare gli impegni presi a fronte dei finanziamenti pubblici di cui ha usufruito; dall’altro quello di difendere l’occupazione riducendo l’orario lavorando quattro giorni a settimana e con contratti di solidarietà a 32 ore settimanali.
La FIAT con i contratti di solidarietà riceve dallo Stato rilevanti finanziamenti per cui potrebbe coprire la retribuzione completa cioè anche la perdita del 4-5% dell’orario non lavorato.
Con il contratto dei metalmeccanici e con gli altri contratti dell’industria, proponiamo di aprire la vertenza sulla riduzione dell’orario di lavoro a 32 ore aumentando i salari perché questi ultimi sono diminuiti.
I contratti di solidarietà dureranno al massimo due anni, per cui se si vuole dare una risposta complessiva al problema dell’occupazione si possono usare, come misura immediata, anche i contratti di solidarietà ma poi occorre delineare una strategia rivendicativa basata sulla riduzione dell’orario di lavoro e conquistare le 32 ore.
CHI CONTROLLA LA FIAT
(quote in percentuale sul capitale ordinario prima dell’aumento di capitale della Fiat)
IFIL | 26,98* |
Fimepar (di cui IFIL 80% e BSN 20%) | 6,66* |
Mediobanca | 3,119* |
IFI | 2,6* |
Deutsche Bank | 2,53* |
Generali | 2,4* |
Sarnag (Alcatel) | 2,0* |
Bankitalia | 1,81 |
Toro Assicurazioni | 1,46 |
Secind | 0,6 |
Altri | 49,87 |
LE CONSEGUENZE DELL’ACCORDO
- 6.600 lavoratori espulsi con il prepensionamento
- 2.200 lavoratori espulsi con la mobilitá
- 4.100 lavoratori espulsi con la Cassa Intregrazione
- 3.500 posti di lavoro eliminati a fine `95 sia a Mirafiori che ad Arese dove nel frattempo ven-gono applicati dei contratti “non di solidarietá” ma di divi-sione
- Viene chiusa la Sevel di Pomi-gliano, si avvia la chiusura di Arese e il ridimensionamento