da Le ragioni dei comunisti oggi. Tra passato e futuro. Un contributo al dibattito
Nella ricostruzione del movimento di classe, obiettivo ambizioso in una fase storica di arretramento, quelli che pesano più negativamente non sono soltanto gli enormi problemi materiali che abbiamo di fronte, ma soprattutto l’assenza di una visione organica, di una chiara analisi che possa esserci di riferimento.
Il Marxismo ed il Leninismo prima ancora di essere “movimento reale che modifica lo stato presente delle cose” hanno dimostrato una capacità di comprensione della natura del capitalismo e delle sue contraddizioni, che ha creato le condizioni per intervenire nella concretezza.
Su questo sistema di pensiero il movimento comunista è cresciuto fino a divenire un sistema di stati che hanno segnato in modo profondo 70 anni di storia.
Porsi dunque il problema della ricostruzione significa ritrovare la validità e la vitalità di un punto di vista comunista in una fase storica tremendamente difficile e complessa.
Non ci sono scorciatoie su questa strada, ne è possibile salvaguardare schemi rassicuranti ma svuotati della dialettica che la situazione sempre impone.
Solo superando questo stretto e problematico passaggio possiamo ritrovare la forza politica, la capacità di incidere nella realtà degli anni ‘90 fuori da ogni mito.
Nello scrivere queste cose si evidenziano non solo la difficoltà di una tale opera ma anche la sproporzione tra le possibilità, i mezzi e le necessità.
E’ scontato che un simile percorso sarà segnato da fallimenti e da arretramenti, e questo è reso ancora più probabile dalla debolezza e dai limiti che il panorama politico della sinistra italiana ci offre.
Nonostante tutto ciò dobbiamo misurarci con questo livello di problemi, cercare di dare organicità ad analisi, a proposte politiche ed organizzative perché pensiamo che non è più sufficiente limitarsi ad esporre le “metodologie” da seguire in questa fase, ne affrontare singoli aspetti che non conducono ad una idea generale di ricostruzione ed a scelte politiche conseguenti.
Siamo coscienti di avere un’alta percentuale di possibilità di imboccare strade e conclusioni errate, però intendiamo misurarci su questo obiettivo con la determinazione necessaria ad affermare le nostre analisi e posizioni ed anche con tutta la disponibilità a rimetterle in discussione di fronte alle critiche ed alle verifiche negative.
Per quanto difficile questo compito va affrontato con decisione perché dopo la controrivoluzione degli anni ‘80 e del biennio ‘89/91 l’unica sinistra possibile oggi sembrerebbe essere quella riformista, quella compatibile con il mercato ed il suo sviluppo.
Il riemergere con forza dello spirito “animale” del capitalismo ripropone oggi contraddizioni, dinamiche sociali, prospettive che sembravano scomparse dopo la seconda guerra mondiale.
Tutto ciò mette la sinistra riformista nella condizione di impotenza strategica in cui è stata fino agli anni ‘40, impotenza che non impensierisce certo i centri di potere, piuttosto preoccupati invece degli effetti irrazionali e dei problemi che esprime l’attuale sviluppo imperialista.
Tornando alla situazione italiana va detto che questa nuova condizione mette fortemente sotto pressione anche quella sinistra che si dichiara “non riformista” che oggi di trova di fronte alla scelta di riconquistare l’autonomia politica ed organizzativa oppure di affogare nel mare riformista, o progressista che dir si voglia.
Ci riferiamo ai settori ingraiani del Manifesto ed anche di Rifondazione Comunista che stanno vivendo in modo molto evidente questa contraddizione.
Dunque il tentativo che siamo decisi a fare è quello di entrare nel merito delle questioni, avanzare delle proposte, misurarci con la concretezza del movimento dei lavoratori.
Ricostruire un quadro che va dal generale al particolare, che ridia sistematicità al pensiero e all’iniziativa dei comunisti ci sembra sia il compito principale che va affrontato frontalmente senza semplificazioni schematiche o movimentiste. Riteniamo che ciò vada fatto, nonostante le enormi difficoltà, perché la situazione sociale, economica e politica, sia complessiva che nella sinistra, sta aprendo spazi che vanno rapidamente coperti.
Vogliamo mettere in evidenza in questa introduzione due passaggi del documento.
Il primo è la parte economica che così come è stata stesa riguarda soprattutto la sfera della circolazione, cioè la parte delle dinamiche più evidenti del mercato internazionale. E’ chiaro che per una visione più strutturale, più “marxista” bisogna approfondire e sviluppare la parte relativa alla sfera della produzione che qui è solo accennata nel capitolo della “accumulazione flessibile”. Se per esigenza di battaglia politica abbiamo dato rilievo agli aspetti più evidenti dei meccanismi economici, per capire le tendenza di fondo dell’economia imperialista bisogna ritornare ad analizzare la parte della produzione. Questo è quello che ci impegniamo a fare in un prossimo documento di Contropiano.
Anche la parte relativa alla composizione di classe e alla realtà produttiva e sociale ha bisogno di un ulteriore approfondimento. La questione del blocco sociale, della trasformazione radicale del sistema produttivo e dunque della classe operaia è all’ordine del giorno e nel documento prendiamo alcuni dati ormai palesi per articolare un’analisi e delle proposte. E’ evidente che questa questione è centrale per capire le dinamiche sociali, i livelli di organizzazione possibili, i referenti di classe in una battaglia politica e dunque va approfondita anch’essa in modo scientifico con una ricerca che abbia un valore politico e non certo sociologico.
Con l’impegno ad approfondire le questioni ed a dare più spessore alle nostre posizioni, presentiamo un contributo di analisi e di proposte che speriamo sia utile al dibattito politico che vive oggi nella sinistra e tra i comunisti.
CREDITS
Immagine in evidenza: Seepark Lünen, Preußenstraße, Lünen, Germany
Autore: Lian Begett, 2021
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