Contropiano Anno 8 n° 1 – 15 febbraio 2000
Ormai da alcuni mesi appare chiaro il malessere che attraversa il centro-sinistra e i partiti dell’alleanza, consapevoli di quanto stiano perdendo terreno elettorale nei confronti del Polo.
Le motivazioni di questa difficoltà – e della difficoltà della sinistra socialdemocratica europea nel suo complesso – hanno origine nei processi di riorganizzazione sociale prodotti dalla competizione economica globale.
È chiaro a tutti che il conflitto economico manifesta le sue ripercussioni sul Centro-sinistra soprattutto nella fase elettorale, e questo lo costringe alla ricerca di un nuovo equilibrio interno e di una nuova immagine elettorale da proporre.
Si potrebbe fare un’analisi dettagliata dei movimenti e dei sommovimenti che percorrono il quadro politico-istituzionale. Vogliamo però risparmiarci un esercizio non certo entusiasmante, limitandoci a segnalare le cartine tornasole di questa mutazione, ovvero l’uscita dalla maggioranza del Trifoglio e il riavvicinamento graduale del PRC al Centro-sinistra.
I punti di rilancio dell’alleanza sono emersi chiaramente al congresso-spot dei DS e sono lo scontro sui referendum cosiddetti sociali promossi dai radicali e sulle coalizioni da presentare alle regionali che includono, quasi dappertutto, Rifondazione Comunista.
In altre parole, in previsione delle elezioni politiche del prossimo anno, si sta cercando di ricostruire un’identità del Centro-sinistra, recuperando, se sarà possibile, quel consenso tra i lavoratori e i ceti popolari che in questi anni hanno visto sempre più deluse le loro aspettative dopo le elezioni del 1996.
Non sappiamo, e comunque non crediamo, che questa correzione di linea politica porterà a risultati positivi, ma siamo in grado di immaginarci gli scenari politici a sinistra da qui al 2001.
Il primo elemento che caratterizzerà questa fase sarà quello dello scontro sui referendum sociali. La “sinistra” si appresta ad affrontare questa scadenza con la costituzione dei Comitati del NO che comprenderanno sia Rifondazione che Cgil-Cisl-Uil. A questo ricompattamento si contrappone invece un Polo in difficoltà e diviso. Berlusconi non si pronuncia chiaramente, la UGL e AN sono divise e il Polo appare “sotto botta” per l’iniziativa dei radicali anche sul piano delle elezioni regionali.
È chiaro che un risultato positivo per il Centrosinistra – raggiungimento del quorum e vittoria del NO sui quesiti sociali – avrebbe un doppio effetto terrificante. Da una parte il rilancio della concertazione e un ruolo ritrovato di Cgil-Cisl-Uil, dall’altra un risultato politico importante e propagandistico per le elezioni politiche con Rifondazione interna all’operazione fatta.
Il secondo elemento di rilancio della strategia del Centro-sinistra sono le elezioni regionali che, con l’aiuto del PRC, potrebbero essere un elemento di tenuta importante.
Esso ricomporrebbe il quadro complessivo, “garantirebbe” una ripresa della demagogia sulla destra pericolosa e antipopolare, condita da “movimenti” costruiti a tavolino e nelle redazioni dei giornali e delle TV.
In particolare ritroveranno fiato quelle forze di sinistra che hanno fatto della mistificazione politica un’arte. Alcuni, “il Manifesto”, Rifondazione Comunista, la sinistra sindacale e tanti altri, ritroveranno quell’energia per costruire nuovi movimenti di “lotta” che avevano perso dopo che i DS avevano “staccato la spina” a sostegno prima di Prodi e poi di D’Alema.
Questa operazione – che non ha alcun respiro strategico – può diventare pericolosa e nuovamente disorientante per quella parte della “sinistra antagonista” che ancora non si misura con un progetto strategico indipendente.
In questo senso ci sembra doveroso oggi impegnarci a tutti i livelli in una forte campagna astensionista sui referendum per dire che siamo fuori da ogni logica bipolarista. Questo segnale di estraneità del movimento di classe dal quadro politico attuale ci sembra fondamentale in questa fase. Altrettanto importante è tentare di presentare, dovunque sia possibile, liste alternative al Centro-sinistra alle prossime elezioni regionali.
Sappiamo quanto questo sia difficile in un sistema elettorale maggioritario, ma su questa strada già diverse situazioni, in Emilia, Lucania e in Lombardia ad esempio, si stanno avviando.
La necessità della presenza a questa scadenza elettorale non viene solo da esigenze locali, ma deve anche segnare l’inizio di un percorso che il movimento politico di classe può ricominciare a percorrere prescindendo dai risultati elettorali, risultati inevitabilmente ridotti in una società controllata socialmente e culturalmente dai mass-media e da un potente sistema di potere.