dal Documento Politico per l’Assemblea nazionale della Rete dei Comunisti, Roma, 23 marzo 2002
La Rete dei Comunisti ha convocato la sua prima Assemblea Nazionale.
Questo appuntamento arriva dopo più di tre anni di confronto e lavoro comune tra vari gruppi di compagni a livello nazionale.
In questi tre anni, abbiamo scelto la strada dell’elaborazione collettiva e condivisa dei passaggi politici operati e dei temi sui quali oggi, nel nostro Paese e in Europa, può realizzarsi un contributo reale e non formale alla ricostruzione di un soggetto politico e di un punto di vista comunista.
Gli incontri nazionali sul “partito dei quadri” e sulla nuova composizione del blocco sociale antagonista, insieme ai due forum internazionali sulla costituzione del polo imperialista europeo e sulla globalizzazione imperialista, hanno costituito momenti significativi di sintesi politica pubblica del progetto a cui stavamo lavorando. Intorno ai documenti e alle tesi sostenute in questi incontri, si è via via consolidata attenzione e rispetto sia in Italia che all’estero.
Il carattere “a rete” delle relazioni che abbiamo costruito e mantenuto in questo periodo si è rivelato il più adeguato al processo di sviluppo comune della nostra esperienza.
Negli anni scorsi abbiamo potuto verificare i guasti e i limiti delle aggregazioni fondate sul soggettivismo. Ma abbiamo verificato anche i guasti della “rifondazione comunista” abbandonata ad un eclettismo crescente che sta liquidando uno ad uno tutti i punti di riferimento storici e teorici del movimento comunista.
Quella della Rete dei Comunisti è stata una scommessa vinta rispetto ai tanti compagni che vedevano in questo metodo di lavoro un rallentamento della riorganizzazione dei comunisti o, diversamente, una dispersione di energie umane, politiche ed intellettuali rispetto alla aggregazione dentro Rifondazione Comunista.
In realtà il carattere aperto della Rete e l’individuazione dei nodi strategici sui quali chiamare compagne e compagni, collocati all’esterno o all’interno del PRC, a confrontarsi ha consentito di consolidare un progetto di ricostruzione credibile e adeguato alle possibilità.
La Rete dei Comunisti ha aggregato nel tempo militanti e studiosi impegnati nel sociale, nei sindacati, nella ricerca teorica e nella battaglia delle idee, che non hanno mai perso il punto di vista comunista della realtà e non hanno rinunciato a difenderlo attraverso la sua attualizzazione e verifica.
Siamo partiti muovendo decisamente contro due deviazioni – la mitologia e il politicismo – che hanno ipotecato per anni la riorganizzazione dei comunisti nel nostro Paese. La mitologia ha impedito qualsiasi analisi dei nuovi processi produttivi e della composizione del blocco sociale antagonista. Il politicismo ha ridotto il nodo della rappresentanza politica a mero elettoralismo, all’agire attraverso gli slogan dei politici-spettacolieri e nella migliore delle ipotesi alla primàzia della tattica elettorale sulla strategia.
L’aver posto dopo anni di mitologia e politicismo il problema della ricostruzione del partito dei comunisti, l’aver valutato criticamente il mito del “partito di massa” o del partito-feticcio, l’aver aperto una riflessione teorica – ancora in corso – sul rapporto tra il partito dei comunisti e l’evoluzione del blocco sociale di riferimento, ci ha consentito di riporre la questione del partito lasciandoci alle spalle gli scimmiottamenti e le liturgie prosperate in questi decenni.
Ai comunisti serve un partito ma il partito serve ad altro, serve a porre in termini di coscienza generale di classe il problema della trasformazione sociale e del potere. L’aver confuso l’obiettivo con il mezzo ha provocato fenomeni distorsivi profondi e, in alcuni casi, grotteschi.
La Rete dei Comunisti intende, quindi, mantenere la funzione di stimolo, di contributo effettivo al processo di ricostruzione del partito dei comunisti nel nostro Paese. Le relazioni, il confronto, gli approfondimenti che abbiamo intessuto, ricercato e realizzato in questi tre anni, esprimono la piena consapevolezza del limite e delle possibilità. Ci siamo posti – e pensiamo di non essere i soli – questo obiettivo, ma siamo realisticamente convinti che tale processo sia ancora in corso e non certo vicino ad una sua sintesi organizzativa e strategica. Ci sono migliaia di militanti che ritengono questo processo praticabile dentro il Partito della Rifondazione Comunista, ce ne sono altri che lo individuano come un percorso non solo distinto ma contrapposto a questo.
Se la Rete dei Comunisti avesse forzato su una delle due opzioni, non avrebbe neanche la credibilità per discuterne nella sua prima Assemblea Nazionale.
Oggi siamo in una fase di accumulazione delle forze, di energie umane ed intellettuali, di formazione dei quadri e dei militanti capaci di agire al meglio nelle organizzazioni di massa valorizzandone l’autonomia. Quando abbiamo individuato tre livelli diversi di espressione e organizzazione politica – rappresentanza sociale/sindacale, rappresentanza politica e riorganizzazione strategica dei comunisti – siamo stati più volte sfiorati dal dubbio di aver costituito un nuovo schematismo. Molti compagni non hanno compreso o condiviso questa nostra “separazione” perché ritenevano che gli schemi classici o le opzioni movimentiste corrispondessero meglio alle scelte da fare.
Oggi possiamo affermare che la nostra sperimentazione sta reggendo alla prova dei fatti, evitando la dispersione e creando le condizioni per un progetto comune.
La Rete dei Comunisti in questi anni non si è dotata di una strutturazione interna. Il Coordinamento Nazionale ha funzionato da sede di confronto e di sintesi sulle scelte politiche. Riteniamo perciò necessario definire meglio alcuni elementi che sono alla base dei rapporti interni alla Rete e del suo sviluppo organizzato.
Uno dei tratti iniziali nella costituzione della Rete è stata la scelta di concepire relazioni con gruppi di compagni, od anche singoli, che potevano già avere diversi rapporti di organizzazione ma che condividevano il percorso di ricerca e di relazione organizzata che la Rete ha proposto.
Questa condivisione può partire, soprattutto, dalla valutazione della fase storica attuale e del ruolo EFFETTIVO che i comunisti, in quanto tali, devono e POSSONO svolgere.
La necessità di un lavoro articolato sui tre fronti, teorico, politico e sodale-sindacale, oggi non direttamente sintetizzabili; l’analisi sull’imperialismo dell’età odierna che mantiene come retroterra gli strumenti teorici del marxismo; la definizione dell’obiettivo generale da darsi in questa fase e cioè, quello dell’accumulo delle forze, la coscienza della “metodologia” da usare nel perseguire tale obiettivo che richiede saldezza nei riferimenti generali ma anche una grande capacità di comprensione e di intervento nella realtà; la condivisione della necessità di aprire una discussione approfondita e critica sul movimento comunista del ’900 in quanto comunisti che non si chiamano “fuori” dalla loro storia; tutti questi sono alcuni punti fermi della attività della Rete e rappresentano, dal nostro punto di vista, le “finalità” generali di un processo di riorganizzazione dei comunisti.
Sulle “finalità” della Rete il documento per l’Assemblea Nazionale intende dare un ulteriore contributo, avendo ben presente che siamo ancora in una fase di costruzione che non può prescindere dalla coscienza dei limiti, delle difficoltà e delle condizioni non sicuramente favorevoli al progetto su cui vogliamo lavorare.
Sul piano più direttamente organizzativo, e tenendo conto degli anni che ormai ci separano dalla costituzione della Rete, riteniamo necessario definire con maggiore chiarezza le relazioni interne, pur senza modificare l’impianto che ci siamo dati originariamente.
Come abbiamo già detto, il Coordinamento Nazionale è la struttura che gestisce i momenti di confronto e di iniziativa utilizzando il metodo della unanimità nelle decisioni. Questo metodo può sembrare limitativo ma, in realtà, è fondamentale in questa condizione generale; infatti ci costringe non solo ad un confronto tra “opinioni” che possono essere diverse ma ad un approfondimento delle posizioni espresse e ad una loro verifica pratica; un metodo questo che ci sembra necessario per la progressiva costruzione di un punto di vista unitario e complessivo.
Rimane, naturalmente, importante il consolidamento delle strutture che formano la Rete, sia quelle di tipo locale che di altre dimensioni, ed il loro sviluppo, in quanto attraverso questo è possibile allargare il confronto tra gruppi ed organizzazioni presenti sul territorio a livello nazionale.
In questo senso le strutture devono avere una funzione di stimolo e di apertura del confronto che possa recepire e stabilizzare rapporti con gruppi e singoli compagni. Infatti, avere come obiettivo l’accumulo delle forze significa anche avere una grande capacità dialettica che sappia raccogliere tutti gli stimoli che possono venire, valutandone il merito, dalle più diverse condizioni politiche ed organizzative. Accanto al Coordinamento Nazionale ed alle strutture vanno tenuti una discussione ed un confronto politico costante, che rappresentano il vero collante di una prospettiva politica, promuovendo attivi locali o nazionali chiamati a decidere i passaggi politici necessari ad affrontare gli sviluppi della situazione che si vengono a determinare.
CREDITS
Immagine in evidenza: V. I. Lenin a Razliv nel 1917
Autore: Arkady Rylov, 1934.
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