Un importante convegno organizzato dal Laboratorio per la Critica Sociale si è tenuto il 21 maggio scorso all’Università di Roma “La Sapienza” in occasione della presentazione del libro “Un vecchio falso problema. La trasformazione dei valori in prezzi nel Capitale di Marx” (curato da Luciano Vasapollo e con saggi di Carchedi, Freeman, Kliman, Giussani e Ramos, Ed.Mediaprint, 2002).
di Luciano Vasapollo (per Contropiano Anno 10 n° 2 – 31 maggio 2002)
Davanti ad un volto fortemente aggressivo della competizione globale, che si esprime come offensiva dell’imperialismo nelle sue diverse configurazioni attuative, non rimane certo fuori l’attacco diretto marxisti, ai comunisti anche con il tentativo di demolirne i riferimenti teorici basilari. Continua infatti l’opera di oscurantismo culturale, di “liquidazionismo” della storia del movimento comunista a partire dalla messa in discussione della teoria e dell’analisi marxiana. Al grido “fuori Marx dalla scienza”, “fuori gli studiosi marxisti dalla cittadinanza scientifica e accademica” si porta avanti un disegno per la sconfitta globale dei comunisti e del loro pensiero-azione. Ciò non avviene soltanto da parte dei mass-media e degli intellettuali del regime neo-liberista, ma l’attacco parte anche da sinistra, dai “pentiti” del marxismo.
L’importanza del convegno del 21 marzo è prima di tutto nel luogo: i marxisti non accetteranno mai di essere estromessi dall’Università pubblica perché questa è il luogo del sapere critico, luogo di battaglia contro l’oscurantismo culturale e di costruzione del pensiero critico, in cui gli intellettuali marxisti hanno dato e continuano a dare molto per la costruzione della democrazia reale, e non solo culturale, contro ogni forma di apartheid socio-politico-culturale.
Inoltre è stato importante in tale convegno mettere a confronto marxisti di diversa provenienza universitaria internazionale e anche con diverse linee culturali- interpretative. Erano infatti presenti, oltre a chi scrive, altri studiosi di università italiane (Screpanti, Mazzetti, Petri), Carchedi (Olanda), Freeman e De Angelis (Inghilterra), Ramos (Costa Rica), Kliman, Mongiovi, Foley e Callari (USA) a cui vanno aggiunti gli interventi al dibattito di Tortorella e Di Siena (dell’Associazione Rinnovamento della Sinistra) e di Alfonso Gianni di Rifondazione Comunista.
Riattivare un circuito internazionale di dibattito marxista
Uno dei principali obiettivi, sicuramente riuscito, di tale giornata di studio è stato quello di riattivare un circuito internazionale di studiosi che anche nelle loro diversità di impostazione ed interpretazione, hanno scelto di mantenere la teoria e l’analisi marxiana al centro dell’azione politica (non a caso il giorno prima molti degli stessi studiosi hanno dato vita ad un interessante dibattito sempre all’Università “La Sapienza” dal titolo: “Afghanistan, Argentina, Palestina…. E dopo!? Il ruolo dei movimenti internazionali di opposizione).
L’argomento chiave in cui si è snodata la giornata di studio ha riguardato la critica della teoria classica del valore, il superamento delle interpretazioni mistificanti della teoria del plusvalore, la ricostruzione scientifica (fondata sul metodo dialettico) del modo in cui la contraddizione capitale-lavoro si configura nelle condizioni attuali e l’utilizzo di questa nella prassi. Sembra si tratti di elementi ormai acquisiti da chiunque abbia affrontato lo studio di questi argomenti. Ma così non è! Grande è la confusione sotto il cielo dell’analisi del post-fordismo… e la situazione non è certo eccellente. I cambiamenti più recenti nella struttura della classe lavoratrice stessa indicano l’estrema importanza della categoria dell’operaio “collettivo”, introdotta e analizzata nel Capitale. Tale categoria comprende gli operatori del lavoro fisico e intellettuale che partecipano direttamente alla fabbricazione di un prodotto e sono comunque, rispetto al capitale, dei lavoratori salariati, lavoratori subordinati. Il cosiddetto ciclo post-fordista della fabbrica sociale generalizzata realizza oltre a disoccupazione strutturale, anche le mille forme del lavoro atipico e flessibile che si accompagnano, però, a forte crescita di ricchezza sociale dovuta a significativi incrementi di produttività; una ricchezza sociale però che non ritorna in alcun modo al fattore lavoro.
Il nodo del plusvalore resta decisivo
E’ così che nonostante il passaggio dall’era fordista alla cosiddetta era post-fordista, dall’operaio massa all’ “operaio sociale”, dalla centralità d fabbrica alla fabbrica sociale generalizzata, dalle “tute blu” ai colletti bianchi, dal lavoro manuale a lavoratori della conoscenza e dell’intelligenza, anche nei paesi a capitalismo avanzato permane e vive sempre più il lavoro salariato con forme sempre più sofisticate e sempre più incisive di sfruttamento.
Ciò che è caratteristico del modo capitalistico di produzione, quindi ancor oggi e a maggior ragione oggi, non è il fatto che ci sia sfruttamento di una parte della popolazione da parte di un’altra, quanto la forma che tale sfruttamento assume, cioè la produzione di “plusvalore, per il quale il capitalista non paga nessun equivalente. E’ su questa forma di scambio tra capitale e lavoro che la produzione capitalista, o il sistema del lavoro salariato, è fondata, e che deve condurre a riprodurre continuamente l’operaio come operaio e il capitalista come capitalista.”
Nel “Capitale” Marx sottolinea come il capitalista non ottenga questa eccedenza soltanto attraverso l’allungamento della giornata lavorativa. Accanto a questa forma di plusvalore, che chiama assoluto, analizza il plusvalore detto relativo, in quanto dipende dall’introduzione di macchine, dall’introduzione dell’innovazione tecnologica, dall’incremento dei ritmi, dalla riduzione dei cosiddetti “tempi morti”, dall’aumento della produttività. Le nuove tecnologie, infatti, aumentando la produttività del lavoro, abbreviando il tempo lavorativo necessario per remunerare il salario, aumentano corrispondentemente, ferma restando la durata della giornata lavorativa, la parte di plusvalore intascata dal capitalista e, quindi, aumenta il pluslavoro rispetto al lavoro necessario.
Ne consegue che la liberazione della classe operaia dallo sfruttamento capitalistico è possibile soltanto mediante il superamento del modo di produzione capitalistico. Questa deduzione aveva ed ha tuttora un’importanza molto grande poiché pone decisamente in discussione ogni sorta di illusione circa il superamento della contraddizione capitale-lavoro all’interno del modo di produzione capitalistico per mezzo di finte riforme, quali che siano.
Un vecchio falso problema da rimuovere
E’ per tutto quanto scritto sopra che gli Autori di “Un vecchio falso problema” hanno affrontato ancora una volta i cosiddetti “critici” con pazienza, con serietà, con rigore scientifico, anche nella scelta di un linguaggio e di un approccio divulgativo, per riaffermare un punto di vista di correttezza formale e sostanziale dell’intero impianto dell’analisi di Marx. In effetti da quando uscì postumo il III Libro del Capitale si è aperta la corsa di economisti di varie scuole, anche marxiste che mettono in evidenza una supposta contraddizione nella teoria di Marx che sarebbe tale da invalidare del tutto le fondamenta della stessa. Va precisato che le critiche sono partite addirittura dal problema di che cosa è il valore e di come si misura, fino ad arrivare alla critica cosiddetta della “circolarità”. Si tratta della critica più dura verso l’analisi di Marx e proposta originariamente da Böhm-Bawerk, da von Bortkiewicz e diffusa anche dall’economista marxista Paul Sweezy. In effetti tali argomentazioni sono anche quelle che ho sentito a questa giornata di studio. All’impostazione fondamentale dell’analisi di Marx della trasformazione del valore in prezzi hanno risposto nel libro e nel convegno, alcuni studiosi che da anni si occupano di questo problema (come G.Carchedi, A. Freeman, A.Ramos e A. Kliman), smontando completamente tali critiche semplicemente rispondendo che si tratta di un problema inesistente, in quanto la trasformazione dei valori in prezzi è stata risolta già da Marx nel III Libro del Capitale. In questa prospettiva di grande aiuto è il confronto con il manoscritto originale di Marx pubblicato per la prima volta nel 1992 nella MEGA2.
Se si procede ad una coerente ricostruzione filologica dei testi marxiani, cosa adesso possibile grazie ai testi della MEGA2, si può sostenere che molte delle interpretazioni tradizionali della “trasformazione” siano legate ad un’incomprensione di alcuni snodi teorici fondamentali (se non addirittura, in certi casi, a letture interessate).
Le risposte di Kliman, Freeman, Carchedi, Ramos oltre quelle di Callari e De Angelis sono state molto puntuali, e alcune di queste possono essere lette in maniera approfondita sul libro presentato. Comunque, alle critiche i nostri Autori rispondono con la loro Temporal Single-System Interpretation (TSSI). In pratica ed estrema sintesi, si sostiene che il prezzo ricevuto dal venditore e pagato dal compratore dei mezzi di produzione è ovviamente lo stesso. Tuttavia, i mezzi di produzione comprati e venduti all’inizio di un processo non sono gli stessi mezzi di produzione comprati e venduti alla fine dello stesso processo, e quindi non vi è nessuna ragione di supporre che abbiano lo stesso prezzo. La critica della circolarità, d’altra parte, sostiene che i mezzi di produzione comprati a t1 sono gli stessi di quelli venduti a t2; e ciò significa sovrapporre i due momenti t1 e t2 abolendo la variabile tempo. Se si introduce invece la dimensione temporale, sostengono i nostri Autori, la questione diventa semplice e si toglie qualsiasi incoerenza alla teoria di Marx.
Lo sfruttamento del lavoro non è una caduta “etica” del capitale
La risposta di questi studiosi nel libro e come ampiamente sostenuto nella giornata di studio, alla supposta contraddizione nell’economia marxista è molto importante perché rimette al centro il meccanismo di creazione del profitto nel modo di produzione capitalistico basato sullo sfruttamento del lavoro salariato, dimostrando nel contempo che la categoria dello sfruttamento non è valida e vera soltanto per un principio logico ed etico, ma l’intera teoria economica di Marx regge perché è spiegabile da un punto di vista quantitativo e quindi è nella sua essenza fortemente scientifica.
In conclusione, se i vari critici, compresi quelli presenti alla giornata di studio avessero “sgonfiato” la loro modellistica e impiegato un differente formalismo in cui i prezzi degli input e quelli degli output non siano determinati simultaneamente, se avessero cioè tenuto conto della variabile tempo, allora non solo i risultati della trasformazione dei valori in prezzi si sarebbero dimostrati in modo formalmente rigoroso e scientifico ma avrebbero ben capito che il problema della trasformazione è un “problema inesistente”. I lavori dell’ “approccio temporale” vengono per la prima volta introdotti sistematicamente nel dibattito italiano e così si riempie una lacuna che aiuta i marxisti, ma soprattutto il mondo accademico italiano ad uscire anche dal suo provincialismo. Non vi è più “scusa” per continuare ad ignorare i contributi dell’ “approccio temporale” e chi lo farà non potrà più appellarsi alla propria ignoranza ma dovrà, in molti casi, ammettere la propria interpretazione interessata.
Partire da Marx per rilanciare una offensiva culturale
E’ per questo che compito degli studiosi scrupolosi, onesti e coerenti è quello di affermare con forza la validità scientifica e l’attualità del pensiero di Marx e, se marxista, anche della sua attuazione pratica concreta. Si può così riprendere un dibattito in positivo e non soltanto attuare un’operazione politica e culturale dei marxisti in termini difensivi. Lanciando, in definitiva, una vera e propria “offensiva” scientifica, culturale che sappia riappropriarsi con forza, anche se con elementi di critica ma sempre in positivo, della teoria marxiana, della sua validità scientifica, ripercorrendo al contempo le esperienze di tutti quei movimenti culturali, ma anche politici e sindacali, che hanno affrontato e ancora affrontano la critica scientifica, anche radicale in chiave di superamento del capitalismo.
Solo così si realizza un processo di profondo rinnovamento e superamento, in senso economico, politico e quindi sociale, totalmente fondato sul terreno di una possibile alternativa al capitalismo. Questa deve essere la linea guida della trasformazione, il compito fondamentale dell’onesto studioso marxista.
A me sembra che, come ci ha insegnato la gloriosa storia del movimento operaio, solo dalla stretta simbiosi fra teoria e prassi si può realizzare quell’ “intellettuale collettivo”, quella completa scienza che sia in grado di esprimere una funzione guida per tutti i movimenti di opposizione antiglobalizzazione liberista in modo tale che possano muoversi lungo la linea strategica della lotta contro la competizione globale per poli e con essa per il superamento del modo di produzione capitalistico.
CREDITS
Immagine in evidenza: Portrait of Karl Marx
Autrice del ritratto: John Jabez Edwin Mayall
Licenza: Public domain
Immagine originale ridimensionata, ritagliata e virata seppia