Intervento della Rete dei comunisti per il Meeting di Praga
La Rete dei comunisti, Italia
La reazione militare americana agli attacchi di Washington e New York dello scorso anno, ha creato un nuovo scenario per le forze comuniste. Ciò conferma la nostra analisi sul ruolo attuale dell’imperialismo americano. Gli spettacolari attacchi dell’11 settembre contro il cuore finanziario e militare degli USA, indipendentemente dai responsabili, consolida l’uso della guerra come strumento di risoluzione dei conflitti da parte degli USA e della NATO. Questo è l’ultimo esempio di una escalation iniziata nel 1991 con la guerra del Golfo e che è continuata con la disrgegazione forzata della Yugoslavia (la guerra contro la repubblica Serba di Bosnia e la federazione di Serbia e Montenegro), contemporaneamente a numerosi interventi in America Latina e nel Corno d’Africa.
Ora, dopo la dissoluzione dell’URSS, gli USA sono disposti a difendere ad ogni costo la loro supremazia globale minacciata dalla competizione dell’Unione Europea e di altri poli militari ed economici che, nonostante le molte difficoltà, si stanno affermando in diverse aree del mondo. L’unico modo per gli USA di difendere questa supremazia è la minaccia militare. Oggi è difficile prevedere esattamente i tempi e i modi della strategia americana, ma gli obbiettivi sono chiari: eliminare, attraverso l’azione militare, ogni entità che minaccia l’egemonia mondiale americana. Questo viene realizzato attraverso interventi militari e il controllo diretto di aree strategiche che danno accesso alle risorse economiche (acqua e petrolio), che sono centrali nella competizione globale
Questo spiega il conflitto balcanico. L’UE era riluttante verso il primo conflitto in Europa dalla seconda guerra mondiale, essendo coscente che questo rappresentava un attacco contro il rafforzamento dell’Unione Economica e Monetaria, unione che rappresenta un’inaccettabile pericolo per gli interessi di Washington.
Oggi troviamo il medesimo scenario. Dopo Saddam nel 1991 e Milosevic, il nuovo obbiettivo primario è la sconfitta del “terrorismo internazionale” che Washington ha finanziato in Cecenia ed Afganistan contro la Russia; in Kossovo e Macedonia contro la Jugoslavia e l’Unione Europea, e sostenendo la Turchia ed Israele. Al momento gli USA mirano a imporre uno scenario di guerra che possa permettere ai suoi apparati militari di dominare sugli altri mentre la crisi economica statunitense inizia a diventare evidente. Dopo le crisi finanziarie in Messico, Asia, Giappone, Russia e America Latina, il nuovo millennio porta segnali chiari della recessione per gli USA e l’Europa.
La principale potenza mondiale sta perdendo il controllo di alcuni importanti fattori strategici e sta dimostrando una debolezza della sua egemonia dovuta alla recessione economica, all’avvento dell’euro, alla concorrenza cinese e alle difficoltà incontrate da Israele e Turchia in Medioriente.
L’incremento dell’azione militare USA può esser considerato come un tentativo d’uscire dalla crisi.
Alcuni opinionisti hanno, più o meno esplicitamente, avanzato l’ipotesi di un “auto attacco” per spiegare ciò che è successo a Washington e New York. Negli USA vi sono pressioni verso un “fordismo di guerra”, vale a dire un economia di guerra ed è quindi necessario produrre una serie di conflitti come in una specie di catena di montaggio. In questo senso va valutata anche la prossima aggressione all’Iraq da parte americana e inglese.
A livello geopolitico, gli Stati Uniti non hanno nascosto il loro obiettivo di instaurare un governo amico in Afganistan (cosi fu anche con i talebani) trasformando il paese in un enorme base militare incastonata tra Russia, Cina e India. Gli USA vogliono inoltre favorire l’isolamento dell’Unione Europea da possibili alleanze in Asia e Medio Oriente scongiurando l’imposizione dell’euro come moneta di scambio.
L’annuncio di una guerra senza fine rappresenta una scelta strategica degli USA per giocare la carta militare (lo strumento sempre favorito dall’imperialismo americano) in una fase in cui, a livello politico ed economico, sono costretti a scontrarsi nella competizione contro l’Unione Europea, la Russia e la Cina.
La dichiarazione di guerra è quindi indirizzata contro i nemici degli USA ma anche, e soprattutto, contro quelli tra gli alleati che potrebbero rappresentare un insopportabile concorrente a livello regionale e mondiale. Non è per caso che la dichiarazione unanime di solidarietà agli USA e la volontà di formare un indeterminata “alleanza contro il terrorismo” non si è concretizzata in Europa e in Medio Oriente (con la sola eccezione del Regno Unito) in una reale alleanza a fianco della macchina militare americana.
Stiamo nuovamente per subire una guerra provocata dagli USA e dalla NATO. È difficile dire se questo conflitto potrà scatenarne un altro più vasto e tragico, ma è certo che le conseguenze politiche di questa atmosfera da guerra santa sono comunque evidenti nei nostri paesi: restrizione delle libertà civili e democratiche, militarizzazione dei territori, “caccia alle streghe” contro gli oppositori politici, rafforzamento degli apparati repressivi in nome della “sicurezza”. La situazione di “guerra permanente” stimola un supplemento alle analisi sulle conclusioni presentate al Forum sociale europeo di Firenze la scorsa settimana.
Arrivando alle conclusioni, noi vogliamo confermare la nostra proposta di un forum permanente europeo tra le organizzazioni e i partiti comunisti. Il forum dovrebbe favorire lo studio sulla natura del polo imperialistico europeo, da aggiungere alle più generali conclusioni collegate allo sviluppo dell’imperialismo e militarismo.
CREDITS
Immagine in evidenza: F-15E drops 2,000-pound munitions Afghanistan 2009
Autore: U.S. Air Force photo by Staff Sgt. Michael B. Keller
Licenza: Public domain
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