Nessun passo indietro nella mobilitazione contro la guerra
La Rete dei comunisti
La ingiusta ed illegale guerra d’occupazione in Iraq, continua a rimanere marginale nell’agenda politica italiana. Se il governo Berlusconi continua a fare di tutto per nascondere le proprie complicità ed il proprio impegno nella guerra, le forze del centro-sinistra dimenticano sistematicamente di incalzare il governo sulle sue responsabilità nell’occupazione dell’Iraq.
Ultima in ordine di tempo è stata la rinuncia a presentare un documento che chiedeva il ritiro del contingente militare italiano dall’Iraq in occasione del dibattito parlamentare sul decreto di rifinanziamento della missione militare “Antica Babilonia”.
Esistono responsabilità diverse tra governo ed opposizione in questa guerra ma esiste anche una convergenza bipartizan che emerge sistematicamente ogni volta che sarebbe necessario assumere posizioni chiare che portino l’Italia fuori dagli impegni militari imposti dall’alleanza con gli Stati Uniti o la NATO.
Il governo Berlusconi conferma in pieno il suo servilismo verso l’amministrazione Bush. La vicenda dei visti negati ad una delegazione irachena che doveva partecipare ad una conferenza in Italia è solo l’ultimo tassello di una complicità e subalternità totale verso i diktat degli USA.
Dentro le forze dell’opposizione, i settori moderati e filo-atlantici immobilizzano ogni iniziativa e ipotecano ogni scenario futuro che veda l’Italia sottratta alle alleanze militari e alle politiche di guerra, libera dalle basi militari straniere e in controtendenza rispetto all’escalation delle spese militari. Il possibile prossimo governo di alternanza a quello attuale continua a non dare alcuna garanzia di un significativo cambiamento nella politica estera limitandosi a sventolare l’ONU come istanza legittima e alternativa all’unilateralismo degli Stati Uniti…ma nulla di più di questo.
A tale contraddizione continua a non sottrarsi la marcia Perugia-Assisi che ha posto al centro della sua piattaforma una improbabile riforma democratica dell’ONU e l’appiattimento sulla categoria del terrorismo come causa scatenante della guerra. E’ una chiave di lettura fuorviante della realtà che fa arretrare e frantuma il movimento contro la guerra che nel nostro paese ha saputo muoversi con radicalità e indipendenza fino a quando alcuni settori di esso sono rientrati prontamente nei ranghi della “politica” e della subalternità alle esigenze elettorali dei partiti del centro-sinistra.
La piattaforma della Marcia Perugia-Assisi è un passo indietro clamoroso rispetto a quel “No alla guerra senza se e senza ma” (e dunque anche senza ONU) che aveva mobilitato, persuaso, motivato e rese autonome dal teatrino della politica centinaia di migliaia di persone nel nostro paese.
In secondo luogo riteniamo che oggi la crisi dell’ONU – così come la crisi della Società delle Nazioni prima del secondo conflitto mondiale – non sia solo responsabilità dell’affossamento voluto dagli Stati Uniti (vedi la nomina del falco Bolton a rappresentante USA alle Nazioni Unite) ma sia la crisi di una istituzione internazionale nata per sanzionare sul campo i rapporti di forza tra le grandi potenze e le loro relazioni con i paesi più deboli. Oggi questi rapporti di forza sono l’oggetto di un nuovo aspro conflitto tra le grandi potenze che liquida definitivamente ogni illusione di democratizzazione delle Nazioni Unite e le rende funzionali agli andamenti e agli equilibri di questo scontro offrendo di volta di volta la copertura “umanitaria” alle aggressioni militari.
Il movimento contro la guerra deve darsi oggi altri e diversi obiettivi nella sua azione politica:
- Esigere il ritiro immediato del contingente italiano e altre delle truppe d’occupazione dall’Iraq
- Porre fine alle alleanze militari che rendono il nostro paese subalterno
- Esigere lo smantellamento delle basi militari USA e NATO dai nostri territori
- Tagliare drasticamente le spese militari
- Sostenere la resistenza popolare contro l’occupazione in Iraq e negli altri paesi occupati
- Lavorare all’alleanza tra i movimenti sociali e antimperialisti nei centri e nelle periferie di questo mondo
Per questo l’11 settembre non parteciperemo alla Marcia Perugia-Assisi ma saremo insieme ad altre componenti del movimento contro la guerra che manifesteranno davanti alle basi militari USA e NATO nel nostro paese.