Hosea Jaffe (Relazione al I° Forum promosso dalla Rete dei Comunisti – Roma 13-14 Maggio 2006)
Mentre il XIX secolo ha visto venire alla luce la filosofia e l’economia politica del comunismo marxista, nel XX secolo un terzo dell’umanità ha sperimentato la prassi del comunismo marxista. Le più grandi rivoluzioni degli ultimi 12000 anni di storia umana sono state realizzate dai comunisti nel XX sec. Il marxismo che si è materializzato nei cosiddetti paesi “arretrati” colonizzati provocò un risveglio mentale di milioni di persone nei paesi imperialisti “avanzati”. I comunisti costruirono un gigantesco ponte rivoluzionario dalla Russia e dal “Terzo mondo” verso il “Primo mondo” imperialista. Lontani da tale esperienza si tengono coloro che, tra i “rifondazionisti” si discostano dai marxisti che diedero vita a quell’esperimento e finiscono per venerare solo se stessi.
Tutti i comunisti del XX sec. devono le loro idee e buona parte delle loro pratiche al marxismo. Il mondo non ha mai più avuto un economista, un pensatore rivoluzionario ed un filosofo all’altezza di Marx, tuttavia dei buoni comunisti non l’adorano come un feticcio. Pur non idolatrando Newton, che fu un furioso Rosacrociano, non possiamo certo negare che senza di lui non ci sarebbe stata la fisica moderna. Solo Galileo, tra tutti gli scienziati, compreso il sempre grande Einstein, ebbe una personalità all’altezza della propria fisica. Marx è grande, ma il marxismo lo è di più. Ed il comunismo è la pratica su scala mondiale del marxismo.
Per 150 anni c’è stato abuso del marxismo e del comunismo da parte di malfattori “socialisti” e “comunisti”. D’altronde già Lenin nel suo capolavoro, Imperialismo, prevedeva tale fenomeno nella fase che ebbe a definire come “lo stadio supremo del capitalismo”. Il XX è stato un secolo di agonia mortale per il capitalismo: due guerre mondiali, trenta milioni di uomini e donne massacrati economicamente ogni anno nel “Terzo mondo” dal “Primo mondo” imperialista, fascismo, nazismo, maccartismo, che decadenza! Ma è anche il secolo della nascita tormentata del comunismo: le rivoluzioni socialiste in Russia nell’ottobre del 1917; in Vietnam dal 1945, dalla sconfitta deH’imperialismo francese a Dien Bien Phu fino alla sconfitta dei potenti USA nel 1973; in Corea del Nord nel 1945; in Cina nel 1949, gloriosamente proseguendo fino a Cuba nel 1959.
La storica rivoluzione sociale guidata dai comunisti in Russia nel 1917 diede vita ad una società socialista in lotta che durò 73 anni prima di essere abbattuta dagli imperialismi dell’unione europea e degli USA e dalla stalinofobia eurocentrica. Questa è stata la più terribile fatalità dello scontro sanguinoso tra il capitalismo agonizzante ed il neonato comunismo del XX sec.
Quando nel XIX sec. Marx scrisse II Capitale dedicò un capitolo al colonialismo capitalistico. Nel XX sec. invece i marxisti furono influenzati dal capolavoro leniniano, Imperialismo stadio supremo del capitalismo. Il XXI sec. vede militanti marxisti alla guida di lotte antimperialiste contro il riscaldamento globale della terra causato dalla più grande industria capitalistica, quella delle automobili e dei veicoli stradali che produce più del 60% del biossido di carbonio e altri gas. I comunisti del XXI sec. ingaggeranno una lotta di classe internazionale per porre fine alla produzione delle automobili alimentate a petrolio, per la distruzione di un miliardo di automobili, tir e pullman a diesel in tutto il mondo, per porre fine all’utilizzo socialmente inutile di viaggi aerei, e socializzare tutti i trasporti rendendoli gratuiti. Il comunismo oggi, nel suo terzo secolo, è rosso e verde.
Dal 1939 sono un militante comunista. Nel mio primo libro, Marxian Light on Science, Cape Town 1942, posi il marxismo alla base del mio comunismo. Divenni marxista perché Marx e Lenin mi insegnarono che il colonialismo era all’origine del modus operandi del capitalismo. Non mi sono mai tesserato ad alcun partito comunista perché:
a) Nel 1938-9 ero convinto che i processi stalinisti-moscoviti erano stati manipolati al fine di uccidere degli eccellenti bolscevichi e porre inoltre i presupposti per assassinare il più grande rivoluzionario marxista dopo Lenin: Leon Trotskij.
b) Perché il Partito Comunista Sudafricano era guidato da coloni razzisti “bianchi”.
c) Perché proclamò che gli USA, la Gran Bretagna e la Francia erano “democrazie pacifiche” che avrebbero combattuto il nazismo (nel 1939-41 il PCSA parteggiò per i nazisti).
Dal 1938 mi posizionai, come Trotskij, dalla parte dell’Etiopia contro l’Italia imperialista di Mussolini. Sviluppai una simpatia per il coraggioso Gramsci (1891-1943) che però ebbe maggiori attenzioni per i lavoratori italiani che non per il popolo coloniale etiope. Ebbi lo stesso moto di repulsione sia per lui che per Togliatti (1893-1964) quando parteciparono ai governo di Badoglio, il mandante di omicidi di massa di libici ed etiopi. Mi schierai contro la sua politica italo-imperialista che si opponeva alla giusta rioccupazione di Trieste da parte di Tito. Il “Migliore” addirittura voleva che l’Eritrea fosse ricolonizzata dall’Italia. Scrivo queste cose perché mi è stato chiesto di discorrere dei comunisti del XX secolo e comincio proprio con i cosiddetti comunisti del vostro paese, l’Italia. Devo infatti aggiungere che Antonio Labriola, famoso come filosofo marxista, non fu un marxista bensì un colonialista. Quando insieme con mia moglie sono stato invitato nel 1996 al Centenario della Vittoria dell’Etiopia contro l’esercito imperialista italiano ad Adua nel 1896, ho ascoltato due interventi: uno del famoso storico anglo-etiope Richard Pankhurst e l’altro di sua moglie, Rita, nei quali denunciavano Labriola (1843-1904) e Friedrich Engels per aver scritto in favore della colonizzazione italiana dell’Eritrea, che il “socialista” italiano, Crispi, annesse il giorno di capodanno del 1890. Tornato a Londra mi recai alla British Library dove trovai i documenti che provano questo tradimento del marxismo da parte di Engels e la complicità colonialista del Labriola e di altri cosiddetti marxisti [1]. In The Pyramid of Nation (1980) ho criticato Engels per il suo razzismo presente negli articoli che scrisse sull’Algeria e sull’Afghanistan negli anni ‘50 del 1800 [2]. Successivamente ho scoperto che sostenne la colonizzazione francese dell’Algeria sin dal 1830 [3] e la guerra statunitense contro il Messico [4]. Mi addolora dover ammettere che Engels sia stato un colonialista, tuttavia è la verità. Lo dico qui a Roma in pubblica udienza perché costui non appartiene al Pantheon dei comunisti del XX sec.
Fino all’alba dei XX sec. Marx fu l’unico ad accedere al Pantheon dei comunisti. Poi, in pochi anni emersero altri tre grandi comunisti, distintisi tra centinaia di migliaia di comunisti europei, asiatici, americani e africani. Il primo immediatamente dopo Marx è Vladimir Il’ic Lenin (1870-1924). Se la pallottola ebraico-anarchica l’avesse mancato subito dopo l’Ottobre 1917, avrebbe potuto vivere abbastanza per pubblicare il proprio testamento e sbarrare la strada del potere a Stalin.
Lenin fu l’uomo più grande del XX sec. perché fu il più scientifico e pratico antimperialista. Se Marx fu immortalato grazie al suo II Capitale, Lenin lo fu grazie al suo Imperialismo stadio supremo del capitalismo (1917) e grazie alla guida della rivoluzione bolscevica del 1917.
Il terzo ad accedere al Pantheon è stato Leon Trotskij (1879-1940), capo dell’Armata Rossa e teorico della Rivoluzione permanente (1905,1928) che diede delle basi scientifiche alle rivoluzioni socialiste nelle “arretrate” Russia, Cina, Vietnam, Albania, Jugoslavia, Bulgaria, Ungheria (le ultime quattro furono spinte nel “Terzo mondo” insieme all’URRS nella contro-rivoluzione realizzata dall’imperialismo euroamericano nel 1989) e Cuba. Dal Messico, fondò la Quarta internazionale nel 1938, ma successivamente al suo assassinio per mano del sicario [5] di Stalin a Città del Messico nel 1940, i seguaci di Trotskij, durante la Conferenza [6] di Parigi del 1948, alla quale io stesso partecipai, accettarono l’immigrazione ebraica in Palestina, negarono il sostegno all’Egitto in guerra (1948) contro Israele, accettarono la divisione imperialistica dell’india operata dalla Gran Bretagna, e perorarono la causa di una contraddizione in termini, un’Europa socialista. In seguito a tali tradimenti nei confronti di Trotskij, lasciai la Quarta internazionale insieme ad altri comunisti sudafricani. Cinquantasette anni dopo sono stato contento di sapere che Chavez ha letto La rivoluzione tradita (1936) di Trotskij. Questi ci ha insegnato a difendere l’URRS contro la Germania nazista. Nel 1939 avvisò Stalin che Hitler avrebbe rotto il patto nazi-sovietico e avrebbe invaso la Russia. Invasione che uccise venti milioni di russi, compresi milioni di comunisti, distrusse 20.000 città e ferì mortalmente l’URRS, che l’imperialismo, con l’aiuto dei “sinistri” stalinofobi, di molti “socialisti” europei, “trotzkisti” e “comunisti”, alla fine riesce ad abbattere, facendola precipitare nel “Terzo mondo” con la contro-rivoluzione imperialista dei 1989-90.
L’ultimo comunista a far parte del nostro Pantheon è la polacco-tedesca Rosa Luxemburg (1871-1919), rivoluzionaria antimperialista, autrice di L’accumulazione del capitale, brutalmente assassinata con Karl Liebknecht dalla socialdemocrazia tedesca dopo che gli scioperi di massa dei lavoratori tedeschi fallirono nel dare inizio alla rivoluzione. Immediatamente dietro Rosa, vengono gli educatori, filosofi, storici, economisti, diplomatici e generali bolscevichi assassinati da Stalin: tra di loro vi sono Lunacharsky, Riazanov, Bucharin, Radek e Joffe (che scelse di suicidarsi). Una generazione dopo vengono le migliaia di militanti del Tudeh ed altri comunisti uccisi, in Iran dalla borghesia nazionale oligarchica khomeinista al servizio dell’imperialismo, da simili oligarchie in Indonesia e dai coloni sub-imperialisti in Colombia, Perù e Bolivia, dove venne trucidato Che Guevara. Allende, il colono persecutore della popolazione Mapuches, sebbene ucciso da Pinochet, non è mai stato un eroe comunista.
I grandi politici del XX sec. furono comunisti antimperialisti. Ad esempio Bros Tito (1892-1980), antinazista ed antifascista, padre della Jugoslavia socialista che è durata dal 1945 per un intero mezzo secolo, prima di venire smantellata dal Vaticano, dall’Unione europea e dagli inganni della “sinistra” social-imperialista che si richiama strumentalmente al principio deH’auto-determinazione teorizzata anche da tutte e quattro le cosiddette Internazionali.
C’è poi Mao Tse Tung (1893-1976), che guidò la più grande rivoluzione socialista della storia nel 1949 quando i comunisti cinesi spazzarono via l’oligarchia nazionale di Chiang Kai-sheck e sconfìssero gli invasori giapponesi che massacrarono venti milioni di cinesi, tra cui molte donne violentate, e che a tutt’oggi non hanno ancora chiesto scuse ufficiali o espiato i propri colossali crimini di guerra. Al fianco di Mao ci fu Chou en Lai (1898-1976) e prima di questi, Chen Tu-hsiu (1879-1942), cofondatore del Partito Comunista Cinese. Ci si permetta di comparare la Cina di Mao, tenendo da parte la devastante “Rivoluzione culturale”, con la Cina pre-maoista, sottoposta al terrore giapponese e del Guomintang. E non ci si venga a sparlare di “capitalismo di stato”, teoria già a suo tempo demolita fa Trotskij nel suo La rivoluzione tradita (1936) a proposito della Unione sovietica, sciocchezze oggi accettata dai bertinottiani che non riconoscono i meravigliosi progressi ottenuti dai comunisti in Cina e a Cuba.
Ancora, c’è il fondatore del moderno Vietnam, Ho Chi Minh (1893-1969), che guidò i contadini coloniali indo-cinesi contro l’imperialismo francese che fu umiliato a Dien Bien Phu nel 1954. Lo precedono Ta Thu Thau (1906-1945), probabilmente ucciso da un terrorista francese, e Chen Tu-hsiu, seguace di Trotskij. Ho Chi Mihn, il generale Giap ed altri comunisti di fama, sostenuti dai lavoratori di tutto il mondo, guidarono le nazioni indo-cinesi sia contro i francesi sia contro i criminali di guerra statunitensi, sconfitti dai Viet-Mihn e dai Vietcong quattro anni dopo la morte di Ho Chi Mihn. Che è commemorato in tutta l’Indocina e Ho Chi Mihn City, la capitale delle dittature francese e statunitense e delle loro oligarchie nazional-borghesi, oggi porta il suo nome.
Il più illustre marxista comunista vivente è Fidel Castro, padre della rivoluzione sociale che rovesciò la dominazione statunitense e il regime oligarchico di Batista. Cuba e Fidel [7] sono sopravvissuti, dal 1990 ad oggi, agli effetti disastrosi, per l’economia cubana ed il tenore di vita generale, che ha prodotto la caduta deH’URRS nel “Terzo mondo” “mafioso”, con il popolo russo che è stato saccheggiato, dai gangster al soldo dell’imperialismo, delle proprie fattorie, miniere, industrie e della stessa aspettativa di vita raggiunta grazie alla rivoluzione del 1917.
L’embargo euro-statunitense ancora oggi nega ai cubani di poter godere dei migliori frutti della loro rivoluzione, tuttavia la loro resistenza e i loro sforzi hanno guadagnato il rispetto di tutto il mondo.
L’esercito cubano sconfisse il potente esercito razzista del Sudafrica dell’apartheid, sul suolo angolano, e respinse gli invasori dell’Ogaden, appoggiati dall’Italia, in Etiopia.
Nessuna nazione, fatta eccezione per la Cina, ha così tanti comunisti marxisti come l’india. Ci si permetta inoltre di ricordare gli artisti, i poeti, gli scrittori, cineasti e attori comunisti, quali Picasso (18811973), Brecht (1898-1956), Maxim Gorky (1868-1936), Pier Paolo Pasolini (1922-1975), Eisenstein (1898-1948), solo per nominare alcuni tra quelli che criticarono l’Europa privilegiata ed imperialista.
Ho alcuni compagni marxisti antimperialisti in Sudafrica, Saul Jayiya, Tabata, Victor Wessels, Ben Kies, R.0. Dudley (ex-Presidente del Non European Unity Movement). Ma la maggior parte dei coloni “comunisti” hanno vissuto l’apartheid da fuori e hanno commesso l’errore di collaborare con esso o con il sionismo.
Lunga vita ai comunisti antimperialisti di tutte le nazioni. Li salutiamo tutti!
NOTE
[1] ↑ Cfr. la lettera di Engels del 30.03.1890, in K. Mara- F. Engels, Corrispondenza con italiani, Milano, 1964. Cfr. inoltre F. Engels, Scrini italiani, Roma, 1955, pp. 129-ss. e H. Jaffe, Was Engels a Colonialisti, London-Milano 1996.
[2] ↑ H. Jaffe, Pyramid ofNations, Milano, 1980, p. 27. per alcune citazioni.
[3] ↑ F. Engels, Northern Star, 22 January 1848
[4] ↑ F. Engels, Neue Rheinische Zeitung, 15 February 1849; Marx-Engels Collected Works, Vol. VI, p. 527, New York, 1976; Vol. VIII, pp. 365-6.
[5] ↑ Qui Jaffe utilizza un’espressione che, resa in italiano, suonerebbe male: “L’uomo-piccone di Stalin” (“Stalin’s axe-man”) per indicare l’arma con cui il sicario uccise Trotskij. [N.d.T.]
[6] ↑ Sottinteso della Quarta internazionale. (N.d.T. |
[7] ↑ Qui Jaffe cosi scrive: “Fidel s Cuba and Cuba’s Fidel” invertendo i soggetti dei due genitivi sassoni. Si è preferito non tradurlo in italiano poiché avrebbe reso “stonata” la frase. [N.d.T.]
CREDITS
Immagine in evidenza: Slavers bringing captives on board a slave ship
Autore: Sconosciuto, 19° secolo
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