Le proposte e la discussione emerse all’assemblea nazionale del 7 ottobre
La Rete dei Comunisti
La sfida che pone questa assemblea è la costruzione di una agenda autonoma e dell’autonomia dei contenuti dei movimenti che animano il conflitto e l’opposizione sociale in questo paese. Siamo partiti dal 9 giugno – che è stato praticamente il nostro “vaffanculo day” al quadro politico di un governo diventato tra i più impopolari dal dopoguerra – con la manifestazione contro la visita di Bush, la guerra e la politica militarista del governo Prodi, ma non possiamo nasconderci che questo è un percorso che va costruito e non decretato.
Stiamo discutendo della preparazione e del sostegno allo sciopero generale del 9 novembre convocato dal sindacalismo di base e del come generalizzarlo. Anche questa è una bella scommessa.
Si tratta di individuare concretamente come fare di uno sciopero generale un momento di lotta generalizzato e di disobbedienza civile che pesi. Dovremo discutere concretamente come includere in questa mobilitazione i settori sociali che non possono scioperare sia perché non possono per condizioni di ricattabilità o di debolezza sul posto di lavoro sia i settori del lavoro diffuso che conformano ormai l’organizzazione produttiva distribuita nelle aree metropolitane, sia i settori sociali che non hanno un rapporto di lavoro tradizionale (dai senza casa al lavoro domestico etc.).
Si tratta di capire anche come fare in modo che questa giornata di mobilitazione e disobbedienza civile e sociale interrompa i flussi e le comunicazioni delle merci e del profitto nelle aree metropolitane.
A tale scopo è fondamentale convocare al più presto le assemblee locali e dare vita a comitati di sciopero o di sostegno allo sciopero che facciano rapidamente inchiesta, sperimentino idee e proposte, facciano informazione e diano vita a iniziative prima e durante lo sciopero.
Il 9 novembre in un certo senso deve “fare male” all’avversario di classe e impedirgli di liquidare lo sciopero generale come un dettaglio fastidioso ma insignificante della sua tabella di marcia.
Siamo d’accordo alla convocazione di una manifestazione nazionale il 24 novembre contro le politiche sociali e le misure economiche del governo, soprattutto se questa manifestazione metterà in campo una piattaforma e dei contenuti che diano soggettività propria ai movimenti sociali intorno ai temi del reddito e della lotta alla precarietà. In questi mesi abbiamo detto no alla guerra senza se e senza ma e oggi dobbiamo fare altrettanto sull’accordo del 23 luglio. Si tratta di verificare in corso d’opera la fattibilità di questa manifestazione, soprattutto se sperimenteremo intorno allo sciopero del 9 novembre una capacità di mobilitazione e inclusione di settori sociali intorno alla nostra piattaforma.
Dobbiamo anche dirci che non possiamo però passare da una manifestazione all’altra senza cercare di sedimentare questa capacità di azione unitaria. Per questo proponiamo che intorno a tre questioni che ci vedono convergenti (reddito-precarietà-lavoro; guerra e basi militari; casa e aree metropolitane) di dare vita a tre gruppi di lavoro nazionali che comincino a confrontarsi, a entrare nei dettagli, a formulare proposte e calendari di iniziative.
Infine, il 9 giugno abbiamo sperimentato il “patto contro la guerra”, adesso stiamo per avviare il “patto contro la precarietà”, già esiste ed ha una sua dinamica il “patto di mutuo soccorso” sulla questione beni comuni, difesa del territorio etc. Non intendiamo proporre già da oggi un “superpatto” ma dovremo comunque provare a darci un programma ed un percorso comune che ci permetta di agire più unitariamente.
CREDITS
Immagine in evidenza: Local 12103 on strike
Autore:The Library of Virginia, 1956 Jan. 26
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