dal capitolo I del Che Fare? di V. I. Lenin
[…] Senza teoria rivoluzionaria non vi può essere movimento rivoluzionario. Non si insisterà mai troppo su questo concetto in un periodo cui la predicazione opportunistica venuta di moda è accompagnata dall’esaltazione delle forme più anguste di azione pratica. Ma per la socialdemocrazia russa, in particolare, la teoria acquista un’importanza ancora maggiore per le tre considerazioni seguenti, che sono spesso dimenticate. Innanzi tutto, il nostro partito è ancora in via di formazione, sta ancora definendo la sua fisionomia ed è ben lungi dall’aver saldato i conti con le altre correnti del pensiero rivoluzionario, che minacciano di far deviare il movimento dalla giusta via. Anzi, proprio in questi ultimi anni (come Axelrod già da molto tempo aveva predetto agli economisti) ci troviamo di fronte ad una reviviscenza delle tendenze rivoluzionarie non socialdemocratiche. In siffatte condizioni, un errore, che a prima vista sembra «senza importanza», può avere le più deplorevoli conseguenze; e bisogna essere ben miopi per giudicare inopportune e superflue le discussioni di frazione e la rigorosa definizione delle varie tendenze. Dal consolidarsi dell’una piuttosto che dell’altra «tendenza» può dipendere per lunghi anni l’avvenire della socialdemocrazia russa.
In secondo luogo, il movimento socialdemocratico è per la sua stessa sostanza internazionale. Ciò non significa soltanto dobbiamo combattere le sciovinismo nazionale. Significa anche che in un paese giovane un movimento appena nato può avere successo solo se applica l’esperienza degli altri paesi. Ma per applicarla non basta conoscerla o limitarsi a copiare le ultime risoluzioni. Bisogna saper valutare criticamente e verificare da se stessi questa esperienza. Basta pensare quali passi giganteschi ha fatto il movimento operaio contemporaneo e come si è articolato per comprendere quale riserva di forze teoriche e di esperienza politica (ed anche rivoluzionaria) sia necessaria per adempiere questo compito.
In terzo luogo, i compiti nazionali della socialdemocrazia russa sono ta1i, quali non si sono mai presentati a nessun altro partito socialista del mondo. Vedremo in seguito quali doveri politici ed organizzativi ci impone il compito di liberare tutto il popolo dal giogo dell’autocrazia. Per il momento ci limiteremo a rilevare che solo un partito guidato da una teoria di avanguardia può adempiere la funzione di combattente di avanguardia. Ma per raffigurarsi un po’più concretamente che cosa questo significhi, ricordi il lettore quei precursori della socialdemocrazia russa, che si chiamane Herzen, Belinski, Cernyscevski e la brillante pleiade dei rivoluzionari degli anni settanta; rifletta all’importanza mondiale che la letteratura russa acquista presentemente; pensi… ma basta così!
Ricordiamo le osservazioni di Engels (1874) sull’importanza della teoria nel movimento socialdemocratico. Secondo Engels, esistono non due forme della grande lotta socialdemocratica (politica ed economica) – come si pensa abitualmente fra noi -, ma tre, ponendosi accanto a queste anche la lotta teorica. La raccomandazione che egli fa al movimento operaio tedesco, già rafforzatosi praticamente e politicamente, è talmente istruttiva, dal punto di vista delle questioni e discussioni attuali, che il lettore ci scuserà se riportiamo il lungo brano seguente della prefazione all’opuscolo Der deutsche Bauernkrieg che è diventato da molto tempo una rarità bibliografica eccezionale: «Gli operai tedeschi hanno due vantaggi essenziali sugli operai del resto dell’Europa. In primo luogo essi appartengono al popola dell’Europa più portata alla teoria ed hanno conservato il senso teorico, che i cosiddetti “uomini colti” della Germania hanno totalmente perduto. Senza il precedente della filosofia tedesca e precisamente della filosofia di Hegel, il socialismo scientifico tedesco – l’unico socialismo scientifico che sia mai esistito – non sarebbe mai nato.
Se tra gli operai non ci fosse stato questo senso teorico, il socialismo scientifico non si sarebbe mai cambiato in sangue e carne in cosi grande misura come è effettivamente accaduto.
E quale incommensurabile vantaggio sia questo si rileva, da una parte, se si tenga presente l’indifferenza verso tutte le teorie, che è una delle cause principali per cui il movimento operaio inglese, malgrado tutta la notevole organizzazione dei singoli sindacati, avanza cosi lentamente, e, dall’altra parte, se si tengano presenti la confusione e le storture che il proudhonismo ha provocata, nella sua forma originaria, nei francesi e nei belgi, e, più tardi, nella caricatura che ne fece Bakunin, negli spagnuoli e negli italiani. […]»