A Padova un importante seminario di approfondimento
Rete dei Comunisti
Sabato 19 marzo si è tenuto a Padova il seminario “Migranti, mercato del lavoro e guerra” organizzato dalla rete dei Comunisti. La sala scelta per l’incontro si è riempita dalla mattina e per tutta la durata del seminario di un centinaio tra compagni e compagne, per un’iniziativa che ha suscitato interesse sia nella città veneta sia a livello nazionale.
I motivi dell’interesse crediamo siano da attribuire al taglio proposto per affrontare una contraddizione di stringente attualità, spesso affrontata “a sinistra” sul terreno emergenziale ed eminentemente solidaristico, senza quell’approccio analitico di classe che può dotare i militanti politici, sindacali e sociali di strumenti d’intervento adeguati a contrastare il populismo razzista, ma soprattutto le politiche di divisione materiale della classe dal suo interno, attraverso l’uso di mano d’opera sottopagata e ricattabile, esercito industriale di riserva nel cuore delle metropoli imperialiste.
Il fatto poi che il seminario si sia tenuto il giorno dopo l’infame accordo tra l’UE e la Turchia, che prevede la deportazione / importazione selettiva dei soli migranti utili a questo cinico mercimonio di braccia, ha evidenziato la pregnante pertinenza e puntualità delle tesi sostenute nel documento di lancio dell’incontro.
Le cinque relazioni della mattinata hanno delineato e approfondito le diverse connessioni tra la crisi sistemica nella quale si continua a dibattere il capitalismo e lo spostamento massiccio di persone (verso l’UE e all’interno dell’UE), con il corollario di guerra che essa produce, sia fuori dai confini della fortezza Europa, sia al suo interno, come l’ennesima serie di attentati nel cuore di Bruxelles di questa mattina dimostrano.
L’introduzione al seminario, tenuta da Walter Lorenzi per la Rete dei Comunisti, ha inquadrato il fenomeno delle attuali migrazioni bibliche come “effetto collaterale” dell’attuale competizione globale, nella quale il polo imperialista europeo è impegnato a definire i confini del suo mercato interno e le proprie proiezioni internazionali in competizione con quello statunitense e le altre economie capitalistiche “rampanti” (BRICS, polo sunnita/islamista).
Messe in evidenza le cause dell’immigrazione epocale in atto, la relazione ha posto l’attenzione sulla nuova composizione di classe che emerge dall’insediamento di milioni di immigrati, sia a livello europeo, sia in Italia. La relazione, circostanziata da una serie di diapositive utili a rendere ancor più chiari i dati e le argomentazioni, ha proposto al dibattito elementi di riflessione sui possibili terreni di azione politica, sindacale, sociale e culturale, potenzialmente utili a quei militanti che ogni giorno si confrontano con un fenomeno che sta cambiando sia la composizione di classe, sia le forme dello sfruttamento nelle nostre città.
Guglielmo Carchedi, docente di Economia alla York University, ha incentrato la sua relazione sul tema del keynesismo militare, senza tralasciare nell’incipit del suo intervento alcune affermazioni forti e chiare sul cinismo delle classi dominati europee contro i migranti, come la distinzione tra rifugiati economici e politici, evidenziando l’ipocrisia di chi sa bene quanto siano utili i migranti per le asfittiche e vecchie economie europee. Il corpo centrale della relazione di Carchedi si è poi incentrato sul confutare quella che lui ha definito una menzogna, cioè i supposti effetti benefici del keynesismo militare per tutta l’economia, sia per il capitale sia per il lavoro. Per le argomentazioni portate dall’economista a dimostrazione di questa tesi, rimandiamo alla sua relazione scritta, che pubblicheremo a breve sul sito della Rete dei Comunisti e su Contropiano.
Articolata e complessa la relazione di Aboubakar Soumahoro, dell’esecutivo nazionale USB, il quale ha preso spunto dalla strumentale distinzione terminologica tra “rifugiati” e “migranti” per evidenziare come l’ONU e, per ricaduta, le legislazioni nazionali utilizzino questa differenziazione per definire le normative di accoglienza e respingimento, ma anche per costruire nei fatti ambiti sociali “segregati”, che mantengono in una condizione di minorità permanente i lavoratori migranti, i quali per essere integrati a pieno titolo nel conflitto di classe devono essere liberati dal ricatto del permesso di soggiorno legato al contratto di lavoro. Soumahoro ha voluto rimarcare che, a differenza dei migranti italiani degli anni ’60 del secolo scorso, protagonisti della grande stagione di lotte che attraversò un ventennio di storia del nostro paese, quelli di oggi si muovono in una condizione di separatezza giuridica che ne limita fortemente l’agibilità personale, politica e sindacale.
Rossana De Simone, esponente di PeaceLink, con la sua relazione ha dato un contributo forte sul tema dello sviluppo delle tecnologie di guerra, delineando la storia e il ruolo delle multinazionali delle armi, evidenziando il ruolo lobbistico che rappresentano, a partire da Finmeccanica. Nella sua relazione, De Simone ha evidenziato non solo la subalternità della politica a queste lobby, negli USA così come nell’UE, ma anche l’incompetenza della politica italiana nel riconoscerne il portato. Le tangenti nel settore sarebbero un fattore secondario, buono da utilizzare solo per i moralisti che vogliono fare i pacifisti a scopi elettorali.
Ha chiuso la prima parte del seminario la relazione di Martina Pasqualetto, dell’Osservatorio Permanente sull’Esclusione Sociale. Basato su alcuni risultati derivanti dalla ricerca condotta per la sua tesi di laurea sulla stratificazione del mercato del lavoro ad opera delle politiche di cittadinanza europee, la relazione si è inserita nel dibattito come importante contributo di analisi sui meccanismi statuali attraverso i quali si governano le migrazioni oggi, meccanismi che si muovono in relazione stretta con le politiche dell’Unione Europea.
Nella ripresa dei lavori, dopo l’intervento di Mauro Casadio della Rete dei Comunisti, si sono succeduti i contributi di una rappresentante dell’Associazione Nuova Harmonia, espressione della locale comunità ucraina, di un esponente del Comitato No TTIP padovano, di Romano Mazzon, operatore di una cooperativa che si occupa dell’accoglienza di migranti minori, di un rappresentante della Lega COOP che segue un progetto accoglienza immigrati del Comune di Venezia, di Gregorio Tognazzo del PdCI, infine dei compagni di Area globale di Schio.
Oltre agli interventi dal palco, sono giunti al seminario contributi scritti dal collettivo Askavusa di Lampedusa e dall’USB di Vicenza.
Significativa la presenza di Emergency, con un banchetto e un lunghissimo striscione, esposto in sala, con i nomi dei migranti morti nel Mediterraneo.
Il numero e la qualità degli interventi, la partecipazione del pubblico e la densità dei vari contributi, hanno evidenziato come questo seminario abbia gettato le basi per la costruzione d’interlocuzioni reali, con migranti e operatori del settore, oltre che con militanti politici e sindacali. Esattamente l’obiettivo e i soggetti verso i quali era indirizzato il seminario organizzato dalla Rete dei Comunisti.
A breve produrremo un quaderno che raccoglierà le relazioni e la ricchezza del dibattito espressosi in questa importante giornata, quaderno che metteremo a disposizione per future iniziative locali, al fine di sviluppare una “riflessione per l’azione” intorno ad una contraddizione che aumenterà esponenzialmente nei prossimi anni, divenendo uno dei terreni centrali del conflitto di classe, sia contro classi dominanti e padronali europee, sia contro i movimenti reazionari e populisti, fomentati ad arte da una campagna ideologica usata come “arma di distrazione di massa”, per dividere dall’interno una composizione di classe in costante mutazione, come prodotto del continuo e vorticoso processo di crisi sistemica del capitalismo.