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Luciano Vasapollo – Rete dei Comunisti
A poche ora dalla morte del Comandante Fidel Castro, rivolgiamo alcune domande a Luciano Vasapollo, dirigente della Rete dei Comunisti e da molti anni responsabile del lavoro di solidarietà con i popoli dell’America Latina e delle relazioni politiche e scientifiche con i governi e le forze rivoluzionarie di ‘Nuestramerica’.
Rdc – Come potremmo definire in poche parole il Comandante Fidel Castro?
LV – Fidel Castro è una figura che ha fatto la Storia, con la S maiuscola, dell’autodeterminazione dei popoli, combattendo sempre contro quelli che pensavano di poter fare del mondo un loro enorme impero economico.
Grazie alla sua fiducia profonda nella democrazia socialista, Fidel Castro è stato capace di gestire il governo popolare per tutti e 57 gli anni successivi al trionfo della Rivoluzione a Cuba.
Dall’inizio della Rivoluzione, della creazione dello Stato Socialista a Cuba l’isola ha vissuto importanti conquiste rivoluzionarie: la riforma agraria, la redistribuzione delle terre; la nazionalizzazione dei settori strategici come quello della canna da zucchero e delle raffinerie; la riforma culturale a favore dell’istruzione popolare.
Ha attraversato anche momento difficili e di tensione come il tentativo, miseramente fallito, da parte degli Stati Uniti di buttare giù il governo cubano con lo sbarco nella Baia dei Porci; la crisi dei missili nel 1962, durante la quale si corse il rischio di provocare la Terza Guerra Mondiale; la guerra economica degli Stati Uniti che tuttora continua attraverso il bloqueo.
RdC – Oltre ad essere stato un rivoluzionario e uno statista, Fidel Castro è stato uno dei migliori interpreti del pensiero marxista in America Latina e non solo, nonostante fosse nato in una famiglia borghese.
LV – Fidel Castro nacque il 13 agosto del 1926 da una famiglia di proprietari terrieri creoli spagnoli, provenienti dalla Galizia. A soli 13 anni Fidel organizzò la sua prima rivolta convincendo i lavoratori della piantagione di canna da zucchero del padre a fare sciopero per mettere fine allo sfruttamento al quale erano sottoposti.
La sua integrità e il suo coraggio, la sua dedizione alla giustizia per tutti, la sua visione e la sua comprensione dei grandi problemi della nazione cubana e la sua capacità di cambiamento sono le ragioni che lo hanno portato a guidare la prima rivoluzione dell’emisfero occidentale.
Penso che Fidel sia arrivato a consolidare il pensiero patriottico e indipendentista di José Martí cento anni dopo la sua morte.
Fidel Castro ha sempre rivendicato l’influenza politica delle idee di José Martí e degli scritti di Marx. Come lui stesso ha sostenuto, nei primi anni le sue idee politiche erano influenzate dai principi martiani, antimperialisti, anticolonialisti e democratici ma non ancora dal pensiero marxista.
Fidel fece sue le teorie marxista e leninista da autodidatta, perché era cosciente del fatto che si poteva arrivare a Marx partendo da Martí; i due rivoluzionari dimostrano sempre, tanto negli scritti come nelle loro parole, la fiducia nel protagonismo dei popoli.
Lavorare sulla ricomposizione internazionale è stato uno dei messaggi della battaglia delle idee di Fidel, esplorando la dimensione globalizzante del capitale, la acutizzazione di tutte le contraddizioni date anche nello stretto vincolo internazionale della produzione e della creazione del profitto; è un obiettivo strategico che occorre tener presente e sul quale orientare la coscienza dei lavoratori, partendo dal fatto che le lotte sindacali e sociali, così come la dimensione della produzione, hanno oggi una dimensione internazionale che supera le frontiere.
Questo per Fidel rappresenta lo spazio rivoluzionario nel quale orientare l’iniziativa politico-culturale di massa, che significa fare ora i primi passi sul terreno del superamento del modo di produzione capitalista, per diffondere la convinzione che la sorte di chi si oppone alla mondializzazione neoliberista, tanto nelle metropoli come nelle periferie, è inseparabilmente vincolata in un’unica grande battaglia per il Socialismo del XXI Secolo e per il diritto all’autodeterminazione popolare di tutta l’umanità.
Ciò che Fidel trasmette sempre nei suoi scritti è molto chiaro: senza una teoria del modo di produzione, senza un concetto di formazione economico-sociale e un adeguamento dell’analisi di Lenin del imperialismo attuale, la nostra critica sarebbe solo un rigetto della degenerazione morale e degli eccessi più drammatici della società del capitale.
Rdc – Nel pensiero e nell’opera di Fidel Castro è stato molto importante il recupero dell’eredità di Antonio Gramsci.
LV – Nel gigantesco percorso rivoluzionario di Fidel se vede sempre più la presenza e il riferimento politico potente di alcune idee gramsciane. La centralità della lotta ideologica, ad esempio, non slegata da quella economica e da quella politica; i tre fronti. L’idea della mobilitazione del proletariato e di tutte le forze sociali anticapitaliste. Anche l’idea che solamente il legame tra lo studio, la teoria e la pratica della lotta organizzata possa trasformare un movimento di forze in un processo rivoluzionario. Infine, il gran tema dell’educazione.
RdC – Il contributo di Fidel Castro e della Rivoluzione Cubana alla creazione dell’Alba in America Latina è stato fondamentale.
LV – Il ruolo della lotta ideologica, nell’ambito del processo rivoluzionario, è un concetto presente tanto in Fidel quanto in Martì. Fidel pensa sempre ad un continente libero dagli Stati Coloniali attraverso la cosiddetta “globalizzazione della solidarietà”.
Il cambiamento dei rapporti di forza in America Latina rispetto al ruolo giocato dagli Stati Uniti ha permesso la nascita dell’ALBA, in una nuova inedita fase di cooperazione, nella quale si sono mescolate le relazioni di impresa con elementi di solidarietà internazionale.
Le linee guida di Cuba, Venezuela, Bolivia e, in generale, l’esempio di alleanza socio politica ed economica dell’Alba, mostrano come le riforme parziali possono consolidarsi, le tattiche e le lotte per le rivendicazioni parziali trasformarsi in autentiche strategie per il superamento delle grandi diseguaglianze e delle guerre imposte dalle leggi del capitalismo.
Il problema chiave, nella teoria e nella pratica, è la questione dello Stato, e più praticamente la questione del potere statale che Bolivia, Ecuador, Cuba e Venezuela hanno saputo decentralizzare al livello del popolo.
RdC – La Rivoluzione Cubana è stata capace durante il suo percorso di riconoscere i propri limiti ed errori e di aggiustare il tiro.
Lv – La Rivoluzione Cubana ha i suoi limiti e le sue contraddizioni ma ha il grande merito di averli sempre riconosciuti. Ad esempio, a Cuba il modello di pianificazione è stato revisionato ben sette volte, riconoscendo i problemi esterni ma anche gli errori interni: è esattamente questa forza dinamica ciò che rende grande e attuale la rivoluzione. Perché, ad esempio, nelle elezioni parlamentari del 2013 sono stati eletti rappresentanti molto giovani e le donne che sono entrate alla Camera sono più del 50% del totale. Il che ha a che vedere con il processo di ringiovanimento dei dirigenti e di formazione continua dei giovani quadri.
Dopo 57 anni, il processo rivoluzionario socialista vive, si autocritica, riconosce i suoi limiti e le sue contraddizioni e si rinnova rafforzandosi nel Socialismo del XXI Secolo, nella realtà dell’ALBA e di tutti i popoli che lottano per la propria autodeterminazione.
Cuba ha resistito sempre con determinazione e con grande dignità all’aggressione del potente vicino. E soprattutto ha contribuito negli ultimi 57, senza armi, solamente con la forza del suo esempio, a mantenere vivi valori come la libertà, la solidarietà, la autodeterminazione, la democrazia popolare e la giustizia sociale, insieme agli altri paesi latinoamericani e dell’ALBA.
La rivoluzione socialista di Cuba non solo resiste da 57 anni, nonostante il bloqueo imposto dal governo degli Stati Uniti e non ancora ritirati, ma guarda al futuro e affronta la sfida dell’attualizzazione teorica e pratica del socialismo rivoluzionario, offrendo il suo esempio ai popoli e ai governi dell’ALBA e a tutte le democrazie partecipative e progressiste del mondo.
E’ fondamentale riconoscere il nemico e le molte e diverse circostanze nelle quali può manifestarsi la lotta di classe. Le alleanze sono possibili e necessarie, a condizione che non compromettano i principi e l’etica e che siano sempre rappresentati gli interessi dei più umili e della sovranità del paese.
Si tratta di un importante contributo di Fidel al pensiero e alla pratica rivoluzionaria, che si esprime oggi nel processo di avvicinamento agli Stati Uniti, in cui Cuba ha affermato che si possa parlare di tutto, non solamente delle questioni interne a Cuba.
In altre parole, Cuba è disposta a negoziare la soluzione di questioni pendenti, come ad esempio il ristabilimento delle relazioni diplomatiche, ma non sarà mai negoziabile la sua sovranità né la sua legislazione nazionale.
RdC – Quando si parla di Fidel Castro tutti, compresi i suoi nemici, debbono riconoscere la sua integrità personale e la coerenza da un lato e la sua capacità di trattare temi molto attuali.
LV – Da Fidel abbiamo imparato che l’importante è il cammino e che i rivoluzionari combattono sempre. I partiti rivoluzionari e i loro leader sono differenti dai capi dell’oligarchia, non solamente per i loro obiettivi, ma anche per il modo di agire. Non bisogna imitare gli stili di vita delle classi sconfitte, e una vita modesta è una delle lezioni che ci ha dato il Comandante: il leader deve vivere come l’uomo comune.
Tra i problemi più importanti che Fidel ha affrontato nelle sue Riflessioni ce ne sono due: da una parte, la necessità di comprendere che l’ambientalismo nella società del capitale non può che essere una rivendicazione morale astratta; dall’altra, che non si può costruire una alternativa al sistema senza quell’elemento che deve stare nel cuore della società socialista: la pianificazione.
Per Fidel l’educazione ambientale gioca un ruolo importante nella soluzione dei problemi derivati dal devastante impatto del modo di produzione capitalistico.
Nella riflessione del 19 settembre del 2008 “I vizi e le virtù”, Fidel afferma inoltre che la lotta è l’unica via possibile per le popolazione che vogliono vivere con giustizia sociale e dignità, concetti che sono in contrapposizione con i valori del capitalismo.
Per Fidel, di fatto, il peggiore nemico di sempre è l’istinto egoistico dell’essere umano, e il capitalismo lo incarna pienamente. Il socialismo, al contrario, rappresenta la battaglia continua contro la propensione naturale dell’uomo all’individualismo. Qualsiasi manifestazione di privilegio, corruzione o furto deve essere combattuta con determinazione, perché per l’autentico comunista non esistono scuse di nessun tipo, la onestà rivoluzionaria è uno dei principi etici e di purezza ai quali si ispirò José Martí.