Alcuni spunti di riflessione
Autore: Noi Restiamo
Formato: 14.8 x 21
Pagine: 80
Prima edizione: gennaio 2017
Noi Restiamo nasce per interrogarsi su un tema che praticamente chiunque nella nostra generazione si è trovato ad a rontare più o meno direttamente: quello dell’emigrazione giovanile. Di fronte alla situazione spesso desolante che ci si presenta una volta nita la scuola o l’università una risposta che ci sentiamo ripetere costantemente da genitori, insegnanti, giornali è: dovete andare all’estero. Come hanno mostrato vari studi, il numero di giovani che ha lasciato l’Italia per cercare un lavoro o semplicemente continuare a studiare (nella maggior parte dei casi verso il centro-nord Europa) è enorme e in costante crescita.
Più che una “fuga di cervelli”, come spesso viene chiamata, un vero e proprio “furto di cervelli”, in cui un territorio viene drenato di lavoratori quali cati e non. Ovviamente non si ha niente in contrario sulla libera scelta di cambiare paese, ma quando questa “scelta” è sostanzialmente forzata da un tasso di disoccupazione giovanile al 40% e da continui e pesanti tagli all’istruzione, la nostra risposta è invece di restare, e cercare di cambiare le cose qui.
Per questa ragione abbiamo da subito ritenuto fondamentale collaborare con quelle forze sociali che sinceramente si oppongono allo stato di cose presenti. Allo stesso tempo, abbiamo cercato di organizzare una serie di iniziative di controinformazione e formazione nel tentativo di costruire un paradigma culturale alternativo a quello dominante.
In quest’ottica riteniamo che sia fondamentale un ragionamento sulle grandissime evoluzioni tecnologiche che stiamo vivendo e sull’in uenza che queste possono avere sulla società. Da un lato abbiamo infatti un processo di automazione della produzione che procede inesorabilmente da decenni a questa parte, e che ormai sta raggiungendo livelli impressionanti.
Nei due secoli passati la sostituzione del lavoro dell’uomo con macchine non ha mai comportato un aumento stabile della disoccupazione, perché nuovi lavori si sono venuti a creare in un’economia in crescita (di lungo periodo) costante. Ultimamente numerose ricerche hanno messo in luce che con le nuove tecnologie questo processo di sostituzione di vecchi posti di lavoro con almeno altrettanti nuovi posti di lavoro potrebbe non essere più possibile.
Da un lato si assiste a una progressiva automazione di lavori che hanno una certa componente di routine, e in cui è quindi possibile sostituire il lavoro umano con quello meccanico. Dall’altro il crescente utilizzo di tecnologie come i computer aumenta estende il grado di standardizzazione e routinizzazione di tutte le attività lavorative, rendendo più facile una sostituzione futura di lavoratori da parte di robot e macchine anche in professioni nora ritenute di cilmente automatizzabili, come ad esempio l’avvocatura o il giornalismo
SOMMARIO
- Introduzione
- Dalla rivoluzione di Thatcher e Reagan alla stampa 3D: le trasformazioni tecniche sono anche politiche
Roberto Centazzo - Il divario italiano, l’innovazione tecnologica e il suo impatto sul lavoro
Juan Carlos De Martin - Il ruolo del progresso tecnologico in un sistema di produzione capitalistico
Francesco Piccioni - Quali prospettive per i nostri (pro)nipoti?
Giorgio Gattei - Sharing e gig economy: dinamiche tayloristiche e sfruttamento
Carlo Formenti - Self-driving car e non solo: i veicoli automatici e il futuro dei trasporti
Laura Ferri