Rete dei Comunisti
Il prossimo 25 marzo a Roma si riuniscono, in occasione della celebrazione dei 60 del Trattato di Roma che avviò il processo di integrazione europea, tutti i capi di stato e di governo dell’Ue.
Un’occasione imperdibile per portare in piazza la rabbia e l’ostracismo dei lavoratori, dei disoccupati, dei movimenti di lotta contro un’istituzione che negli ultimi anni ha condannato milioni di persone alla povertà, che ha promosso draconiane politiche di cancellazione dei diritti e delle garanzie sociali, di distruzione della democrazia formale, di privatizzazione dei beni comuni, di guerra agli immigrati, di repressione nei confronti di chi protesta.
E’ per questo che la Piattaforma Sociale Eurostop, i sindacati di base, varie realtà della sinistra politica e sociale hanno organizzato per sabato 25 marzo una manifestazione nazionale a Roma che intende dire tre netti no: no all’Euro, no all’Unione Europea, no alla Nato (e ovviamente anche ad un esercito europeo in costruzione che si propone autonomo dagli Usa ma che da subito si costruisce su una prospettiva guerrafondaia e interventista). Appare chiaro che non si può continuare a denunciare gli effetti delle politiche europee – la cosiddetta “austerity” e la progressiva riduzione degli spazi di libertà e di democrazia anche solo formale – e poi non trarne le opportune conseguenze: l’Unione Europea è lo strumento attraverso cui gli spezzoni dominanti delle borghesie e quindi delle classi dominanti continentali costruiscono un contesto geopolitico che permetta loro di sostenere la sempre più aspra competizione con altri blocchi imperialisti e con vari poli geopolitici e potenze globali e regionali che si vanno affermando nello scenario mondiale. Ovviamente a scapito dei diritti e delle condizioni di vita della popolazioni in generale e delle fasce popolari in particolare. La fallimentare esperienza del governo di Syriza in Grecia si è incaricata di dimostrare ciò che a qualcuno poteva apparire possibile: dentro la gabbia dell’Unione Europea, dei trattati vincolanti, dei diktat della Troika, dei meccanismi di governance e di centralizzazione politica sempre più stringenti e avulsi da qualsiasi legittimazione democratica, è impossibile realizzare qualsiasi politica di carattere anche solo riformista.
Solo fuori dalla gabbia dell’Unione Europea, rompendo l’asfissiante recinto costruito dalle classi dominanti continentali, sarà possibile affermare spazi di libertà, di partecipazione, di democrazia e di benessere. La rottura con l’Ue e l’Eurozona rappresentano la condizione sine qua non per ogni progetto alternativo all’attuale status quo, al tempo stesso un obiettivo – per poter ricostruire, fuori dai diktat di Bruxelles e di Berlino, un’eventuale nuova integrazione regionale basata sulla reciprocità, la complementarietà e la solidarietà – e uno strumento in grado di coordinare e rilanciare su un piano più alto e strategico le varie vertenze, le varie rivendicazioni di carattere politico, sociale e sindacale che sempre più in ordine sparso di trovano a sbattere contro il muro delle compatibilità dell’Unione Europea. Eppure, nonostante la tragedia politica consumatasi in Grecia, la stragrande maggioranza della sinistra italiana, più o meno “radicale”, continua ad agitare slogan e obiettivi illusori quando non truffaldini, chiamando il proprio popolo a manifestare per ‘cambiare l’Europa’, per ‘democratizzare l’Europa’, per ‘riformare l’Europa’. E così il 25 marzo Cgil, Arci, Sinistra Italiana, il quotidiano ‘Il Manifesto’, un certo numero di centri sociali, ma anche il Partito della Rifondazione Comunista e i Cobas scenderanno in piazza a Roma in quella che si configura come una manifestazione oggettivamente collaterale – e non contrapposta – alla kermesse che vedrà i protagonisti i capi di stato e di governo di uno spazio politico, economico e militare, l’Unione Europea, che tenta di rilanciarsi dopo la Brexit e la crisi sui rifugiati spostando a destra il proprio asse e approfondendo la propria natura imperialista. In piazza le sinistre europeiste metteranno in campo varie iniziative che confluiranno al Colosseo. Con la loro ‘Marcia per l’Europa’ i federalisti europei chiederanno un rilancio del processo di unificazione su basi politiche (alimentando l’illusione che “più Ue” voglia dire più democrazia!), i promotori del cartello “La Nostra Europa” chiederanno una Ue più “unita, democratica e solidale”, i centri sociali che fanno riferimento alla disciolta Sel manifesteranno per la “libertà di movimento”. Per non farsi mancare nulla, poi, l’ex ministro ellenico delle Finanze Yanis Varoufakis riunirà a Roma vari esponenti politici di centrosinistra italiani ed europei per continuare a promettere che è possibile migliorare l’Unione Europea “anche senza cambiare i Trattati”. A unire le varie mobilitazioni dei soggetti di centrosinistra e sinistra europeista una mancanza assoluta di riferimenti ad una volontà di rottura con quello che viene considerato un recinto obbligato, un contesto continentale necessario e non invece il risultato di un progetto delle borghesie e delle classi dominanti che va rigettato e demolito. Manca negli appelli de ‘La Nostra Europa’ e degli estensori dell’appello “Libertà di movimento – Europe4all” ogni indicazione del nemico da battere, mentre si pone grande enfasi sul dovere di salvare l’Ue dai populismi e dall’ascesa di quelle forze reazionarie che proprio le politiche ‘lacrime e sangue’ imposte dagli eurocrati di Bruxelles hanno aiutato ad affermarsi e a legittimarsi.
Riteniamo sinceramente vergognoso il passaggio dell’appello firmato dall’ARCI che mette sullo stesso piano le mobilitazioni promosse dai “sovranisti” (termine che classifica alcune organizzazioni e partiti neofascisti e di estrema destra) e quelle degli “antagonisti”, un’operazione di mistificazione politica che ripropone una inaccettabile separazione tra “buoni” – le sinistre europeiste, ovviamente – e “cattivi”.
Il 25 marzo Roma verrà attraversata da due cortei: quello di coloro che si definiscono “europeisti radicali” che nonostante i vari “se” e “ma” di fatto sosterrà una impossibile “Unione Europea riformata e democratica” legittimando l’Unione Europea reale, quella che esiste già e con la quale i popoli, i lavoratori e i movimenti di lotta devono fare i conti ogni giorno; ed un altro, organizzato da Eurostop, che invece porrà con forza la necessità di rompere la gabbia dell’Unione Europea.
Occhio a non sbagliare manifestazione… perché un’altra Europa potrà nascere solo a partire dalla sconfitta e dalla demolizione di quella costruita dai nostri nemici.