Guglielmo Carchedi, Lavoro mentale e classe operaia
Un aspetto fondamentale della teoria della conoscenza che si può estrarre dai lavori di Marx è che la conoscenza ha necessariamente una natura sociale e quindi di classe.
Come dice Marx: Quando sono attivo scientificamente ecc. – quando mi dedico ad attività che raramente svolgo in comunione diretta con altri – sono sociale, perché sono attivo come essere umano. Non solo il materiale della mia attività è per me un prodotto sociale (come persino la lingua con cui il pensatore è attivo): la mia esistenza è un’attività sociale (Marx, 1971, p.137, mia traduzione).
In termini di quanto detto più sopra, mentre le sinapsi rendono possibili le diverse percezioni del mondo, quello che è percepito è eminentemente sociale; è la miriadi delle relazioni e dei processi sociali che costituiscono una società. La conoscenza è sempre sia individuale che sociale. Come nota Marx, gli individui generano conoscenza con contenuto sociale anche quando non interagiscono con altri individui durante la generazione di tale conoscenza. I rapporti tra di loro sono solo temporaneamente sospesi. La nuova conoscenza è il risultato della continua trasformazione della conoscenza già acquisita anche in caso di completo isolamento.
A questo punto bisogna distinguere tra la conoscenza individuale e quella collettiva. La conoscenza individuale è la specifica nozione della realtà che ha ogni individuo. Siccome ogni individuo è differente dagli altri, ogni conoscenza individuale è diversa da tutte le altre. Se questo è vero, come possono conoscenze diverse per definizione far parte di conoscenze collettive, cioè condivise? Ciò è possibile perché, come dalla citazione di Marx qui sopra, le conoscenze individuali hanno matrici in comune, una natura sociale, che rendono l’aggregazione in conoscenze collettive possibile. Vediamo come. (Che la conoscenza possa essere collettiva non incide sulla questione se essa sia materiale o no)
Gli individui interiorizzano la realtà sociale.
Quando generano la propria conoscenza, essi trasformano un’interiorizzazione con un contenuto sociale in una conoscenza che quindi ha un contenuto sociale. L’interiorizzazione è una funzione spontanea del cervello e come tale non è socialmente determinata. Ma ciò che s’interiorizza è socialmente determinato e richiede l’interazione sociale.
L’interiorizzazione del contenuto sociale è una caratteristica degli esseri umani comune a tutte le società. Nel capitalismo il contenuto sociale va ricercato nell’essenza del funzionamento del sistema, la produzione di valore e plusvalore e quindi nell’insanabile contrasto tra produttori e appropriatori di plusvalore.
Nel perseguire i propri interessi, ciascuna delle due classi fondamentali genera la propria razionalità. L’estorsione di plusvalore genera la razionalità del capitale. Essa dà una forma cognitiva allo sfruttamento, alla disuguaglianza e all’egoismo. La lotta del lavoro per l’abolizione dello sfruttamento genera la razionalità del lavoro. Essa, per sottrarsi allo sfruttamento, alla disuguaglianza e all’egoismo, deve essere l’opposto della razionalità del capitale e quindi dà una forma cognitiva alla co-operazione, alla solidarietà e all’uguaglianza. La razionalità del capitale conduce a crisi, guerre, distruzione della natura, ecc. Quella del lavoro conduce alla soddisfazione dei bisogni umani come definiti dai produttori, in armonia tra di loro e con la natura.
Le due razionalità s’intrecciano in una immensa varietà di forme e modalità e pervadono tutti gli aspetti della società. Ciascun individuo interiorizza una razionalità, o l’altra, o più spesso entrambe in un intreccio contradditorio, ciascuno nella sua maniera specifica, e lo trasforma in una sua propria conoscenza con un contradditorio contenuto di classe.
Non vi è conoscenza individuale il cui contenuto sociale, di classe, sia neutro. La conoscenza individuale ha sempre un contenuto di classe, che gli individui se ne rendano conto o no. Gli individui perseguono i propri interessi personali che sono la manifestazione specifica, individuale delle due razionalità di classe.
In questo modo, le classi generano la conoscenza che esprime e difende i propri interessi di classe. Questo è il contenuto di classe della nuova conoscenza (CN), l’output del processo lavorativo mentale.
Quanto sopra sembra scontrarsi con il fatto che vi sono elementi della conoscenza che valgono per più di una classe e per più di un’epoca. Per esempio, due più due è sempre uguale a quattro in tutte le società e per qualsiasi classe. Prima di tutto, la questione è cosa vogliamo misurare e come vogliamo misurarlo. Per esempio, il nostro sistema per annotare le ore del giorno va da 1 a 24 cosicché 23+1=24, la fine del giorno. Ma 23+1 è anche = 0, l’inizio di un nuovo giorno. E se si sommano 24+2 il risultato è 2 e non 26. In matematica ciò è espresso come 26=2, modulo 24. Oppure consideriamo un sistema da 0 a 4. In tal caso, 3+1=4 ma 3+1è anche =0. Se scegliamo modulo 4, 2+2=4 ma anche 2+2=0.
Quindi, 4=4 se 4 è il punto finale di un periodo ma 4=0 se 4 è l’inizio del periodo susseguente. Perfino nel vuoto formalismo della matematica non ci sono verità assolute. L’apparente contraddizione che 2+2=4 ma anche che 2+2=0 sorge perché si è implicitamente ignorato il tempo. Dato un periodo t1-t2, t2 è allo stesso tempo il momento finale di t1-t2 e il momento iniziale di t2-t3. Allora, 2+2=4 si riferisce a t2 come momento finale di t1-t2 e 2+2=0 se ci si riferisce allo stesso t2 come momento iniziale di t2-t3. Ma se si è scelto il modulo (per esempio, modulo 24) e il tempo di riferimento (il giorno), 2+2=4 sempre per ogni classe e in ogni epoca.
Allora, è questo un esempio della neutralità della conoscenza? No. Siccome il processo lavorativo mentale implica un cambiamento della conoscenza contenuta nella forza lavoro dei lavoratori mentali durante il processo lavorativo mentale (CS in relazione 2 più sopra), il contenuto sociale della conoscenza come input può cambiare durante il processo lavorativo mentale. Per esempio, una conoscenza il cui contenuto sociale è la razionalità del capitale può essere immessa in un processo che sfocia in una conoscenza di segno opposto se, durante quel processo, essa è sottoposta a una critica radicale. Ne consegue che se l’input mentale è il risultato di un processo mentale di epoche precedenti, non è necessario risalire alla originaria natura sociale di quella conoscenza per determinare la natura sociale dell’output mentale di cui essa è un input. Ciò vale sia che quell’elemento di conoscenza sia usato nell’epoca in cui è sorto che in un’altra epoca. La condizione è che, se usato in un’altra epoca, esso possa entrare a far parte della razionalità espressa da gruppi e classi costitutivi della nuova epoca. Lo stesso vale per l’uso da parte di classi diverse.
Ritorniamo a 2+2=4. Molte antiche civiltà, agli albori della storia, in società senza classi, non avevano numeri più grandi di due. Per essi si usavano espressioni come “molte persone”. Presumibilmente, i sistemi numerici (e quindi 2+2=4) furono determinati dall’emergere dello scambio e del commercio. Questa è un’indicazione che 2+2=4 ha avuto un’originaria natura sociale. Ma qualunque essa sia stata, se essa sopravvive all’epoca che l’ha generata, essa entra a far parte come input di un processo lavorativo mentale e quindi della natura di classe del prodotto mentale finale e acquisisce la sua natura di classe secondo il contenuto di classe (il tipo di razionalità) del processo lavorativo mentale di cui entra a far parte. 2+2=4 non è un esempio della neutralità di classe della conoscenza. Piuttosto, 2+2=4 è un esempio di come la natura di classe della conoscenza generata in un’epoca passata riemerge in un’epoca posteriore plasmata dalla natura di classe dell’epoca posteriore. Lo stesso vale per il suo uso da classi diverse. È l’insieme che determina la natura delle parti che vengono in esso inglobate, che esse provengano da un’altra epoca o da un’altra classe della stessa epoca. Coloro che sostengono che la conoscenza è neutrale scambiano una determinazione di classe che è soggetta a mutamenti per una natura neutrale.