Guglielmo Carchedi, Lavoro mentale e classe operaia
È opinione comune che la conoscenza collettiva, cioè la conoscenza condivisa da aggregazioni di individui, quali gruppi e classi, sia il risultato delle semplice sommatoria di conoscenze individuali. Nulla di più sbagliato. Le conoscenze individuali sono per definizione una diversa dall’altra. Diverse conoscenze individuali confluiscono in una conoscenza condivisa, collettiva, non per un semplice (impossibile) processo di sommatoria ma perché la confluenza è stata il risultato di una trasformazione di quelle conoscenze, di un processo di lavoro mentale, in una conoscenza condivisa. Quella conoscenza condivisa è diversa da quelle conoscenze che in essa sono state trasformate. La loro aggregazione è allo stesso tempo la loro trasformazione.
Prima di tutto, quali sono le condizioni per l’aggregazione/trasformazione delle conoscenze individuali? Marx aveva già considerato un problema simile quando scoprì la differenza tra lavoro astratto e lavoro concreto e che due merci, per definizione diverse (prodotte da diversi lavori concreti), possono essere sommate perché hanno un elemento in comune, il lavoro astratto necessario per la loro produzione. Analogamente, diverse conoscenze individuali possono essere aggregate solo se hanno un elemento in comune.
Per scoprirlo, bisogna introdurre una nuova dicotomia, simile alla dicotomia lavoro astratto/lavoro concreto: individui specifici e individui astratti. Questi non sono due tipi diversi d’individui. Essi sono due aspetti di ciascun individuo, cioè ogni individuo è sempre e allo stesso tempo sia specifico che astratto.
Gli individui possono essere considerati nella loro unicità, nella loro specificità. In tal senso essi sono individui specifici. È questa la nozione che gli ideologi del capitale hanno in mente quando affermano che la società non esiste. Essi ignorano l’ovvia realtà che per definizione gli individui vivono nella società e quindi stabiliscono necessariamente relazioni tra di loro. In altre parole, essi appartengono necessariamente a gruppi sociali. Da questa prospettiva, gli individui sono individui astratti perché si astrae dalla loro specificità e si evidenzia solo quello che hanno in comune, l’essere membri di un gruppo (classe) sociale perché ciascuno rappresenta a modo suo gli interessi di quel gruppo diventando quindi il rappresentante, ciascuno a modo suo, dello stesso rapporto sociale. Gli individui specifici, quando diventano parte di un gruppo sociale (classe) diventano anche rappresentanti, ciascuno a suo modo, degli interessi di quel gruppo e, dato che quegli interessi sono necessariamente in relazione con gli interessi di altri gruppi, diventano portatori di specifiche relazioni sociali.
Questi interessi e questo rapporto sociale diventano il contenuto sociale delle varie conoscenze individuali, l’elemento che raggruppa le varie conoscenze individuali che sono per definizione diverse. Le diverse conoscenze individuali possono essere aggregate in una conoscenza collettiva perché esse hanno un elemento in comune che astrae dalla loro specificità. Questo elemento comune è il loro contenuto sociale, il quale a sua volta esprime in ultima istanza la loro razionalità di classe in una miriadi di forme diverse. Dato che non è l’aspetto specifico di una conoscenza ma la condivisione del suo contenuto sociale, di classe, che permette a qualsiasi individuo specifico di diventare membro di quel gruppo, i gruppi sociali possono riprodursi indipendentemente da quali individui specifici ne facciano parte.
La condivisione degli stessi interessi crea la possibilità che sorga una conoscenza collettiva. Tuttavia, gli stessi interessi vengono percepiti in maniera diversa dai diversi individui specifici. Affinché la conoscenza collettiva si manifesti, ci deve essere un elemento aggregatore che unifichi queste diverse percezioni.
Questo è il compito dell’intellettuale organico di un gruppo, il teorico o ideologico di quel gruppo. Un intellettuale organico trasforma gli interessi di un gruppo nella propria visione della realtà. La sua conoscenza individuale diventa l’interpretazione specifica, personale, di una conoscenza collettiva, la forma specifica di una generalità.
Ciascun intellettuale organico appartiene a un gruppo d’individui concreti e rappresenta gli interessi che li accomuna. Gli intellettuali organici sono quindi elementi organici del gruppo da essi rappresentato. Sia gli intellettuali organici (i rappresentanti) che coloro che essi rappresentano formano l’intelletto collettivo di quel gruppo. Data la continua interazione tra gli intellettuali organici e gli altri membri di quel gruppo, la conoscenza collettiva di quel gruppo è il prodotto dell’intelletto collettivo e non solo degli intellettuali organici, anche se l’apparenza suggerisce il contrario.
L’articolazione dell’intelletto collettivo va oltre l’intellettuale e coloro da lui/lei rappresentati. Primo, più di un individuo concreto ha le qualità per diventare un intellettuale organico di un gruppo. Cioè un gruppo può esprimere uno o più rappresentanti dei propri interessi.
Essi confliggono nel tentativo di imporre la propria conoscenza sugli altri. In una società divisa in classi, tale funzione può richiedere un sistema di compensi numerari e differenziazioni di status sociale. Secondo, oltre agli intellettuali organici che rappresentano gli interessi di tutto il gruppo e che quindi hanno la massima capacità di aggregazione degli interessi di quel gruppo, vi sono altri che hanno una minore capacità di aggregazione. La loro conoscenza va a far parte della conoscenza di chi ha una maggiore capacità di aggregazione.
Infine, l’intelletto collettivo di un gruppo interagisce con quello di altri gruppi. Quindi, un intelletto collettivo può interiorizzare elementi di una conoscenza collettiva diversa, fino al punto in cui il contenuto di classe della conoscenza collettiva originaria subisce un cambiamento radicale. A quel punto, quella conoscenza collettiva diventa l’espressione degli interessi di un altro gruppo e quelli che erano i suoi intellettuali organici diventano i rappresentanti di un altro gruppo con interessi antitetici. Non vi è quindi nessuna garanzia che un gruppo (classe) generi una conoscenza che rappresenti i propri interessi e bisogni.
Una classe non diventa necessariamente cosciente dei propri interessi. La questione non è quindi la dicotomia tra vera e falsa coscienza, una maggiore o minore accurata riflessione della realtà, una dicotomia la cui matrice culturale è la teoria della riflessione. Il capitale esprime la sua razionalità, così come il lavoro esprime la propria. La falsa coscienza per il lavoro è l’accettazione della razionalità del capitale, e quindi della conoscenza con un contenuto di classe capitalista.
Gli intelletti collettivi sono quindi molto articolati e dinamici. E la conoscenza collettiva da essi prodotta è ugualmente articolata e soggetta a continuo cambiamento, sia formale, in caso essa sia una forma diversa degli stessi interessi, sia radicale, in caso essa incominci a servire altri interessi, fino a quando la sua natura di classe sia cambiata. La conoscenza collettiva è attraversata dallo scontro di classe.
Un importante corollario di quanto sopra è che il sapere si materializza in tecniche che sono incorporate in mezzi di produzione.
Questo sapere, queste tecniche e queste macchine costituiscono le forze produttive, ciò che determina la produttività del lavoro. Ne consegue che le forze produttive non sono neutrali. Esse hanno un contenuto di classe.
Questa tesi è fondamentale per una teoria della transizione dal capitalismo al socialismo o comunismo.