di Italo Nobile
Più passa il tempo e più la riflessione di Luciano Vasapollo e di Rita Martufi diventa vivace e appassionata. Interpreti consapevoli di un metodo materialista essi in primo luogo aggiornano i temi più rilevanti su cui si sono concentrati nel passato al fine di verificare le ipotesi fatte ma anche di registrare quei cambiamenti che ci costringono almeno in parte a mutare rotta.
Vogliamo dare uno sguardo a tre testi editi in questo periodo dalla casa editrice Efesto.
Il primo è l’aggiornamento e l’ulteriore elaborazione a partire da un testo del 2000 “Comunicazione deviante” allora edito da Media Print con la prefazione del compianto Alessandro Mazzone. In questo studio informazione e comunicazione assumono un ruolo dominante sia sul terreno della produzione e dell’accumulazione che su quello del consumo trasformando l’impresa in fabbrica sociale generalizzata. Alessandro Mazzone, nella prefazione al testo afferma “Questo libro descrive un’invasione … una invasione che non ha bisogno di varcare i confini di uno Stato … che non agisce sugli individui, ma essenzialmente dentro di essi”. Vasapollo esaminava gli effetti della comunicazione deviata e deviante sul corpo sociale e intravedeva una sorta di totalitarismo della comunicazione strategica che vanificava i tentativi di democratizzare i processi di decisione politica.
A distanza di 18 anni il tema viene ripreso: la fase attuale di mondializzazione dello sviluppo capitalistico vede l’uso sempre più intensivo di scienza e tecnologia nella produzione e un ruolo sempre più importante della conoscenza e della comunicazione all’interno del processo produttivo. All’interno di quest’ultimo si sperimentano nuove modalità per ammaestrare il gorilla ovvero il lavoratore (riprendendo la terminologia gramsciana a sua volta mutuata da Taylor) rendendolo ideologicamente subalterno alla fabbrica sociale generalizzata, convincendolo ad esempio a non percepire salario al fine però di rendere più affidabile il curriculum. Vasapollo nel testo rielabora il magistero gramsciano, ma in questo volume aggiornato inserisce un prologo dove il confronto è con la teoria del lavoro mentale elaborata recentemente da Mino Carchedi.
Da questo confronto emerge la necessità di non appiattirsi sulla cosiddetta “rivoluzione tecnico-scientifica” e Vasapollo dice “… da un punto di vista marxista prodondi cambiamenti sociali non possono prendere il via solo a partire dalle rivoluzioni tecnologiche; si rendono necessarie trasformazioni nell’odine delle relazioni di proprietà perché si produca un cambiamento sociale che modifichi la qualità del sistema di relazioni di produzione oggi dominante”. Nelle conclusioni, non a caso intitolate “Attenti ai gorilla !!!”, Luciano Vasapollo conclude “La comunicazione deviante come invasione della cultura di impresa nel sociale … si comprende solo come parte organica di un tutto sociale corrispondente alla nuova configurazione del modo di produzione capitalistico nei paesi imperialisti”.
Il secondo testo a cui si voleva accennare è (sempre delle edizioni Efesto) “Piano, mercato e problemi della transizione” che si potrebbe considerare per certti versi l’ideale continuazione de “Il torocoro e l’uragano. La pianificazione socio-economica come risposta alla crisi globale”, pubblicato da Zambon. In quest’ultimo libro Vasapollo tenta di evidenziare come l’adesione eccessiva al modello di pianificazione sovietico abbia causato una perdita della capacità di creazione, sviluppo e messa a fuoco critica del pensiero marxista. La natura sistemica della crisi del 2007 ci riporta invece a considerare la possibilità della pianificazione. Questa possibilità però è condizionata dalla capacità eventuale della tradizione (o del programma di ricerca) comunista di considerarsi un movimento reale che non può prescindere dal corso degli eventi storici.
In questo senso l’approfondimento circa lo sviluppo del modello cubano ma anche quello relativo alla rivoluzione bolivariana può essere d’aiuto a chi voglia riprendere il testimone di questa tradizione. Dice Vasapollo nell’introduzione “Bisogna inquadrare gli attuali processi in corso non in maniera ideologica o con un acritico assenso, ma riconducendoli alla realtà delle cose, che non sono purtroppo un costante e progressivo cammino verso l’ideale comunista ma implicano a volte anche scelte sofferte e sul piano teorico momentanei passi indietro pur mantenendo l’orizzonte strategico della transizione socialista verso il comunismo”.
In “Piano, mercato e problemi della transizione” si parte ancora dalla crisi sistemica per sottoporre a critica la scienza economica borghese e la teoria delle transazioni economiche (e del denaro) che la caratterizza. All’interno di questa critica si analizza il ruolo delle banche e si elabora una teoria dell’emissione che, grazie all’evoluzione dei sistemi monetari verso schemi immateriali, si mostra come più adatta della teoria di tipo neoclassico dell’interscambio relativo a descrivere i processi in corso ed a proporre soluzioni razionali ai problemi che si stanno presentando. In quest’ambito s’introduce il tentativo all’interno dell’Alba latino-americana del nuovo sistema bolivariano dei pagamenti internazionali al fine di proteggere le economie nazionali (e dei sistemi regionali) dal disordine monetario internazionale. Vasapollo poi approfondisce il tema della pianificazione ed in particolar modo le sue modalità storico attuative a Cuba, in Venezuela, in Bolivia e in Ecuador. Nell’ultima parte si introduce il ruolo della comunicazione deviante nella fabbrica sociale capitalistica per giungere poi ad una riflessione sul rapporto tra conoscenza ed economia concludendo che “ …solo una formazione politico-culturale complessiva può costituire uno strumento valido per le nuove sfide che il sempre più aspro conflitto capitale-lavoro richiede in Europa”. Vasapollo poi analizza il caso italiano per giungere poi a due ultimi capitoli sulla pianificazione e sulla transizione al socialismo : “Oggi la questione del rapporto tra politica ed economia, e tra piano e mercato, va posta al centro di ogni progetto politico che si propone di porsi sul terreno del superamento del modo di produzione capitalistico”. E ancora “subordinare l’economia alla politica sarebbe una alternativa alla mondializzazione capitalistica esistente”.
Veniamo al terzo testo, quello più pregno di conseguenze politiche immediate e scritto con le integrazioni di molti compagni della Piattaforma Sociale Eurostop. Si tratta di “Pigs la vendetta dei maiali” (sempre Edizioni Efesto) ovvero della continuazione de “Il risveglio dei maiali” (Jaca book edizioni, 2011). In quest’ultimo testo si analizza la crisi attuale dell’economia capitalistica mettendola in relazione con la crisi Usa degli anni Settanta e con la presunta crisi europea del debito pubblico. Viene fatta una critica forte dell’Unione Europea e dell’Euro e anche alle strategie dell’austerity (anche in versioni keynesiane che ancora aleggiano nella sinistra europea).
Si propone, apertamente, la rottura della gabbia dell’Unione Europea, l’uscita dall’Euro e si prospetta la necessità dell’organizzazione di una nuova area monetaria euro-mediterranea ispirata dall’Alba sudamericana. Si tratta di una delle premesse teoriche più consapevoli e sistematiche di cui la costituzione della Piattaforma Sociale Eurostop è – anche se non direttamente – una risultante. Vasapollo afferma verso la fine del testo in coerenza con il percorso sin qui fatto: “La nostra analisi non ha a che fare con una visione immediata di fine del capitalismo per autodistruzione ed una teoria del crollismo. In assenza di un confronto di classe radicale da parte di una forza soggettiva organizzata capace concretamente di una ricerca di soluzioni, il sistema troverà ancora altre modalità attuative per far sopravvivere il modo di produzione capitalistico”.
Nel testo da poco pubblicato e presentato al convegno di Eurostop a Roma, lo scorso 16 settembre, (un commento a questa presentazione lo troviamo in http://contropiano.org/news/cultura-news/2018/09/19/si-passa-dai-no-alla-proposta-la-vendetta-dei-pigs-0107663) si parte dall’analisi della crisi sistemica e dalla teoria delle emissioni meglio elaborata in “Piano, mercato e problemi della transizione” per elaborare una politica finanziaria che sia alternativa a quella del capitale. Vasapollo dichiara che i paesi della periferia europea hanno bisogno di un sistema monetario e finanziario che sia alternativo all’Euro e alla globalizzazione, essendo poco praticabili e ugualmente classiste le proposte di rigenerazione del capitalismo per mezzo di un nuovo contratto sociale. L’Europa è riformabile, ma l’UE e l’Euro no dal momento che sono il fulcro di una politica imperialista contro la quale bisogna lottare. Per farlo bisogna subordinare l’economia alla politica, perseguire una società che vada oltre il capitale ma dare anche risposte immediate alla barbarie attuale. Si delinea dunque un programma di alternativa di classe guidato da una pianificazione socio-economica che tuteli le economie da una sorta di strozzinaggio monetario.
Questo programma prevede una nuova moneta dell’area Euromediterranea (perché l’Europa si riforma solo se si apre ai popoli al di là del Mediterraneo), una ridenominazione del debito dei cosiddetti Pigs in questa nuova moneta, il rifiuto di una parte del debito, la nazionalizzazione delle banche e il controllo dei capitali. Non esiste una via regia (riformista o angustamente nazionalista) per l’uscita dall’Euro e bene fa Vasapollo a sottolineare che “ … la questione dell’uscita dall’Euro non è da noi concepita in chiave di generica, impropria, strategicamente inadeguata sovranità nazionale anche se sono possibili passaggi tattici di fase, ma ha una dimensione immediatamente di classe …” ed inoltre “se i paesi della periferia europea vogliono prendere il controllo sull’attività produttiva, lo potranno fare solo strategicamente in modo congiunto … ”.
Il testo poi affronta la questione del blocco sociale (che dialetticamente si rapporta a quella dell’uscita) e quella di un nuovo sistema di alleanze globali prima di un appendice che riporta dati statistici utili a comprendere la possibilità (in termini di peso economico) di una Area euro-mediterranea in cui un esito simile a quello dell’attuale UE può essere scongiurato dalla natura di classe della rottura e dalla complementarità produttiva dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
Dalla lettura di questi testi possiamo comprendere come la riflessione di Vasapollo/Martufi (e anche della Rete dei Comunisti e di Eurostop come si sta tentando di evidenziare nel progetto formativo che si sta iniziando a sperimentare tra i compagni e su cui torneremo, con più organicità, nei prossimi mesi) si confermi come una continua revisione e una continua messa alla prova delle teorie elaborate in precedenza nel tentativo di applicare la dialettica di continuità e discontinuità (attinta da Engels e Lenin anche dalle scienze della natura) nel campo dell’indagine conoscitiva e della prassi. 28 settembre 2018