Spero che tutta questa commozione sia riservata anche ai contesti bellici che non hanno risparmiato tesori artistici non ascrivibili alla cultura occidentale.
Beni saccheggiati o lasciati deperire, vittime collaterali di una tragedia che non ha risparmiato diverse popolazioni, città storiche e civiltà millenarie, le elenco? Iraq, Sud del Libano, Siria, Yemen per non stare che nel Medio Oriente.
La nostra “civiltà” è stata costruita con la “rovina” delle colonie ed il sangue dei colonizzati, oltre che della forza lavoro autoctona.
Per capirci, quello di Notre Dame è un avvenimento che ci ricorda due cose: come venga gestito il patrimonio nell’era del liberismo (insieme a Greenfield a Londra e Ponte Morandi a Genova) e che tutto ciò che è solido “si scoglie nell’aria” in questo sistema.
Certo anche io mi sono commosso e sono stato colpito: Parigi la amo visceralmente, dalle sue fogne dove si organizzava la resistenza alla sua skyline che ha punti fermi e notevoli mutevoli squarci.
È stata distrutta e “rifatta” almeno due volte – tre con le mutuazioni attuali – ed è per questo che ciò che di più antico sembra perenne. “Paris: Capital of modernity” – purtroppo non c’è in Italiano – di David Harvey ci fa ragionare su molte cose, e su cosa sia una città fondamentalmente in questo sistema economico, dove il termine “tutela” è derubricato a logiche speculative e dove le trasformazioni sono la grammatica dell’urbanistica della rendita “costi quel che costi”.
Notre Dame non è il “Sacro Cuore” e non è stata incendiata dagli insorti di Barcellona, ma un monumento che trascende la religiosità e il cattolicesimo. Basta leggere Victor Hugo ed il suo splendido omaggio. Hugo è stato esiliato per la sua partecipazione ai moti del 1848 e grande propugnatore dell’amnistia per i comunardi parigini, oltre ad essere uno dei pochi scrittori che non si era scagliato contro la Comune (aveva altri difetti…).
È uno scempio della speculazione edilizia, o meglio un suo effetto collaterale e paradossale, come il ben più tragico crollo a Marsiglia
Giacomo Marchetti