di Michele Franco, Rete dei Comunisti
Con decine e decine di incontri in ogni parte del paese ha preso corpo nei mesi scorsi la campagna della Rete dei Comunisti “Unità della Sinistra: Un falso problema”.
Una discussione a cui hanno partecipato, nei vari incontri, attivisti politici e sindacali, esponenti dei “partiti comunisti”, compagni dei movimenti di lotta territoriali e rappresentanti di associazioni indipendenti.
Un dibattito ricco di argomenti e suggestioni ma anche aspro e senza formalismi.
Una vivace dialettica che è venuta fuori quando il confronto ha affrontato temi e questioni che attengono alle vicende politiche degli ultimi anni dove – a fronte delle sconfitte accumulatesi e del palese arretramento dei rapporti di forza tra le classi – si è concretamente materializzata la sciagurata azione politica della “sinistra” (in tutte le sue salse). Una linea di condotta la quale è stata “parte del problema” che i settori popolari della società hanno dovuto affrontare nel quotidiano calvario della crisi economica e dei dispositivi di governance che – sia sul piano continentale che su quello nazionale – hanno attaccato e mortificato le condizioni di vita e di lavoro e l’intero arco della riproduzione sociale,
Pur partendo dall’attuale congiuntura politica post elezioni del 4 marzo scorso e dalla vigenza dell’esecutivo “Conte/Salvini/DiMaio” il documento della RdC ha dovuto, necessariamente, richiamare quella fallace “coazione a ripetere” della “sinistra” la quale – anche in precedenti cicli politici (la parabola Berlusconiana e, successivamente, i governi prima “tecnici” e poi “politici” di ispirazione europeista a guida PD) – ha riproposto obiettivi e modalità di azione che subordinavano gli interessi dei ceti popolari alle esigenze del “risanamento dell’Azienda/Italia nell’ambito del processo di costruzione dell’Unione Europea” sposando, in toto, l’austerity, la gabbia dei Trattati e la funzione antisociale del suo strumento monetario: l’Euro.
Una politica la quale – anche quando veniva interpretata con toni “sociali” da quelle componenti che amavano autodefinirsi “sinistra radicale” – ha perennemente riproposto la filosofia dei “sacrifici necessari”, della “riduzione del danno” e di una impossibile riedizione di patti neo/corporativi in un contesto economico segnato dagli elementi strutturali della crisi e dall’accentuarsi della competizione interimperilistica.
Una impostazione politica e programmatica che ha disarticolato, ancora di più, ciò che residuava dei vecchi elementi di unità politica e materiale della classe, esponendoli al tritacarne dell’Unione Europea e spianando la strada alla demagogia leghista, all’ammuina dei ceti medi (sempre più depauperizzati ed incattiviti) e ad un nuovo e più disinvolto protagonismo delle destre.
E’ evidente, quindi, che l’attuale “rilancio della sinistra” da parte di quel caravanserraglio che mette assieme il duo Zingaretti/Landini con gli opinion maker della “sinistra patinata” de L’Espresso/Left/Repubblica accompagnati da quei settori economici/sociali orfani del business del Terzo Settore, di quel che fu il vecchio Movimento Cooperativistico e del variegato sottobosco dei finanziamenti a pioggia è uno spettacolo indecedente non solo sul versante culturale ed ideologico ma – soprattutto – per i danni che prospetta ai lavoratori ed al complesso degli interessi delle classi subalterne.
Da qui – come argomentato nel documento con cui la Rete dei Comunisti ha lanciato questa campagna di discussione e confronto http://contropiano.org/fattore-k/2019/02/04/112052-0112052 – l’urgenza di determinare una esplicita rottura teorica, politica ed organizzativa con questo mondo, con i suoi consumati riti e codici di riproduzione e con l’insieme dei politicismi che sottendono le periodiche e sempre più stanche riedizioni delle stagioni dell’ “unità della sinistra”.
Nelle varie città dove stiamo svolgendo i nostri incontri abbiamo riscontrato interesse verso le nostre opzioni le quali – e lo diciamo con preoccupazione – stanno avvenendo in un periodo dove, anche negli ambienti militanti, la discussione è abbastanza circoscritta ai temi legati a vertenze di tipo settoriale e/o locale o ai settori specifici d’intervento mentre registriamo una assenza di dibattito verso le questioni di tipo generale e di prospettiva pratico/politico.
Anzi – come risultato dell’azione centrifuga, dispersiva e disorientante della “sinistra” – si afferma, anche inconsapevolmente, una sudditanza ideologica e culturale verso temi ed argomenti, spesso indotti attraverso l’universo dei Social Network, (l’Antifascismo interclassista, un Ambientalismo generico o un Antirazzismo, oggettivamente, indigesto, per i nostri settori popolari) i quali non producono aggregazione vera, radicamento sociale e mobilitazioni reali che provano a modificare, anche progressivamente, i rapporti di forza favorendo la ripartenza di cicli di lotta e di organizzazione.
In questo contesto la nostra iniziativa sta coprendo, di fatto, un “vuoto politico” offrendo spunti analitici e sollecitazioni ad un compito non più rinviabile: l’oramai indispensabile bilancio critico/autocritico di una lunga stagione di sconfitte, arretramenti e disastri sociali.
Certo, nei dibattiti che affrontiamo, molti compagni, spesso con “le migliori intenzioni” continuano ad invocare ed auspicare “unità necessaria verso i comuni avversari” magari turandosi, di nuovo, il naso verso volti e, soprattutto, contenuti politici indigesti oppure ascoltiamo “aperture di credito” nei confronti del neo segretario della Cgil, Maurizio Landini, (da usare, come ci è stato detto in alcune assemblee, come “contraddizione agente”).
Oppure – altro totem della nostrana “sinistra” – il rilancio di un movimento antifascista senza nessun tipo di discriminanti anche verso quelle forze che hanno promosso e gestito, spesso in forme ancora più sofisticate del Salvini di turno, le politiche securitarie, razziste e di aperto sdoganamento revisionistico del fascismo e dell’intero corollario con cui si esplicita il moderno autoritarismo.
Insomma – per quel poco o quel tanto che stanno rappresentando le nostre assemblee – ci sembra che la campagna politica “Unità della Sinistra: falso problema” stia dando un contributo a quel lungo e complicato processo di costruzione, anche nel nostro paese, di una organizzata Rappresentanza Politica, incardinata ad un programma di fase coerentemente autonomo ed indipendente, dei settori popolari della società. Uno strumento che serve sempre più – come dimostra anche l’esperienza in corso di Potere al Popolo – per dare voce e forza ai settori sociali che non si riconoscono nella “sinistra” ed all’insieme di quel (disgregato) blocco sociale che resta l’alfa e l’omega del nostro agire.
E’ che questa attiva funzione della Rete dei Comunisti avvenga in un periodo che precede un nuovo passaggio elettorale (questa volta di tipo europeo) ci sembra un valore aggiunto a fronte di uno scenario che vede la riproposizione di contenitori spompati e, completamente, inadeguati ad incarnare un progetto di opposizione politica e sociale al polo imperialista europeo ed agli assetti istituzionali che scaturiranno dopo il 26 maggio prossimo.
20/aprile/2019