La Rete dei Comunisti in questi giorni ha dato vita a una serie di iniziative sul territorio italiano di sostegno al movimento popolare e socialista boliviano, spodestato dagli organi del governo politico dall’ennesimo colpo di stato nella storia del paese andino.
Nelle maggiori città dello stivale sono state effettuate una serie di azioni volte a sottolineare delle questioni di carattere specifico, che rispondo però all’esigenza di muoversi su un piano generale di mobilitazione sia di supporto al pronunciamento democratico espresso dalla popolazione boliviana, sia di denuncia dei responsabili materiali e dei complici ideologici del golpe.
A Milano, nella giornata di martedì con i compagni di Noi Restiamo e dell’Osa è stato appeso uno striscione di solidarietà al “Consulado generale de Bolivia”.
Il giorno successivo è stata la volta di Roma, dove la RdC ha organizzato assieme ad altre realtà cittadine il presidio sotto l’ambasciata dello Stato plurinazionale della Bolivia. All’appuntamento hanno risposto più di duecento persone, che nei vari interventi hanno riconosciuto l’innalzamento del livello di scontro in corso in tutta l’America latina. Inoltre, una telefonata del compagno Ramon, uno dei “cinque cubani” rientrati nell’isola dopo anni di detenzione illegittima negli Stati uniti, ha sancito lo spirito di classe e internazionalista che ha mosso la chiamata cittadina.
In apertura del presidio, una delegazione formata dai rappresentanti di RdC, Noi Restiamo, Osa, Usb, Pci e Italia-Cuba è stata accolta dall’ambasciatore boliviano, il quale ha ringraziato il supporto delle organizzazioni presenti e ha ribadito la necessità di tenere alta l’attenzione sugli svolgimenti in corso nel paese.
Ieri invece è stata la volta di Torino, dove di nuovo in compagnia delle strutture giovanili e sindacali è stato fatto un sit-in sotto la sede della Rai, denunciando il vergognoso servizio che l’informazione delle televisione e della radio di Stato, e non solo, sta effettuando in queste ore drammatiche per le sorti della democrazia della Bolivia.
In queste città, così come a Bologna, per tutta la settimana sono stati effettuati dei volantinaggi informativi e di sensibilizzazione sia nelle scuole che nelle università, luoghi strategici per il futuro di qualsiasi paese, ma che qui vorrebbero destinare all’apatia e alla (pretesa) neutralità politica.
Nei prossimi giorni seguiranno altre iniziative, consci che la solidarietà internazionalista si coltiva sia con l’attività di controinformazione sulle operazioni eseguite dall’imperialismo contro le esperienze più o meno consolidate di democrazia socialista, sia con la messa in moto di forze di emancipazione nei centri stessi di accumulazione capitalistica.
Per questo ci muoveremo per chiedere che il governo italiano non riconosca il governo fantoccio autoproclamatosi in queste ore con il benestare delle forze armate golpiste.
L’acuirsi di alcune contraddizioni insanabili all’interno dell’attuale modo di organizzazione sociale e produttiva si ripresentano in tutta la sua violenza in Bolivia come nel resto del continente. La battaglia è dura e lunga, ma il suo esito non è naturale, quanto piuttosto il frutto della disponibilità di una popolazione alla lotta, nella forma in cui questa si presenta, per la propria liberazione.
A questo proposito, a Roma sarà convocata per la prossima settimana un’assemblea con l’obiettivo di continuare a monitorare lo svolgimento degli eventi e l’evoluzione del terremoto scatenato dallo scontro di classe in Sudamerica.
Rete dei Comunisti
15 novembre 2019