Andrea Mencarelli
La mattina presto di mercoledì 19 agosto, il gruppo di militari, che nella giornata di ieri aveva arrestato il Presidente IBK e il Primo Ministo Cissé, ha chiesto una “transizione politica civile” che porti a nuove elezioni in “tempi ragionevoli”, annunciando sulla televisione pubblica ORTM la creazione di un Comitato Nazionale per la Salvezza del Popolo (CNSP).
“Noi, le forze patriottiche raggruppate nel Comitato Nazionale per la Salvezza del Popolo, abbiamo deciso di assumerci le nostre responsabilità davanti al popolo e davanti alla storia”, ha affermato il colonnello maggiore Ismaël Wagué, vice-capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare.
“Il nostro Paese, il Mali, sta sprofondando giorno dopo giorno nel caos, nell’anarchia e nell’insicurezza a causa degli uomini responsabili del suo destino”. Ha denunciato il “clientelismo politico” e la “gestione clientelare degli affari di Stato”, un sistema giudiziario “al di fuori della portata dei cittadini”, un “sistema educativo nazionale che va a rotoli” e i massacri degli abitanti dei villaggi, “il terrorismo e l’estremismo”.
Inoltre, questo gruppo di militari ha cavalcato il risentimento di una frangia interna alle forze armate maliane contro la corruzione nelle élite militari e politiche e l’appropriazione indebita di fondi da parte di alcuni alti ufficiali vicini al Presidente IBK.
Anche il Ministro della Difesa e quello della Sicurezza sono stati arrestati nel pomeriggio di ieri. Il malcontento è in parte dovuto alle difficoltà oggettive delle forze armate maliane di contrastare efficacemente gli attacchi jihadisti, soprattutto nel Nord del Paese, dovendo far affidamento al necessario supporto della forza francese Barkhane.
Al fianco di Ismaël Wagué, c’è un altro ufficiale di alto rango, ovvero il colonnello Malick Diaw, capo della 3a divisione militare di Kati, il campo da cui sono partite le operazioni nella mattinata di ieri e di cui ha una conoscenza perfetta e minuziosa. È noto per aver combattuto nel Nord del Mali e per essere stato a capo della Forza Speciale di Intelligence del Mali ai tempi del presidente Amadou Toumani Touré.
L’altro uomo forte del commando militare è Sadio Camara, già direttore generale dell’accademia militare “Prytanée Militaire” di Kati, prima di volare in Russia lo scorso gennaio per un addestramento militare. Tornato a Bamako sono 15 giorni fa, con un congedo di un mese, ha avuto un ruolo chiave nell’organizzazione del piano militare di mercoledì 18 agosto.
Questo team di giovani ufficiali è assistito da diversi colleghi di alto rango e più anziani della Guardia Nazionale, della Gendarmeria Nazionale, della Polizia, dell’Aeronautica e dell’Esercito, nonché dalle forze paramilitari. Ne fa parte anche il colonnello dell’esercito Assimi Goïta, attuale capo delle Forze Speciali nel Mali centrale, che – stando alle le ultime notizie – si è presentato come Presidente del CNSP a capo della giunta militare.
Nella sua prima dichiarazione pubblicata di ieri pomeriggio, dopo l’incontro con gli alti funzionari presso la sede del Ministero della Difesa, ha affermato che “il Mali si trova in una situazione di crisi socio-politica e di sicurezza. Non abbiamo più il diritto di commettere errori. Noi, facendo questo intervento ieri, abbiamo messo il Paese al primo posto”.
Il corrispondente a Bamako per RFI, Serge Daniel, parla di un “colpo di Stato guidato da alti ufficiali”. Secondo il ricercatore indipendente Marc-Andre Boisvert, intervistato da RFI, questi militari hanno più esperienza di quelli che hanno realizzato il golpe del 2012: “Rispetto al 2012, si tratta di ufficiali con un buon curriculum e una buona esperienza. Questo si può già vedere dal modo in cui hanno formulato il loro intervento. Sanno quali e come leve usare per cercare di rassicurare la comunità internazionale e cercare di ristabilire un dialogo. Nel 2012, fino all’ultimo minuto, non sapevamo con chi avevamo a che fare; i golpisti di allora avevano molta meno esperienza nella comunicazione”.
Al contrario, nella sua dichiarazione televisiva di ieri mattina, il colonnello Ismaël Wagué ha assicurato che “tutti gli accordi passati, compreso il processo di Algeri firmato nel 2015, saranno rispettati” e che varie forze internazionali, tra cui la missione dell’ONU “Minusma”, “Barkhane”, il G5 Sahel e Takuba (gruppo di forze speciali europee impegnate ad accompagnare i maliani in combattimento), “restano partner per il ripristino della stabilità”.
Sul piano politico, i militari hanno affermato di volere un cambiamento radicale di potere. Hanno già ottenuto le dimissioni del Presidente IBK, chiesto dalle numerose mobilitazioni di piazza degli scorsi mesi per denunciare la grave crisi socio-economica del Paese.
Alla fine di maggio, l’influente imam conservatore Mahmoud Dicko, i partiti dell’opposizione e associazioni della società civile hanno formato un’alleanza che ha preso il nome di Mouvement du 5 Juin-Rassemblement des Forces Patriotiques (M5-RFP).
Ora, i militari al potere hanno affermato che “la società civile e i movimenti socio-politici maliani sono invitati ad unirsi a noi per creare insieme le migliori condizioni per una transizione politica civile”. Nella serata di ieri, è stata resa nota una dichiarazione secondo la quale la coalizione di opposizione M5-RFP “prende atto dell’impegno del Comitato Nazionale per la Salvezza del Popolo ad aprire una transizione politica civile” e si impegna ad “intraprendere tutte le iniziative per elaborare un percorso il cui contenuto sarà concordato con il CNSP e con tutte le forze attive del Paese”.
Nel comunicato il M5-RFP ha annunciato di voler organizzare un “grande raduno patriottico per venerdì 21 agosto sulla Place de’Indépendance”, epicentro della protesta a Bamako degli scorsi medi contro l’ormai ex-Presidente IBK, “per rendere omaggio al popolo maliano per la sua lotta eroica”.
Inoltre, ha invitato “la CEDEAO, l’Unione Africana e la Comunità internazionale nel suo insieme a comprendere meglio la situazione in Mali oltre la richiesta di sanzioni e a sostenere il popolo maliano nella sua ricerca di pace, riconciliazione nazionale, di democrazia reale e miglior vita”.
Nel pomeriggio di ieri, durante una conferenza stampa, il CNSP ha invitato i funzionari del Mali a tornare al lavoro giovedì 20 agosto e ha assicurato che saranno presi accordi per proteggere le proprietà delle persone a seguito degli atti di vandalismo che hanno avuto luogo mercoledì in diversi negozi ed edifici pubblici, saccheggiati nella situazione di caos generale.
In attesa della sua riunione in programma per giovedì 20, la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (CEDEAO in francese) ha sospeso il Mali con da tutti i suoi organi decisionali con effetto immediato, ribadendo la sua contraria a “qualsiasi cambiamento politico anti-istituzionale” e affermando di “negare qualsiasi forma di legittimità ai golpisti”.
Inoltre, ha deciso “di chiudere tutte le frontiere terrestri e aeree e di bloccare tutti i flussi e le transazioni economiche, commerciali e finanziarie tra i paesi membri della CEDEAO e il Mali”, come si legge nel suo comunicato.