Dichiarazione della REDH
Le elezioni generali del 18 ottobre in Bolivia stanno attraversando un momento estremamente difficile e delicato. Le sistematiche minacce e le dichiarazioni di odio dei funzionari del governo de facto di Jeanine Áñez ci costringono ad essere vigili. Non c’è giorno in cui i portavoce del governo non invochino, apertamente e velatamente, l’uso della violenza poliziesca e di quella paramilitare contro i movimenti sociali, la leadership e la militanza del Movimento verso il socialismo (MAS) e dei suoi candidati presidenziali e vicepresidenziali, Luis Arce e David Choquehuanca.
Oggigiorno sono pochi i Paesi della regione in cui l’avvicinarsi al momento elettorale sia segnato, come in Bolivia, dalla minaccia dell’uso della forza e da una pressione per nulla dissimulata sulla Procura della Repubblica per far arrestare i leader sindacali e politici. Anche in Paesi con conflitti armati interni di lunga data, in momenti come questi sono state dichiarate delle tregue.
Non è il caso della Bolivia, dove il Ministro del Governo [attualmente è Arturo Murillo, ndt], vero detentore del potere, dopo l’incontro col Dipartimento di Stato e con il segretario generale dell’OSA, si è dedicato ad intimidire e minacciare i movimenti sociali e in particolare il MAS, rivelando di essere andato a comprare armi dagli Stati Uniti per “difendere la democrazia a qualsiasi costo” o affermando che il governo sarà consegnato a chi vincerà le elezioni generali, “tranne il MAS”, operando dunque una proscrizione selvaggia e preannunciando un nuovo colpo di stato in vista della vittoria del MAS alle urne.
Preoccupano anche alcuni resoconti di giornali e agenzie note per la loro serietà, che svelano piani per scatenare violenza prima, durante e dopo le elezioni, la cui paternità verrebbe in seguito attribuita al MAS al solo scopo di annullare le elezioni e scatenare un’incessante persecuzione della maggioranza popolare.
Il ritorno della democrazia è seriamente minacciato e siamo in grado di garantire che qualsiasi grave atto commesso dalla polizia, dalle forze militari o paramilitari sarà di competenza del governo de facto, dell’OSA e dell’UE, e dei media egemonici che manipolano e nascondono i grandi abusi che vengono commessi.
Da parte della Rete di intellettuali, artisti e movimenti sociali in difesa dell’umanità (REDH) chiediamo alle forze democratiche del mondo e in particolare dell’America Latina e dei Caraibi di seguire quotidianamente gli eventi in Bolivia, denunciare le intenzioni dittatoriali del governo de facto e chiedere che nulla interrompa il ritorno della Bolivia alla democrazia, che è l’aspirazione della stragrande maggioranza dei boliviani.
La Paz, 8 ottobre 2020