Rete dei Comunisti – Toscana
La violenta ripresa della pandemia evidenzia concretamente l’inconsistenza dei gruppi dirigenti dell’occidente, in crisi di egemonia da oltre 15 anni. I quotidiani rimpalli di responsabilità sono il prodotto del gioco di interessi dei diversi gruppi di potere (economico, giornalistico, lobbistico e affaristico di vario tipo, etc.) che cercano di affermare la loro lettura della realtà in base ai propri miopi interessi.
La situazione al momento è drammatica e fuori controllo di ogni “autorità” medica o politica, prodotto di dati strutturali e non di scelte politiche di corto respiro. Trent’anni di privatizzazioni e taglio della spesa sociale nella sanità, nella scuola e nei trasporti, fatti perché “l’Europa lo chiede” non sono recuperabili da nessuna magica capacità operativa di qualsiasi governo fosse anche il più efficiente.
Il capitalismo mostra di nuovo la sua natura antisociale e da apprendista stregone!
La feroce vendetta della borghesia internazionale contro le conquiste proletarie ed operaie del ‘900 con la distruzione dello Stato Sociale ed il furto sul reddito complessivo del lavoro, si sta riversando contro un Occidente in crisi anche sul piano della civiltà.
La ristrutturazione e digitalizzazione del sistema produttivo in atto porterà all’aumento della disoccupazione, precariato e riduzione dei redditi da lavoro, sia dipendente che subordinato e falsamente autonomo. La razionalizzazione produttiva su cui la UE punta metterà fuori mercato imprese e settori produttivi non funzionali alla ristrutturazione continentale finalizzata a sostenere i “campioni” industriali e finanziari europei. Chi cerca di sminuire il ruolo dell’UE rafforza la “necessità” di rendere più forte questa entità sovrannazionale.
Se la prima fase del Lockdown ha dato un sostanziale appoggio alle scelte del governo Conte bis, il riproporsi di quella condizione sta mobilitando nelle piazze settori sociali dall’economia informale o di nicchia che si trovano di fronte al proprio fallimento. Le forme spurie, ibride, delle rivolte di queste settimane sono l’espressione diretta della crisi di egemonia che sta investendo l’intero occidente. I comunisti dovranno fare i conti con questa “situazione concreta”, attraverso le proprie strutture di rappresentanza politica e direttamente.
Stare dentro le mobilitazioni, sviluppare campagne sui motivi reali che hanno portato a questa drammatica situazione, individuare i punti di sedimentazione organizzative nelle variegate forme che esprime una società in difficoltà, unificare settori sociali sino a ieri impermeabili tra loro, costruire una identità politica in cui il nemico, l’Unione Europea ed il capitale finanziario, sia messo in evidenza agli occhi di chi ora non ha alternative al conflitto. Accanto alla denuncia ed alla mobilitazione è necessario per i comunisti svolgere un lavoro di chiarificazione su un passaggio che ha tutto il carattere di un salto storico nel quale riemerge, dopo oltre 30 anni, la questione del cambio di sistema come necessità concreta, alla luce della siderale differenza tra la risposta dei paesi socialisti al Covid e la devastante situazione nella quale versano i paesi occidentali.
Il tema della rottura del modo di produzione capitalistico e della costruzione del Socialismo del secolo XXI è tornato di estrema attualità. Occorre praticarlo, nelle forme possibili che si determineranno nel conflitto reale dei prossimi anni, sulla base di rapporti di forza molto concreti, per i quali sarà imprescindibile la sedimentazione delle forze organizzate comuniste.
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