Le mobilitazioni a favore del popolo palestinese svoltesi in Italia in varie forme durante questa settimana hanno una chiara valenza politica e “rompono” quel clima di impasse che ci trasciniamo già prima dello scoppio della pandemia.
I presidi, ma molto di più le partecipatissime manifestazioni, hanno visto accanto alla comunità palestinese ed arabo-mussulmana, un importante presenza di “autoctoni” tra cui un rilevante protagonismo delle “seconde generazioni” arabo-discendenti, oltre a tanti giovani alla primissima esperienza politica che empaticamente sentono che essere dalla parte della Palestina, vuol dire stare dalla parte giusta della barricata.
In sintesi sono state mobilitazioni popolari di elevato carattere politico contro la colonizzazione e la segregazione sionista, la complicità di USA ed Unione Europea al suo sviluppo, ma anche contro l’asservimento degli Stati Arabi che hanno formalmente (o di fatto) “normalizzato” i rapporti con Israele.
Sono state manifestazioni per la Resistenza Palestinese in qualsiasi modo essa si esprimesse, indicando un netto rifiuto a considerare i palestinesi solo come “vittime” – secondo una ricorrente vulgata “umanitarista” – bensì come un Popolo che, in queste settimane, ha ritrovato la propria unità nella lotta, sia che vivesse nella diaspora o dentro i confini israeliani, nella striscia di Gaza o nella West Bank.
Pensiamo che la partecipazione e la determinazione che abbiamo visto in tante strade ed in tante piazze da Torino a Roma, da Milano a Bologna, da Napoli a Padova (per non citare che alcune città) sia dovuta certamente al livello di escalation militare a tutto campo di Israele ed al coraggio della Resistenza Palestinese, ma anche dall’ ignobile allineamento di tutta la classe politica italiana a fianco dell’entità sionista e dall’altrettanto indecente deformazione dei fatti proposta dai media tutti, tranne rarissime eccezioni.
Non a caso tutte le mobilitazioni di sabato sono state occultate, e non hanno trovato posto praticamente nei servizi dei telegiornali o nella stampa mainstream, nonostante si siano svolte importanti manifestazioni in tutta Europa da Madrid a Berlino.
Un altro fattore importante di riuscita secondo noi è dato dall’impegno quotidiano da parte di chi in questi anni ha mantenuto “la barra dritta” sulla Palestina, promuovendo campagne per il boicottaggio di Israele, contro la partnership a tutti i livelli tra l’Italia e questo Paese e contro la “normalizzazione” della presenza dell’entità sionista in svariati concessi culturali, artistici e sportivi. Particolarmente prezioso di fronte alla crescente censura e distorsione informativa, il lavoro di chi ha portato avanti una sorta di guerra asimmetrica contro l’allineamento dei media mainstream alle esigenze israeliane tese a “derubricare” la questione palestinese ai margini della discussione politica come una scocciatura irrilevante.
Pensiamo che senza questa rete che svolge questo “grigio” lavoro quotidiano ed ai rari giornalisti che non hanno mandato il cervello all’ammasso che hanno continuato a ricordare come la Palestina sia una ferita ancora aperta non solo per il mondo arabo ma per l’intero pianeta, le mobilitazioni non avrebbero avuto tale riuscita.
Un segnale particolarmente preoccupante ci giunge dalla Francia dove il ministro dell’interno ha consentito ai prefetti di impedire manifestazioni nelle due più grandi città dell’Esagono – come Parigi e Marsiglia – ed in altre città. Nel mentre nella città che si affaccia sul Mediterraneo si è svolto un presidio statico, nella capitale francese sono stati schierati più di quattro mila membri delle forze dell’ordine che hanno cercato di impedire nel corso di tutto il pomeriggio i tentativi di iniziare i cortei in differenti punti della città compiendo arresti e causando feriti. Con Macron, l’Unione Europea si mostra per quello che è: la tomba del diritto al dissenso!
Visto il livello di aggressione sionista che investe Gerusalemme, i Territori Occupati della West Bank, la Striscia di Gaza, i territori contesi ai suoi confini in Libano ed in Siria, ma anche la comunità arabo-israeliana soggetta a veri e propri pogrom da parte dai gruppi dell’estrema destra israeliana, e la spinta alla mobilitazione emersa in questi giorni pensiamo sia necessario iniziare a ragionare su una MANIFESTAZIONE NAZIONALE UNITARIA A ROMA insieme a tutti i soggetti interessati, a cominciare dalla comunità palestinese che vive in Italia ed a tutte le forze politiche e sindacali che hanno sostenuto fin qui le mobilitazioni.
Una manifestazione che serva ad inchiodare l’attuale esecutivo e tutto l’arco politico di fronte alla complicità con l’aggressione sionista e che confermi quello che è emerso con forza in questi giorni: una parte importante della popolazione italiana è contro l’appoggio che il suo governo da a Israele ed a fianco della Resistenza Palestinese senza se e senza ma.
Come Rete dei Comunisti ci rendiamo immediatamente disponibili al confronto per la costruzione di un percorso che porti il prima possibile alla MANIFESTAZIONE NAZIONALE UNITARIA ed ad una campagna politica che supporti Resistenza Palestinese.
Rete Dei Comunisti – 16 maggio 2021