Venerdì 21 maggio l’Italia ospiterà il Global Health Summit (Vertice Mondiale sulla Salute), promosso dalla presidenza italiana del G20. Una occasione per fare il punto sulla pandemia mondiale e sui futuri provvedimenti da prendere per contrastarla.
Come in ogni summit del genere, una spessa coltre di ipocrisia calerà sulle responsabilità dirette nell’ecatombe mondiale causata dai paesi imperialisti sulle proprie popolazioni.
La proposta del Presidente USA Biden di togliere i brevetti sui vaccini potrebbe essere la chiave di volta per distogliere una opinione pubblica scossa e attonita dalle devastanti conseguenze della pandemia, che hanno evidenziato come mai nella storia recente le macroscopiche differenze tra i paesi a capitalismo avanzato e quelli socialisti, dove la gestione dell’infezione ha avuto risultati clamorosamente diversi per la salute e la vita di chi abita a Cuba, in Vietnam, in Venezuela, in Cina.
Ma l’uscita del neo Presidente statunitense non ha un solo valore ideologico e propagandistico. A fronte dello scarto economico determinato dagli effetti diretti della pandemia, che vede il gigante cinese riprendere la corsa verso l’egemonia planetaria, i paesi occidentali devono correre ai ripari, tentando di ridurre nettamente l’impatto del virus sulle loro economie.
Non sappiamo quale sarà il decorso della pandemia e le forme attraverso le quali la rappresentanza politica delle multinazionali cercherà di contemperare i preminenti interessi delle Big Pharma con il necessario rilancio dell’attività economica e degli scambi commerciali. Quello che sappiamo è che alla crisi sistemica precedente si è aggiunta la tremenda ondata recessiva dell’ultimo anno, dalla quale non sarà affatto facile uscirne senza un nuovo, duro attacco al mondo del lavoro e a tutti i settori popolari.
L’imposizione da parte della UE di Mario Draghi alla presidenza del Consiglio, attraverso una sapiente operazione del proconsole Mattarella e dei suoi accoliti in Parlamento e nei gangli vitali dello Stato, ha esattamente questo scopo: gestire la ristrutturazione economica, sociale e amministrativa attraversi il cosiddetto Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Il summit del 21 maggio rientra a pieno in questo processo di riadeguamento delle filiere produttive nazionali ed internazionali, sul tema dirimente dell’uscita dalla crisi pandemica. I paesi occidentali chiamati a quel consesso hanno interesse a ricostruire le condizioni minime per sostenere quella competizione interimperialista e tra potenze economiche che da oltre 20 anni caratterizza le relazioni internazionali, dopo la fine della cosiddetta “globalizzazione” ad egemonia statunitense. Occorre, nelle condizioni date e con il massimo impegno qualitativo e quantitativo dei comunisti e delle soggettività rivoluzionarie, cercare di mettere sabbia negli ingranaggi di questo tentativo di riadeguamento dei poli imperialisti alla nuova fase che si sta aprendo.
Dopo oltre un anno di stand by forzato del conflitto politico e sociale, la mobilitazione proposta dall’Unione Sindacale di Base con lo sciopero della sanità del 21 maggio e la manifestazione nazionale del 22 maggio lanciata da Potere al Popolo! e raccolta da decine di realtà politiche, sindacali e sociali, oltre che da singoli intellettuali ed esponenti del mondo della cultura, mette in condizione i settori più attivi del movimento di classe di tornare in piazza su un programma politico/sociale che può essere la base sulla quale ricostruire nel nostro paese una opposizione in grado di coprire l’enorme vuoto politico creato dall’alleanza tripartisan intorno al banchiere della UE Mario Draghi.
Per la riuscita di questa due giorni sono impegnat* tutt* le nostre e i nostri militanti.
Rete dei Comunisti
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