Contributo all’Assemblea Nazionale della Rete dei Comunisti
Antonio Deplano
Questo mio intervento vuole poter cogliere l’aspetto “etico” – senza con questo abbassare il livello politico del dibattito; aspetto “etico” piuttosto che una “spocchiosa e noiosamente lunga” elaborazione di un documento le cui tesi condivido pienamente e delle quali spero di esserne un valido sostenitore ed esecutore.
Etica perché – come anche espresso nell’introduzione di ieri – deve essere una caratteristica importante nella “militanza” necessaria per poter e saper svolgere un ruolo e una funzione concreta in una fase storica che si definisce “nuova”.
Fase nella quale vengono messe in risalto tutte le difficoltà, le arretratezze e le campagne di “analfabetizzazione” politica che da decenni sta coinvolgendo gran parte della società investendo soprattutto grandi settori di giovani generazioni; cioè quelle che dovrebbero – a loro volta – rappresentare un “futuro”; magari migliore di quello che abbiamo avuto o che stiamo attraversando ora.
Prima di tutto e soprattutto mi riferisco ai giovani compagni e compagne le quali, loro malgrado – e anche qualcuno di noi – non hanno potuto avere, quindi mantenere nelle proprie vite quelle memorie, esperienze e pratiche sociali; sindacali e politiche che hanno interessato la mia generazione e quella dei compagni più anziani e avanti nell’età.
Come premessa mi piace rendere evidente questa segnalazione della Banca d’Italia (dal sito di Republica.it) nella quale si mette in risalto come nel 2020 (cioè in piena pandemia e clausura coatta per una stragrande maggioranza di popolazione) “… le famiglie hanno messo da parte 126 miliardi! …una cifra molto più alta dei 47,7 miliardi risparmiati nel 2019 (cifra scende a 120 miliardi al netto di debiti e mutui vari) …. dei quali poco più di 85 miliardi, è finita sui conti correnti in banca … La tendenza viene confermata anche dagli ultimi dati dell’Abi (Associazione bancaria italiana), che lo scorso maggio fotografavano sui depositi della clientela privata la presenza di 1.774,6 miliardi, ossia 135 miliardi in più rispetto a un anno prima…”
E’ chiaro che di fronte a queste realtà tutt’altro che astratte; realtà che vede comunque parti importanti della società (per molti versi strategici) “galleggiare” – se non ulteriormente aumentare le proprie economie e prerogative di altri privilegi sociali – uscire quindi indenni da questa fase che definiamo di: crisi strutturale di sistema.
Con queste reali e concrete condizioni e contraddizioni; le possibilità che possano nascere chissà quali tendenze “crolliste” sono di molto indebolite.
In considerazione di questo – studiando e avendo di fronte sopratutto la profondità analitica, politica e organizativa presente in tali tesi e progetti strategici – a molti (soprattutto ai più giovani e di fresca militanza – i cosidetti “millenials”!) può suscitare o far venire come un senso di “smarrimento”!
Non rinuncia sia chiaro – “smarrimento” stante il livello alto delle analisi e delle proposte contenute in queste quattro tesi.
Smarrimento non vuole per niente significare; né tantomeno determinare un concetto di rinuncia o di abbandono divenendo così una parola o concetto negativo.
Piuttosto è proprio in questo cosidetto “smarrimento” che si cercano quei punti di riferimento concreti da usare come appigli per trovare e ritrovare “identità” certe sul proprio divenire; quella “soggettività” necessaria per una funzione propria e adeguata alle strategie e prerogative che queste tesi prevedono e concretamente analizzano.
Ebbene tutto ciò è dentro di queste tesi e nei punti in esso evidenziati e messi in risalto.
Altro non saprei dire, mi trovo molto d’accordo su queste tesi e sulle sue prospettive non illusorie né tantomeno “presciolose” (come si direbbe a Roma).
Piuttosto queste tesi – e la loro pratica – mettono in conto un lavoro e una funzione strategica che dovranno necessariamente avere bisogno di quelle verifiche concrete, che in questa fase – stante la sua velocizzazione e politicizzazione in essa presente – (dovute perloppiù a contraddizioni non più sanabili dal sistema capitalista) – come ben dice il documento) sapranno far emergere quella “soggettività” necessaria nello sviluppare e nell’affrontare al meglio questa fase storica “nuova”!
Mettere in evidenza – come ha fatto Repubblica.it – il fatto che: nonostante la pandemia e i suoi sviluppi drammatici e tragici, sia notevolmente cresciuta la capacità economica di settori di notevole importanza e spessore sociale – non fa altro che rendere ancor più evidente quale dovrà essere il ruolo e la funzione che i comunisti saranno chiamati a svolgere; esprimere e magari praticare o dirigere.
Capacità e scelte organizzative; identità certe – non isteriche né tantomeno arcaiche – presenza nei conflitti e capacità di suscitarne e dirigerne altre con nuovi orizzonti politici; necessità di operare scelte che tengano conto delle notevoli differenze – di varia natura e specificità – presenti nel corpo sociale nel quale intendiamo intervenire (lavoratori migranti e precari; settore giovanile e studentesco; femminilizzazione dei lavori; razzializzazione dei conflitti e altre tendenze) sono tutte lì a dimostrare la funzione e il ruolo che deve vedere impegnare i soggetti ai quali – tali tesi – sono rivolte
C’è un “mondo” da interpretare e un orizzonte da riscoprire nuovamente!