L’arresto dell’expresident della Generalitat della Catalogna in Sardegna è un atto illegale, perché non vi è un ordine di cattura europeo vigente, ma solo una condanna politica tra l’altro per “sedizione” del Tribunal Supremo per cui la Spagna ha emesso un ordine di cattura internazionale dovuta al ruolo svolto da Puigdemont durante l’ “autunno catalano” del 2017. L’ordine di cattura europeo dl 14 ottobre del 2019 è stato di fatto sospeso per “per imperativo legale”, come riporta il suo legale Gonzalo Boye.
Le autorità italiane si sono prestate quindi, e prostrate, ai desiderata dello “Stato Profondo” della monarchia spagnola, che nei suoi apparati giudiziari e polizieschi si muove con un “modus operandi” non proprio distante dal franchismo.
Nell’Ottobre del 2017 venne tenuto un referendum, contro la volontà del governo di Madrid che impose una pesante militarizzazione della Catalogna, in cui i catalani si espressero per l’indipendenza e che di conseguenza venne proclamata dall’allora governo regionale con a capo Puigdemont.
La “rottura democratica” era il culmine di un lungo processo che aveva visto gigantesche manifestazioni popolari.
Alla militarizzazione di quei giorni, seguì l’esautorazione del governo regionale – con una maggioranza indipendentista – e la proclamazione di nuove elezioni attraverso il famigerato articolo 155 da parte del governo del Partido Popular di Rajoy, nonchè l’apertura di una repressione giudiziaria che coinvolge da allora ad oggi circa 3000 attivisti ed attiviste catalane.
Da allora i tentativi di “disinnescare” la variabile catalana, con l’alternarsi del bastone e della carota da parte di Madrid non hanno sortito effetti evidenti, e ha subito quest’anno l’ennesima sconfitta nelle urne.
A febbraio, dopo le ennesime elezioni anticipate a causa della defenestrazione per via giudiziaria del president catalano Quim Torra, impossibilitato della possibilità di svolgere le sue funzioni a causa di una condanna dovuta all’espressione di solidarietà ai prigionieri catalani, ha visto le tre maggiori formazioni indipendentiste (ERC, JUNTS, CUP) conquistare un’altra volta la maggioranza dei voti, e formare poi un governo che ha come assi politici condivisi l’amnistia – è stato concesso solo un indulto ad una decina di esponenti di spicco dell’indipendentismo ma non a chi è riparato all’esteto – e l’indipendenza. Priorità ribadite da tutti i sui esponenti anche nel caso di questa ennesima provocazione consumata in Sardegna.
Nonostante questa chiara indicazione data attraverso il voto pro-indipendenza e pro-amnistia espresso da un milione e quattrocento mila cittadini catalani, il Parlamento Europeo ha votato a marzo per togliere l’immunità parlamentare ai tre euro-deputati catalani condannati dalla Spagna per reati politici legati al process. Insieme a Puigdemont, è stata tolta l’immunità a Toni Cormín e Clara Ponsatí (allora rispettivamente ex ministro della salute e dell’istruzione) eletti nelle elezioni europee del 2019 a Bruxelles. Puigdemont, vive in Belgio come Cormín, e la Germania dove si era recato – che l’ha detenuto due settimane – insieme al Belgio avevano ai tempi rifiutato di estradarlo in Spagna, così com’era avvenuto per un caso analogo in Scozia dove risiede la Ponsatí. Del suo arresto gioisce la destra spagnola, mentre tutte le forze indipendentiste si stringono attorno al expresident. Aragones, attuale leader del governo regionale, parla apertamente di “persecuzione”. Il portavoce di Unidos Podemos – formazione al governo con i Socialisti del PSOE in Spagna – ritiene che si tratti di una “detenzione illegale”. Si complicano i piani di Sànchez, leader socialista iberico e capo del governo che aveva iniziato ad interloquire timidamente attraverso un tavolo del dialogo con ERC e JUNTS, considerando che i loro voti sono indispensabili per l’approvazione dei “Presupuestos Generales del Estatos” a fine anno che sanciscono le linee guida della politica economica iberica per l’anno a venire, con il piatto succulento dei Fondi Europei del Next Generation UE. L’appoggio di ERC e quello di EH Bildu, sono stati salvifici per il governo di minoranza del PSOE e di Unidos Podemos, che tra l’altro – dopo la disastrosa tornata elettorale a Madrid – ha perso uno dei personaggi più carismatici, nonché fondatore, Pablo Iglesias, dimessosi per partecipare alle elezioni e dopo la sconfitta ritiratosi a vita privata per una pausa riflessiva.
Il legale di Puigdemont, Gonzalo Boye, in un suo intervento sul quotidiano catalano “El National” parla di operazione orchestrata rispetto all’arresto in Italia del leader catalano e mette in guardia sullo “spionaggio politico”, pratica più volte emerse nei confronti dell’indipendentismo catalano in esilio. Come Rete dei Comunisti ribadiamo il nostro appoggio alla sete di auto-determinazione del popolo catalano e alla sua richiesta generalizzata di un’amnistia politica, e condanniamo questo vile atto delle Autorità italiane che hanno detenuto Puigdemont nel carcere sassarese di Bancali, mentre era giunto in Sardegna per partecipare ad un festival culturale e a differenti incontri con eletti locali.
RETE DEI COMUNISTI, 24/7/2021