“Piena di bugie, uccisioni, prepotenze, morte, desolazione e rovina in vent’anni, questa è una guerra che può essere osservata da più di 500 km di distanza nello spazio. Le forze militari della superpotenza hanno imposto un disastro ai civili estremamente poveri e deboli, ma alla fine non sono stati in grado di vincere o addirittura di ritirarsi con dignità. Questa è la guerra più lunga della storia statunitense, ed il momento Saigon non è ancora superato”
Con queste parole si conclude il documentario sull’Afghanistan The Longest War – cioè La Guerra più Lunga – presentato ad inizio settembre dal Space News Lab dell’agenzia di stampa cinese Xinhua News Agency in collaborazione con Xinhua Global Service, Xu zeyu Newsroom (Xinhua), New Media Center (Xinhua) e Outlook Weekly.
Nel documentario della durata di 27 minuti, attraverso l’uso di riprese satellitari e di immagini di repertorio – commentate in inglese – viene affrontata l’invasione e l’occupazione occidentale del Paese asiatico, in particolare statunitense, e le se sue disastrose conseguenze che i media mainstream sembrano avere ben presto rimosse dopo averle per lungo tempo ignorate: dall’ecatombe di morti civili alla catastrofe ambientale, dai danni causati dall’espansione della coltura dell’oppio alla corruzione generalizzata.
Nonostante i soldi spesi dall’Occidente, la popolazione non ha goduto – tranne una piccola porzione di persone che hanno collaborato con gli occupanti – nessun vantaggio materiale ed il Paese è divenuto ancora più dipendente dagli aiuti esterni per soddisfare i bisogni minimi dei suoi abitanti. Nel documentario che abbiamo tradotto e sotto-titolato emergono le responsabilità dei presidenti statunitensi che in questi 20 anni si sono succeduti (Bush, Obama, Trump e ora Biden), e smascherate le loro bugie.
L’Occupazione militare è stato uno sforzo economico, logistico e militare che si è rivelato un gigantesco boomerang per le aspirazioni imperiali statunitensi portate avanti nel mondo post-bipolare con l’occupazione militare di diversi paesi da cui si è dovuto ritirare.
Pensiamo che il lavoro di contro-informazione sulle vicende afghane degli ultimi 40 anni sia fondamentale, per questo abbiamo tradotto e sottotitolato questo documentario.
In questo senso stiamo promuovendo una serie di iniziative di approfondimento in varie città italiane tutt’ora in corso: “Afghanistan: Rivoluzione, controrivoluzione e gli scenari dopo la sconfitta dell’Occidente” e precedentemente tradotto l’intervista audio-visiva realizzata da Saeed Naqui nell’autunno del 1989 all’ultimo presidente dell’Afghanistan democratico Mohammed Najibullah sul tentativo di trovare una soluzione politica alla destabilizzazione del Paese dopo la ritirata dell’Armata Rossa.
Rete Dei Comunisti