Sergio Cararo
Come se nulla fosse cambiato in questi mesi e la presenza dei contingenti militari francese ed europei non sia ormai un “ospite non gradito” nel paese, con un comunicato ripreso dall’agenzia Nova, il Comando Operativo di Vertice Interforze (Covi) italiano ha reso noto che “Con il sorvolo degli elicotteri, 1 CH-47F “Chinook” e 3 AH-129D “Mangusta”, in formazione quartetto sulla base operativa avanzata (Forward Operating Base, Fob) di Menaka in Mali, ieri è stato sancito di fatto il raggiungimento della piena capacità operativa (Full Operational Capability, Foc) da parte del contingente italiano schierato nel Sahel, nell’ambito dell’Operazione Barkhane, espressione di una coalizione internazionale a guida francese”.
Da luglio 2021, è infatti iniziato in Mali lo schieramento del contingente italiano, con circa 200 militari italiani che opereranno all’interno della operazione Takuba inquadrati nella Task Force “Jacana” agli ordini del colonnello Andrea Carbonaro, primo comandante del contingente italiano in Mali.
La Task Force Jacana si avvale di squadre di fucilieri “Guardian Angel” del 66mo reggimento dell’Esercito che garantiranno la sicurezza dei CH 47F da bordo dei velivoli.
La presenza italiana in Mali prevede poi un assetto sanitario di capacità pre-ospedaliera di tipo Role 1, con un team che assicurerà il supporto medico a tutto il personale della coalizione e con la presenza del National Support Element. Il mandato della Task Force Takuba è quello di addestrare e assistere le Forze armate maliane nella lotta contro i gruppi armati jihadisti, al fine di contrastare la minaccia terroristica nel Sahel.
Secondo il Comitato Operativo di Vertice Inteforze, la partecipazione militare italiana all’operazione Takuba oltre a “fornire un contributo al rafforzamento delle capacità di sicurezza alla regione del Sahel, risponde anche ad un’esigenza di tutela degli interessi nazionali in un’area strategica di prioritaria importanza“.
Colpisce il fatto che i vertici militari italiani non sembrano essersi accorti che la situazione sul campo in Mali sia cambiata significativamente negli ultimi mesi, sia a causa della rottura tra la nuova giunta militare di governo e la Francia (vedi altro articolo sul nostro giornale) di cui la presenza dei contractors della Wagner russa è la dimostrazione, sia per la crescente ostilità verso la missione militare Takuba e l’operazione Barkane, entrambe volute da Parigi che ha richiesto rinforzi agli altri paesi europei.
Ma proprio in questi giorni la Svezia ha già fatto sapere che ritirerà dal Mali i propri militari, mentre il ministro degli Esteri francese ha dichiarato che “Le forze militari francesi intendono proseguire la missione in Mali, ma non a qualsiasi costo”.