La Rete dei Comunisti aderisce e partecipa alla manifestazione del 29 gennaio a Livorno
L’omicidio sul lavoro di Lorenzo Parelli in una fabbrica metalmeccanica di Udine, studente diciottenne costretto come migliaia di suoi coetanei a svolgere lavoro nero grazie alla cosiddetta “alternanza scuola lavoro”, mette di nuovo al centro il tema dell’unità tra studenti e lavoratori nella lotta contro le regole di un mercato del lavoro sempre più feroce.
Voluta dal PD e dai partiti di governo per rispondere alle esigenze padronali di avere forza lavoro gratuita e servile, l’alternanza scuola lavoro rappresenta con estrema chiarezza la società che hanno in mente le classi dominanti europee per cercare di rispondere alle sfide di una crisi sistemica del capitalismo senza precedenti, che scuote dalle fondamenta i paesi occidentali.
Alle prese con una impossibile convivenza con il corona virus, che non da tregua e fiacca una ripresa economica costruita sulla pelle delle maggioranze, incalzati dalla concorrenza di grandi potenze come la Cina, i governi occidentali sono costretti ad assumere decisioni sempre più antipopolari, che gettano le basi di una possibile ricomposizione politica dei settori sociali e del mondo del lavoro all’apparenza ancora molto lontana.
Non abbiamo mai amato la parola d’ordine dell’unità agitata a sinistra, quasi sempre declinata a fini politicisti ed elettorali. Ci siamo sempre battuti invece per la ricomposizione del conflitto a partire dalle condizioni oggettive nelle quali versano le nostre classi sociali di riferimento.
La morte di Lorenzo incarna tragicamente la condizione di milioni di sfruttati nel nostro paese, che a migliaia ogni anno perdono vita e salute per salari da fame o, come il giovane studente di Udine, per passare l’esame di idoneità alla condizione di moderno schiavo al servizio degli industriali.
Insieme a giovani come lui, moderni proletari distribuiti nelle filiere produttive e dei servizi all’impresa, costretti a vivere in una condizione di minorità e ricatto permanente a causa di una legislazione antioperaia voluta da tutti i governi succedutisi alla guida del paese negli ultimi 30 anni, dal pacchetto Treu del 1997 allo sblocco dei licenziamenti del luglio 2021, voluto da Draghi e sottoscritto da CGIL CISL UIL.
La manifestazione di sabato 29 gennaio indetta da USB a Livorno ci parla di tutto questo, e di un sistema degli appalti che permette ai padroni di ricattare quotidianamente migliaia di lavoratori nei porti, nella logistica, nei servizi pubblici e nell’industria.
L’unità oggettiva tra figure sociali sino a ieri apparentemente estranee e lontane sta tutta in questa condizione. La parola d’ordine “Studenti Operai uniti nella lotta”, che caratterizzò il potente conflitto sociale degli anni ’70 del secolo scorso, torna di estrema attualità. Occorre una soggettività che ne individui origini e caratteristiche, determinando le condizioni per la sua effettiva praticabilità, qui ed ora. I comunisti hanno questo compito.
Livorno è il primo banco di prova di questa nuova fase del conflitto di classe nel nostro paese.
Rete dei Comunisti