Contro il superstato imperialista europeo
Per costruire il Socialismo del Secolo XXI
Rete dei Comunisti
I tornanti storici che si squadernano quotidianamente di fronte a noi evidenziano la profondità della crisi sistemica del modello socio economico occidentale, che si esprime attraverso forme relativamente originali di conflitto interimperialistico, producendo pericolose contorsioni che solo un instabile equilibrio delle forze impedisce di debordare verso una generalizzata conflittualità sul terreno militare.
Le leggi del mercato capitalistico ripropongono ciclicamente le contraddizioni di un modello che, sino alla prima metà del XX° secolo, le ha risolte attraverso guerre su scala mondiale, atte a ricostruire le condizioni della ripresa del ciclo produttivo e dell’estrazione di quote di plusvalore sufficienti a soddisfare i capitali investiti.
Il XXI secolo si presenta invece come l’epoca nella quale una serie di processi sembrano essere giunti ad un punto di non ritorno.
La perdita di egemonia dell’imperialismo statunitense in vastissime aree del mondo è l’epifenomeno più evidente di questa fase, determinata da fattori sui quali la nostra analisi si è soffermata ripetutamente in questi anni.
Ma gli elementi oggettivi e soggettivi che interagiscono tra loro spingendo verso un crinale di profondi cambiamenti o di catastrofi preannunciate sono molti.
La crisi climatica e la limitatezza delle risorse energetiche e naturali di un pianeta “finito”.
L’incapacità dei paesi a capitalismo maturo di affrontare una crisi pandemica anch’essa originata dal supersfruttamento della natura e dalle inestricabili interconnessioni generate dalla cosiddetta “globalizzazione”.
L’emergere di un potente competitore come la Cina, che pur adottando le regole del mercato capitalistico gestisce – sino ad oggi con successo – la propria economia attraverso una forte centralizzazione statale, sotto il controllo e il comando del più grande Partito Comunista oggi esistente a livello mondiale. Un colosso, quello cinese, che si confronta su un terreno di sostanziale parità economica con l’Occidente e di superiorità di modello sociale, come dimostra la differente gestione della pandemia.
La proliferazione di sistemi d’arma nucleari in possesso di Stati relativamente indipendenti dalle potenze occidentali, che ad oggi rende molto problematica la tracimazione verso scorciatoie belliche.
La crisi della NATO e la nascita di alleanze “anomale” e fluide rispetto agli schieramenti determinatisi dopo l’89 e la fine dell’URSS
Infine, per quanto riguarda il “ridotto” continentale e nazionale nel quale siamo chiamati ad intervenire come comunisti, lo sviluppo di un polo imperialista europeo che usa tutte le crisi, interne ed internazionali, per rafforzare la propria presenza nella competizione mondiale. Un progetto, quello della UE, che per realizzarsi ha bisogno di una centralizzazione sempre più stretta, sul terreno militare, con la progressiva costituzione di un vero e proprio esercito europeo, ma soprattutto attraverso regole economico/istituzionali che blindano dall’interno gli Stati che la compongono, a tal punto da preconizzare un super stato imperialista, unico in grado di sostenere una competizione nella quale alleati e avversari mutano costantemente.
Lo scenario sinteticamente delineato in queste note, summa di una lettura e di una riflessione di lunga lena prodotta della nostra Organizzazione, ci mette in condizioni di riflettere e di agire qui ed ora per lo sviluppo dell’unica arma che abbiamo in mano per incidere nella realtà: L’Organizzazione dei Comunisti, attraverso la sedimentazione delle forze nel vivo del conflitto sociale e politico.
Lo facciamo in un contesto nazionale e continentale nel quale le forze di classe continuano ad essere in difficoltà nel reagire conseguentemente alla potente offensiva delle multinazionali e del padronato, facilitati dal passaggio di campo dei passati insediamenti socialdemocratici, dalla debolezza della sinistra di classe e da un disorientamento ideologico nel nostro blocco sociale di riferimento fomentato quotidianamente da un sistema mediatico e comunicativo che non ha eguali nella storia per potenza e pervasività.
Quello che ci spinge a perseverare sulla strada della costruzione di una Organizzazione Comunista coesa e solida è l’emergere concreto di tutte le condizioni del possibile cambiamento, determinato esattamente dall’incapacità manifesta del capitalismo di rispondere ai bisogni fondamentali delle maggioranze sfruttate e di un ecosistema portato ai limiti della sua sopravvivenza da un irrazionale uso delle risorse naturali.
Altri paesi e popoli ci insegnano, qui ed ora, che la strada del cambiamento è possibile, attraverso forme sempre originali e diverse di conquista del potere politico e di gestione della vita associata, fuori e contro le regole del mercato capitalistico. Dall’America Latina e da altri continenti ci giungono indicazioni importanti di costruzione del Socialismo possibile per il secolo che ci sta di fronte.
Tocca a noi individuare le forme concrete di rottura rivoluzionaria e di costruzione del Socialismo possibile nel cuore pulsante di un polo imperialista in costruzione.