Antonio Corlianò in Contropiano anno 31 n°1 – Unione Europea: da polo a superstato imperialista?
Nel seguente intervento cercherò di spiegare quella che secondo noi deve essere la capacità un’organizzazione giovanile comunista oggi di costruire intervento politico e di riconoscere quello che è il suo primo nemico da combattere. In questo caso per noi il nemico si identifica nell’Unione europea e nel processo di costruzione del polo imperialista che ha messo in campo negli ultimi anni e che in questo momento sta subendo una forte velocizzazione.
L’Unione Europea si è costruita e si è rafforzata attraverso le crisi, costruendosi una propria strategia all’interno di una competizione interimperialista che negli anni si è accentuata sempre di più e che oggi vede diversi episodi di conflitti e confini dove la tensione cresce sempre di più: una situazione, quindi, che potrebbe portare al manifestarsi di micro aree di conflitti guerreggiati. Per riflesso, questi processi hanno avuto profonde conseguenze materiali ed ideologiche sui giovani cresciuti negli ultimi 20/30 anni. La nostra generazione si è vista peggiorare sempre di più la sua condizione di vita: dal mondo del lavoro, interessato da una crescente disoccupazione giovanile e precarizzazione, fino al mondo dell’istruzione, con un aumento dell’esclusione scolastica e dell’elitarizzazione della formazione.
Non a caso il nostro paese presenta la percentuale più alta di Neet in Europa, ovvero di giovani che non sono all’interno di percorsi lavorativi o di studio.
Abbiamo definito questa condizione come Crisi di Prospettive, ovvero la contraddizione sistemica ormai quarantennale del modo di produzione capitalistico –la contraddizione fra sviluppo delle forze produttive e rapporti di produzione – che ha come diretta conseguenza l’impossibilità di immaginarsi un futuro e, soprattutto, di credere in un cambiamento della società verso il meglio, cioè un’alternativa. Da un punto di vista ideologico, infatti, abbiamo subito sin da piccoli la narrazione per cui il nostro è il migliore dei mondi possibile, l’unico a cui potevamo ambire.
Il primo punto che deve affrontare un’organizzazione giovanile comunista oggi è la necessità di un’alternativa. Un cammino che abbiamo indicato esplicitamente con il nostro passaggio organizzativo, individuando nella prospettiva comunista la sola perseguibile: questo modello di sviluppo ha mostrato ad oggi tutte le sue storture che negli anni ha cercato di rimandare, rendendo chiaro il baratro a cui sta esponendo non solo la nostra generazione, ma l’intera umanità.
Questo modello ha un carattere ben preciso che è la maturità di sviluppo a cui giunge il capitalismo e che prende il nome di imperialismo, con le conseguenze che ciò comporta sia verso l’interno che verso l’esterno.
All’interno abbiamo visto come negli anni come la polarizzazione di classe nella società e della differenziazione fra territori. Verso l’esterno, invece, ha avuto le conseguenze di aumento dei conflitti localizzati nelle diverse zone del mondo, a cui sia l’Italia che L’Unione Europea partecipano attivamente con missioni militari e finanziamenti. Sulla nostra generazione si gioca, quindi, la tenuta ideologica dell’UE nel perseguimento dei suoi obiettivi imperialisti. Non è un caso, infatti, che l’Unione europea abbia dedicato quest’anno ai giovani, non è un caso che oggi ci sia il Next Generation EU.
Nel PNRR, infatti, tre sono le principali questioni che vedranno il più alto investimento: la digitalizzazione, dal carattere sostanzialmente trasversale e che va a toccare il sistema produttivo come il resto della società; la transizione ecologica, su cui si gioca la ristrutturazione capitalistica messa in campo; il mondo della formazione, che sempre più verrà plasmato secondo le esigenze del mondo della produzione. Sulla questione ecologica, in particolare, si gioca la partita di tenuta ideologica sulle giovani generazioni, rispetto alla credibilità e alla capacità che questo sistema mostra. La catastrofe ambientale, infatti, è frutto di un limite sistemico del modo di produzione capitalistico, che in tendenza peggiorerà sempre di più: su questa direttiva si può e si deve, quindi, indicare un’alternativa sistemica. Questi aspetti di formazione ideologica riguardano anche il mondo dell’istruzione: dalle classi dirigenti, infatti, questo verrà utilizzato per formare i lavoratori e le lavoratrici di domani, secondo quelli che sono gli interessi di quella che oggi è una vera e propria borghesia di stampo europeo.
Certo questo non è un processo lineare che riguarderà tutti. Conseguenze della ristrutturazione saranno proprio un aumento della disoccupazione e dell’abbandono scolastico. Su questo si parlava degli ITS, che sappiamo però essere scuole di eccellenza vicine ai grandi centri industriali mentre altri territori rimarranno all’abbandono, secondo la logica propria di uno “sviluppo diseguale”.
È necessario quindi oggi individuare chiaramente il nemico che si ha di fronte ma non andando stando fermi ad ambiguità e avendo sicuramente una lente chiara dei processi che avvengono nella realtà in cui noi agiamo. Quindi guardare a questo governo:non come è stato fatto da qualcuno dopo il discorso di insediamento di Draghi come un governo vicino ancora gli Stati Uniti, ma anzi come un governo che direttamente porta avanti gli interessi dell’imperialismo europeo e gli obiettivi che oggi si prefissa.
Abbiamo visto che le cose da fare sono molto chiare per la classe dirigente. I meccanismi di centralizzazione e il preciso indirizzamento dei fondi del PNRR mettono in chiaro che l’agenda è fitta e dev’essere portata fino in fondo, senza lasciare nessuno spazio a qualsiasi voce fuori dal coro a qualsiasi possibilità che vada in una direzione diversa. A riconferma di ciò, la proposta di Draghi come presidente della repubblica.
Conseguenza di questa centralizzazione ed irrigidimento sono per esempio l’inasprimento repressivo preventivo che si è manifestato in questo ultimo periodo e che tra gli ultimi avvenimenti vede i provvedimenti rispetto alla chiusura delle manifestazioni nei centri storici e episodi in cui anche USB si è visto negare delle piazze senza spiegazioni da parte della questura. Oggi si pone quindi la necessità di indicare l’unione europea come primo nemico ci parla di combattere questo primo nemico con un’organizzazione che sia in grado di vedere L’ambito complessivo del problema, dando una risposta sul piano sistemico. Le fragilità di questo modello si sono rese manifeste in diversi modi: uno fra tutti è stata la sconfitta in Afghanistan a danno degli Stati Uniti e della Nato. Un tema che abbiamo affrontato con una campagna nazionale di controinformazione e analisi politica insieme alla Rete dei Comunisti, mettendo in rilievo come il modello occidentale che è stato esportato in quelle zone sia passato attraverso controrivoluzioni che hanno spezzato tentativi di emancipazione di un intero popolo verso forme di socialismo (e, fra questi esempi, abbiamo approfondito la figura di Anahita Ratezbad, Rivoluzionaria Afghana); oppure l’evidenza che questo modello di sviluppo è in grado di portare solo guerra e distruzione ai popoli che si ritrovano nel mezzo degli interessi espansionistici dei diversi imperialismi. Altri limiti che abbiamo messo in luce, strettamente collegati alla distruzione bellica, sono quelli strutturali della questione ambientale: un tema che oggi viene messo al centro dall’Unione Europea come strategia per la ristrutturazione capitalistica in corso. Un tentativo che fa della retorica green un caposaldo per la tenuta ideologica di questi processi, che vedono fra le tante cose la recente discussione sulla modifica dell’energia a fissione nucleare come energia verde. Un’operazione che abbiamo denominato Truffa Ecologica e che abbiamo portato nelle diverse piazze che si sono susseguite in questi mesi, insieme a diversi momenti di agitazione politica a livello nazionale.
Il compito di un’organizzazione giovanile comunista, però, sta anche nell’indicare in modo chiaro quali possano essere gli esempi da seguire, dove diversi popoli vedono quotidianamente la sperimentazione di vie di transizione al socialismo. Primo fra tutti sicuramente Cuba, un’isola che di recente ha visto numerosi tentativi di destabilizzazione – questo luglio e questo novembre – entrambi miseramente falliti. Questo importante risultato di tenuta, nonostante le condizioni difficili date da sessant’anni di embargo criminale, è stato possibile grazie al lavoro che il Partito Comunista Cubano, il Governo e il Popolo Cubano portano avanti ogni giorno per costruire una società diversa, migliore e più giusta. Un esempio degli straordinari risultati sono sicuramente i vaccini pubblici realizzati a Cuba: un risultato che è stato possibile raggiungere grazie ad un modello economico e sociale che ha messo al centro l’istruzione gratuita per tutti, la ricerca pubblica e i bisogni della collettività. Un piano completamente diverso se si pensa ai diversi monopoli della conoscenza che vediamo nei paesi occidentali, i quali hanno creato diversi rallentamenti e limitazioni nella produzione e distribuzione dei vaccini (che ancora nono sono conosciuti dalla maggioranza della popolazione mondiale). È questo quello che oggi è sicuramente da porsi quindi una prospettiva che riguardi a tutto tondo e che sappia individuare poi sia i primi nemici, sia le alternative che si possono proporre – ovviamente con le debite differenze – anche nel nostro Paese.
È importante ricordare la data a cui parteciperemo, il 4 dicembre con il no Draghi Day: una data che costruita dai sindacati di base conflittuali e di classe in questo paese in continuità con lo sciopero generale dell’11 ottobre.
Per la nostra generazione rappresenta un’occasione necessaria per avviare la costruzione di un’opposizione reale a questo governo e ai progetti che vuole mettere in campo, indicando come inconciliabili gli interessi che ci sono tra noi e una classe dirigente con le sue mire imperialiste che sarà in grado solo di portare devastazione, peggioramento delle condizioni di vita e un aumento dello sfruttamento: un vero futuro a tinte fosche, dove ci aspetta solamente la barbarie.
Contro questo modello di sviluppo oggi quindi è necessario costruire un’opposizione che sia all’altezza della sfida che ci aspetta: la battaglia su un futuro che oggi per l’umanità è un vero e proprio baratro, dove se non saranno i comunista costruire un mondo diverso si verificherà la rovina dell’umanità intera.