Luciano Vasapollo
Il capitalismo è davvero condannato all’autodistruzione? Secondo Marx sì, perché inevitabilmente produce il suo “esecutore testamentario”: il proletariato. Il capitalismo, infatti, è solo metaforicamente distrutto: il proletariato non può “seppellire” il capitalismo prima di aver acquisito una coscienza rivoluzionaria. Se proprio si vuole parlare di autodistruzione, bisogna intenderla nel senso che il capitalismo tende a risolvere le proprie crisi cicliche in modo sempre più distruttivo, bisogna approfondire quelle che chiamiamo “relazioni internazionali”, cioè le relazioni tra i diversi paesi coinvolti nell’attuale contesto sociale, economico e monetario del world board, che cristallizza il rapporto tra Nord/Sud e Centro/Periferia.
Pertanto, analizzeremo innanzitutto il contesto storico e geografico in cui è emersa la teoria delle relazioni internazionali, con particolare attenzione alle analisi di alcuni economisti che hanno sviluppato teorie attuali sull’argomento.
La fase di sviluppo di una scienza che si occupa espressamente e concretamente del fenomeno delle relazioni internazionali coincide con l’apparizione, a livello mondiale, del cosiddetto Stato sovrano; tuttavia, solo dopo la prima guerra mondiale si cominciò a parlare delle relazioni internazionali come di una vera disciplina scientifica.
Il tratto caratteristico di questa disciplina, a differenza delle altre, è che tratta i fenomeni internazionali nella loro interezza e sottolinea il fatto genuinamente internazionale. Per comprendere la situazione attuale, ovvero il rapporto tra le nazioni che si fronteggiano sulla scena mondiale – le cosiddette “relazioni internazionali” – è necessario partire da lontano.
I grandi pensatori politici, infatti, incanalarono i loro sforzi principalmente verso le questioni interne, verso l’organizzazione degli Stati, verso l’organizzazione del potere politico, poiché le relazioni internazionali non rappresentavano, come nel XX e XXI secolo, una realtà così importante all’interno delle nazioni. Ed anche i filosofi politici, come Platone e Aristotele, si interessarono agli affari internazionali e svilupparono alcune delle più importanti riflessioni che costituiscono un antecedente insostituibile della moderna scienza delle teorie delle relazioni internazionali.
L’analisi della realtà delle relazioni internazionali rivela alcuni elementi chiave per lo sviluppo economico capitalistico, che non si limita alla crescita quantitativa, ma rivela piuttosto un dinamismo evolutivo, un cambiamento strutturale, che si esprime sempre come sviluppo diseguale e combinato; Ciò significa che nello sviluppo territoriale, o nello sviluppo da un punto di vista settoriale, ci sono sempre componenti tecnologiche che determinano lo sviluppo.
Oggi dobbiamo muoverci verso un ordine economico mondiale che garantisca l’autodeterminazione dei popoli e la sovranità, e quindi prevenga azioni imperialiste volte a destabilizzare le economie, sia attraverso attacchi alle valute o blocchi finanziari associati al predominio del dollaro USA. Un nuovo ordine economico mondiale multipolare e multicentrico è garanzia di equilibrio universale, di pace e condizione minima e necessaria per il passaggio al socialismo.
Pertanto, è necessario approfondire l’analisi della critica all’economia politica sviluppata da Karl Marx nel Capitale, discutendone le potenzialità per chiarire le dinamiche economiche contemporanee; mostrare come il debito pubblico (esterno e interno) sia uno dei maggiori trasferimenti di plusvalore, e quindi uno strumento di colonizzazione su scala planetaria.