Il Tesseramento alla Rete dei Comunisti
Michele Franco, Rete dei Comunisti
I tumultuosi e – per molti aspetti – inediti avvenimenti che stanno segnando, a scala internazionale, questo scorcio della contemporaneità capitalistica, confermano – ove ancora c’è né fosse bisogno – l’essenza profondamente regressiva dei rapporti sociali vigenti e il corso catastrofico per l’intera umanità del Modo di Produzione Capitalistico. Non c’è segmento sociale, ambito naturale e biologico o qualsivoglia dimensione sovrastrutturale che non sia attaccato e violentato dall’incalzare dei fattori organici della crisi sistemica e delle sue diversificate e pervasive conseguenze ad ampio raggio.
In questo complesso puzzle globale la gestione capitalistica della crisi pandemica ha configurato un ulteriore gigantesco crimine contro tutta l’umanità che va ad aggiungersi al lungo elenco di lacrime e sangue con cui è lastricata la storia del capitalismo e delle sue variegate classi dominanti.
Lo stesso incubo rappresentato dall’eventuale infarto ecologico del pianeta inizia ad entrare – anche a detta di autorevoli esponenti dell’accademia borghese – nel novero delle probabilità concrete se – nell’arco di un breve lasso temporale – non si pone un deciso stop al convulso e distruttivo incidere di un modello di sviluppo e di un dispotico comando sulla società che sta ponendo seriamente a rischio l’equilibrio e la sostenibilità dell’eco/sistema in cui siamo immersi.
Si ripropone – dunque – il tema oggettivo del cambiare rotta, della costruzione di una lotta per l’inceppamento di tale procedere antisociale e si pone la stringente necessità di innestare una concreta exit strategy dal capitalismo e dall’insieme dei suoi odiosi dispositivi di produzione e riproduzione. L’alternativa di società e l’esigenza di un ordine nuovo ridiventano, con drammatica urgenza, questioni attuali e necessità costituente per un possibile diverso futuro della specie umana.
Di nuovo la questione del Socialismo – con buona pace dei suoi necrofori di ieri e di oggi – è posta all’ordine del giorno al di là e, soprattutto, oltre ogni fumisteria ideologica, richiamo nostalgico e comportamento scolastico, dogmatico e paralizzante!
Per una adeguata forma Partito/Organizzazione
I comunisti hanno sempre sostenuto la necessità di dotarsi – per assolvere al meglio alla loro funzione storica e a quella più direttamente politica ed immediata – dello strumento del Partito/Organizzazione ed hanno alimentato e praticato tale complessa sfida teorica, politica ed organizzativa in relazione alla fase storica, alle caratteristiche della moderna composizione di classe e alle modalità/intensità del conflitto politico e sociale in cui si trovano ad operare.
Da Marx ed Engels ai nostri giorni la battaglia per la costruzione della forma Partito/Organizzazione dei comunisti è sempre vissuta in tale dinamica rifuggendo – quanto più è stato possibile – dalla malsana deriva di intendere il che fare come un mero manuale d’organizzazione valido e,quindi, utilizzabile allo stesso modo in ogni luogo e in ogni tempo.
Una linea di condotta, una complicata dialettica e uno stile di lavoro da riprendere, riqualificare e rilanciare per rinnovare la sfida dei comunisti e delle loro ragioni in un contesto generale che – almeno sul versante dell’oggettività – conferma la necessità della rottura e dell’alternativa rivoluzionaria.
Del resto il marxismo e lo stesso corso storico del capitalismo ci insegnano che una formazione sociale non si estingue quando esaurisce la sua spinta propulsiva ma solo se viene sostituita da un’altra formazione diversa e più avanzata.
In tale inevitabile prospettiva una soggettività comunista organizzata – che vuole aspirare ad un ruolo ed una funzione non testimoniale ma attiva e autorevole nella società – deve lavorare ventre a terra per risalire la china teorica, culturale e politica in cui – nei decenni che stanno alle nostre spalle – il dipanarsi a tutto campo dell’offensiva capitalistica ha costretto non solo le varie organizzazioni dei comunisti ma il complesso delle forme e delle esperienze riconducibili all’organizzazione di classe della classe operaia, del proletariato e dell’insieme dei ceti subalterni.
Ristrutturazioni selvagge lungo l’intera catena del valore del capitale, manomissioni e violente modifiche della struttura economica e produttiva a livello internazionale, trasformazioni del sistema dei partiti e delle configurazioni giuridiche e materiali dello stato e delle istituzioni, emergere di nuovi strumenti di governance che, di fatto, surrogano autoritariamente le stesse forme della democrazia borghese, evoluzione degli assetti internazionali con l’affermarsi di una crescente competizione globale tra poli imperialistici, blocchi militari ed aree monetarie fino all’emergere di laceranti contraddizioni di tipo nuovo (dall’allarme ambientale alla crisi pandemica globale) stanno squadernando una condizione in cui la oggettiva crisi di egemonia del capitalismo offre nuove ed inedite possibilità per l’affermazione dell’alternativa socialista.
Rispetto a tale contesto la ripresa organizzata di una soggettività comunista può avvenire se questa auspicabile azione tende ad essere adeguata ed attrezzata alle novità e ai mutamenti massicciamente intervenuti evitando – anche inconsapevolmente – di riprodurre modalità improponibili e fuori tempo massimo.
In questi anni il processo di definizione teorica e di costruzione organizzativa della Rete dei Comunisti ha seguito una traccia di ricerca e di lavoro militante collettivo che sapesse essere strumento politico effettivo senza rinchiudersi in un modello precostituito ed impermeabile ai profondi rivolgimenti politici ed economici che hanno investito il blocco sociale e la società tutta.
Non è un caso che abbiamo definito come una sorta di storia anomala questo processo, sicuramente non lineare e/o automatico, con cui la RdC,nel corso degli anni, ha provato a far emergere e rilanciare – dopo le sconfitte politiche e la catastrofe della Sinistra degli ultimi decenni – il filo rosso di una opzione comunista agente.
Abbiamo cercato di delineare una Organizzazione di quadri con una spiccata funzione di massa consci che questo obiettivo non è scontato e che la sua possibile costruzione non può fare a meno delle necessarie verifiche nella realtà del conflitto e nel magma di contraddizioni che si generano continuamente nella materia sociale. Tale scelta – operata in modalità controcorrente con la storia passata ed ancor più con quella recente dei variegati “comunisti italiani” – ha posto al centro dell’azione della RdC la centralità del rapporto di massa come momento di verifica importante per la natura stessa soggettività comunista.
Il rapporto di massa (politico, sociale, sindacale) è un tassello centrale nella dinamica di costruzione dell’Organizzazione e dell’indispensabile accumulo di forze e va continuamente compreso come può svilupparsi in una società complessa con le caratteristiche e le novità che abbiamo evidenziato.
Infatti la crescita del rapporto di massa organizzato e di conseguenza la coscienza di classe è un aspetto importante del profilo e della prassi della RdC per fornire ai militanti, agli attivisti e a quanti si relazionano con la nostra attività un metodo di lavoro e gli strumenti interpretativi adeguati all’odierna azione politica e ai progetti di costruzione della Rappresentanza sociale, sindacale e politica indipendente di quel blocco sociale e dei settori popolari penalizzati dalla multiforme azione del capitalismo e dalle laceranti contraddizioni che tale dinamica genera.
In questa dialettica si fonda l’utilità sociale e il senso stesso dell’essere Comunisti Oggi.
Con questo approccio avanziamo – per l’anno 2022 – la Campagna di Tesseramento (Militante ed Attivista) alla Rete dei Comunisti.
12/2/2022