Giacomo Marchetti
Un amplissimo fronte di organizzazioni indipendentiste corse – tra cui Corsica Libera e Femu a Corsica -, il 9 marzo, si è costituito come collettivo con il fine di coordinare le tappe delle mobilitazioni scoppiate in seguito al tentativo di assassinio di Yvan Colonna il 2 marzo scorso.
É stato confermato il lancio di una mobilitazione per questa domenica 16 marzo pomeriggio alle 15 a Bastia, ma le inziative continuano a livello locale.
Questa sorta di coalizione che raggruppa differenti esperienze del variegato mondo dell’indipendentismo corso – come specifica Corsica Libera, storica organizzazione politica dell’indipendentismo progressista dalla sua pagina Facebook – “d’ora in poi interverrà sul campo per evitare che i giovani corsi siano esposti alla repressione e all’estrema violenza della polizia”.
Parigi infatti ha usato il pugno di ferro fin da subito per reprimere le manifestazioni che si sono tenute in tutta l’isola, facendo abbondante uso del suo arsenale, e provocando vari feriti, anche gravi.
Martedì notte Gilles Simeoni di Femu a Corsica, attuale presidente dell’esecutivo della Corsica ed ex sindaco di Bastia – con una comunicazione ufficiale – ha fatto appello ai responsabile del mantenimento dell’ordine di “proibire totalmente l’impegnò dei mezzi pericolosi per le persone”.
Con un comunicato molto duro afferma di comprendere e condividere il sentimento d’indignazione, espressa particolarmente dai giovani, su ciò che è accaduto e usa toni molto duri nei confronti delle forze dell’ordine.
Chiede quindi che non vengano assolutamente utilizzati “flash-ball, LBD, granate stordenti, cariche poliziesche, manganellate, o lacrimogeni ad altezza uomo”.
I giovani studenti delle medie superiori e delle università sono stati i principali protagonisti di quest’inedita ondata di mobilitazioni, con una serie di agitazioni che hanno bloccato gli istituti in tutta la Corsica.
Iniziative che specie di notte hanno dato vita a veri e propri momenti di guerriglia urbana soprattutto tra le strade delle due principali città (Bastia, Ajaccio, Calvi, ecc.) ed attacchi incendiari alle prefetture e alle sotto-prefetture, e vari istituzioni.
Per ciò il 10 marzo un “muro umano” composto dalle varie anime dell’attivismo corso che raggruppa tra l’altro organizzazioni politiche, sindacali e giovanili, è stato schierato in difesa dei giovani in differenti città.
Era accaduto nei primi giorni che il personale marittimo-portuale del sindacato indipendentista STC marins impedisse lo sbarco ad Ajaccio delle forze dell’ordine, e che un raggruppamento chiamato da Corsica Libera al porto di Bastia facesse lo stesso successivamente con una altra nave.
Il collettivo chiede“verità e giustizia” per Yvan Colonna, libertà per i “patrioti” e il “riconoscimento del popolo corso”.
Come riportato da Corsica Libera: “di fronte al blocco, al disprezzo, e alla negazione della democrazia che caratterizza l’atteggiamento dello Stato in Corsica, chiediamo l’apertura di un processo di negoziazione finalizzato ad una soluzione politica globale della questione Corsa” a cui Parigi è stata sorda.
Colonna è un militante indipendentista che insieme ad altri è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio del prefetto Claude Erignac avvenuto nell’isola nel 1998, del quale si è sempre dichiarato innocente. Colonna che ha oggi a 61 anni era stato catturato nel giugno del 2003, dopo quattro anni di latitanza nel maquis corso, e successivamente condannato nei tre gradi di giudizio nel 2007, 2009 e 2011.
l militante, tutt’ora in coma, ha subito un’aggressione da parte di un altro detenuto “estremista islamico”, Franck Elong Abé, filmata e durata ben 8 minuti senza che l’amministrazione penitenziaria del carcere di massima sicurezza di Arles in cui è detenuto, intervenisse.
Un paradosso se si pensa che le autorità giudiziarie e carcerarie hanno sempre ribadito che dovesse essere “particolarmente sorvegliato”, ma non in questo caso per tutelare la sua incolumità fisica.
Ai tre uomini del “commando Erignac” – Colonna, Alain Ferrandi e Pierre Alessandi – è stata, intatti, sistematicamente rifiutata la richiesta che gli venisse tolto lo statuto di détenu particulier segnalé (DPS).
Una decisione che spetta alle autorità amministrative e giudiziarie.
Questa mancata decisione li ha costretti, nonostante siamo a più di vent’anni dall’accaduto e non esista più da tempo una attività combattente in Corsica, a essere imprigionati in un regime carcerario particolare di massima sicurezza, lontani dall’Isola.
Sono state quindi sistematicamente respinte le varie istanze che sarebbero all’interno del quadro della giurisprudenza francese – come lo scontare la pena in un carcere all’interno dell’isola – delineando una sorta di vendetta giudiziaria che ora è risolta tragicamente, nonostante la pena detentiva minima prevista sia di 18 dei 22 che già hanno scontato per ottenere i relativi benefici.
Come ha dichiarato l’avvocato di Colonna, Patrice Spinosi, in una intervista a “Corse Matin” dopo l’accaduto : “Questo rifiuto testimonia chiaramente d’una inquietudine rispetto al loro ritorno sull’isola mentre il diritto comune sulla detenzione impone una incarcerazione vicino ai familiari. A maggior ragione che queste tre persone di cui parliamo hanno scontato il loro periodo di sicurezza e sono suscettibili di poter beneficiare della libertà condizionata.”
Ma è chiaro che sul loro statuto, come sulla loro liberazione – a cui a decidere è la magistratura – ha pesato il profilo politico del dossier.
Dopo l’accaduto e le relative mobilitazioni Jean Castex con il decreto n° 2020-1293 ha annunciato lo stralcio dei Yvan Colonna dal registro di DPS per la “particolare gravità della sua condizione di salute” e deciso l’apertura di una inchiesta amministrativa all’interno del carcere in cui si è svolta l’aggressione.
Questo tentato d’omicidio è stata la “goccia che ha fatto traboccare il vaso” ed ha sviluppato una mobilitazione inedita su tutta l’isola.
Da anni l’indipendentismo corso ha rinunciato alla lotta armata clandestina, ed ha conosciuto attraverso le varie suo organizzazioni notevoli successi elettorali.
Nonostante il proprio posizionamento maggioritario nelle istituzioni corse ed egemonico nell’Isola, l’atteggiamento di Parigi su un ampio spettro di questioni che vanno dalla questione sociale, culturale e dei prigionieri politici, è stato di sordità assoluta.
Così mentre Macron è a Versailles in questi giorni ai discutere dei destini dell’Europa, si trova il “Donbass” in casa, come recitava un cartello alla manifestazione di domenica scorsa…