Rete dei Comunisti – Bologna
Ieri durante la festa antifascista OLTRE IL PONTE – Festa di cultura e diserzione svoltasi per tutto il giorno in Bolognina a cura del nostro Circolo Granma assieme ad altre realtà per rilanciare un forte rifiuto alla guerra e all’escalation militare, si è verificata una provocazione gravissima da parte di alcuni ucraini banderisti.
Nel tardo pomeriggio, in brevissimo tempo una trentina di provocatori e fascisti si sono concentrati nel tentativo di contestare un banchetto con materiali informativi del Comitato Ucraina Antifascista che da anni denuncia le aggressioni e il massacro subito dalle popolazioni russofone nel bacino del Donbass e in generale nel paese. In questo contesto l’organizzazione era pronta e preparata a minimizzare e gestire il pericolo, e compatta ha allontanato questi soggetti confinandoli per ore fuori dalla festa tenendo in sicurezza la tranquilla continuità delle iniziative e con essa le migliaia di persone e di abitanti del quartiere che hanno continuato a partecipare ai diversi momenti di socialità, cultura e politica, tra cui famiglie con bambini
Fatti simili non sono nuovi in questi anni in tutta Italia, e soprattutto negli ultimi mesi dopo l’esplosione della guerra sono diventati quasi all’ordine del giorno, come ci ricordano recenti episodi avvenuti anche nella nostra regione, le molotov contro l’abitazione di una coppia russa a Livorno, la propaganda razzista sui muri di Napoli, la provocazione disinnescata a Senigallia durante un’iniziativa organizzata da Potere al Popolo, e l’elenco sarebbe lungo. Quanto accaduto ieri deve quindi far riflettere tutti su cosa ci aspetta d’ora in poi, in quanto la guerra ci mette davanti ad uno scenario inedito che deve alzare per tutti il livello di attenzione e protezione di chi si impegna per il disarmo e per la fine del conflitto, ma anche di chi semplicemente alle porte del 25 aprile ed oltre testimonia la propria fede antifascista.
I provocatori di ieri non erano rifugiati in fuga dalla guerra, erano stabili in Italia con reti di relazioni ed organizzati, in meno di 45 minuti si sono mobilitati in quasi una trentina e se non fosse stato per la prontezza e la preparazione del servizio d’ordine si sarebbe assistito ad una provocazione ben peggiore. La cultura nazista di questi personaggi, emersa dalle loro parole, arrivava a rifiutare fatti storici documentati sul ruolo di Stepan Bandera, accogliendo la strage di ebrei ucraini come fatto giusto e rivendicandola come atto necessario alla costituzione della patria. A queste dichiarazioni si aggiungevano: richiami espliciti ai partiti dell’estrema destra ucraina, minacce a compagni mimando il gesto di sgozzamento, slogan come l’urlo in coro “slava Ukraini” mentre alcuni facevano saluti nazisti – slogan nazionalista che al pari delle svastiche e di altra simbologia nazista viene quotidianamente sdoganato da chi vuole soffiare sul fuoco del conflitto armando l’esercito ucraino.
La comunità ucraina è numerosa in Italia, a seguito dell’emigrazione di massa da un paese ridotto al lastrico dal criminale smantellamento del patrimonio economico e sociale conquistato nel passato socialista e dismesso su impulso delle classi dirigenti occidentali in linea anche con il nuovo corso dell’amministrazione russa. In questo contesto, personaggi come quelli con cui ci siamo dovuti fronteggiare ieri continueranno a infiltrare la rete di contatti tra lavoratori e lavoratrici loro connazionali dietro cui si nascondono. A maggior ragione la situazione maturerà con il procedere del conflitto, e prevedibilmente a breve dovremo convivere con nazisti addestrati al combattimento che già in queste settimane inneggiano alla NATO sui muri di tutta Europa (e pure della nostra città), e imbrattano i monumenti dei caduti sovietici durante la seconda guerra mondiale. L’Ucraina è infatti diventata il centro di una vera e propria organizzazione internazionale di stampo nazista e fascista, utilizzata dalla NATO e dai governi occidentali come forza di destabilizzazione nei paesi, per consolidare i propri interessi.
Crediamo quindi sia il momento di richiamare i nostri compagni e chiunque abbia a cuore la pace, la democrazia e l’antifascismo alla massima attenzione e, per chi ancora non lo ha fatto, di rompere con le retoriche equidistanti assumendo consapevolezza del grande pericolo che corriamo a legittimare gli interessi di classi dirigenti guerrafondaie.
L’antifascismo deve necessariamente tornare a tradursi in un atteggiamento pragmatico che ha anche a che fare con l’agibilitá politica delle forze democratiche, antirazziste, socialiste, comuniste e antifasciste, e con la capacità di mettere in sicurezza i compagni e le proprie organizzazioni.
Non un passo indietro, ci vediamo domani 25 aprile alle ore 8.00 per il BIANCHETTO ANTIFASCISTA e alle 10.00 in Piazza dell’Unità.