Intervista ai giovani repubblicani irlandesi
Rete dei Comunisti
Dopo le elezioni dell’Assemblea di Stormont del maggio di quest’anno, come Rete dei Comunisti, abbiamo intervistato i compagni dell’Ógra Sinn Féin, l’organizzazione giovanile della storica organizzazione indipendentista repubblicana. Ci siamo concentrati sulla situazione nell’Isola, la crisi dell’unionismo, la proposta del referendum sull’unificazione e la guerra. RDC : Con l’ultima elezione dell’Assemblea di Stormont, il Sinn Féin è diventato il primo partito non solo dell'”Irlanda del Nord” ma di tutta l’Irlanda, dopo l'”exploit” nelle elezioni di febbraio 2020 nell’EIRE. Michelle O’Neill del SF, che dovrebbe essere il primo ministro, è stata la politico più votata.
Potete parlarci della sua campagna politica e dei temi principali, considerando l’aggravarsi della crisi sociale?
ÓSF: La scorsa campagna elettorale per l’Assemblea di Stormont si è concentrata sulla crisi sociale ed economica che i lavoratori dell’Irlanda del Nord devono affrontare. La priorità del Sinn Féin è quella di realizzare un cambiamento reale nelle comunità e di lavorare per affrontare l’aumento del costo della vita e la mancanza di accesso ad alloggi, assistenza sanitaria e istruzione di qualità. Rispondere a questi problemi è possibile solo con un’Assemblea e un Esecutivo funzionanti, ed è per questo che per tutta la durata delle elezioni abbiamo ribadito che saremmo rientrati in queste istituzioni a prescindere dal risultato, e abbiamo costantemente incoraggiato gli altri partiti a fare lo stesso.
Il Sinn Féin è uscito da queste elezioni con un chiaro mandato per nominare un Primo Ministro e perseguire un programma inclusivo e progressista. Questo risultato fa parte di una tendenza più ampia in tutta l’Irlanda a favore del cambiamento. È sempre più chiaro che la gente, sia a nord che a sud, ne ha abbastanza degli Stati reazionari nati dalla spartizione di cento anni fa, e ne ha abbastanza dell’economia di sfruttamento che è stata al centro di tante questioni in questo Paese. I problemi che affrontiamo oggi non possono essere risolti senza un cambiamento fondamentale dell’Irlanda, che comprenda non solo la riunificazione del nostro Paese, ma anche la costruzione di una nuova Repubblica basata sugli ideali del Proclama del 1916 e sui principi di giustizia sociale e di uguaglianza economica.
RDC: Il DUP sta attuando una sorta di boicottaggio politico per bloccare la formazione dell’esecutivo dell’Assemblea di Stormont e per fare pressione sul governo Tory del Regno Unito affinché cambi il protocollo firmato dopo la Brexit con l’UE. Liz Truss sembra voler cambiare il protocollo anche senza un accordo con l’UE. Come pensate che si svilupperà questa crisi politica in Irlanda e nel Regno Unito, considerando che da febbraio non è stato formato un esecutivo?
ÓSF: Non è possibile prevedere come si svilupperà questa crisi, ma sappiamo che l’unica soluzione permanente è l’unità irlandese. Boris Johnson sta usando l’Irlanda come strumento politico per mantenersi al potere, ed è disposto a mettere a rischio l’Accordo del Venerdì Santo. I conservatori non si sono mai preoccupati di ciò che è meglio per l’Irlanda e agiscono solo per i loro cinici interessi politici. Ora abbiamo bisogno di una mobilitazione popolare in tutta l’Irlanda a sostegno dell’Accordo del Venerdì Santo e che il governo di Dublino raccolga il sostegno internazionale per chiedere conto al governo britannico.
RDC: Il cosiddetto fronte “unionista” sembra essere in crisi, in particolare il rapporto con il DUP e i militanti radicalizzati dell’estrema destra. Ci potete descrivere cosa è successo e pensa che ci sia un pericolo reale per gli Accordi del Venerdì Santo?
ÓSF: La crisi dell’unionismo politico è dovuta alla sua stessa rigidità. Il semplice fatto è che i giorni di uno Stato unionista monopartitico in Irlanda sono finiti, e alcuni si rifiutano di accettarlo. Non sono disposti ad accettare la realtà che viviamo in un Paese che sta cambiando e non sono disposti a fornire alcun tipo di visione positiva per il futuro. Questo ha portato a un indebolimento del loro sostegno e ha aggiunto slancio alla causa del cambiamento costituzionale in Irlanda.
Esiste un pericolo molto reale per l’Accordo del Venerdì Santo, ma questa minaccia proviene innanzitutto dal governo britannico e dal suo atteggiamento sconsiderato nei confronti dell’Irlanda. Il DUP non ha appoggiato l’Accordo del Venerdì Santo nel 1998 e non lo appoggia ora. Il loro rifiuto di accettare la democrazia non ostacolerà il progresso in Irlanda. La stragrande maggioranza dei cittadini nordirlandesi sostiene l’Accordo e ha tratto enormi benefici dalla sua attuazione. Dobbiamo lavorare instancabilmente per assicurarci che l’Accordo sia protetto in tutte le sue parti, ma siamo fiduciosi che rimarrà la chiave per la pace e la riconciliazione in Irlanda.
RDC: In Scozia, l’SNP ha vinto le elezioni e ha avviato una mobilitazione per un secondo referendum sull’indipendenza, anche se i conservatori non lo accettano. Pensate che sia giunto il momento di iniziare a pianificare un referendum per l’unificazione dell’Irlanda, o quali saranno le condizioni per avviare questo tipo di campagna politica?
ÓSF: È da tempo che è giunto il momento di iniziare a pianificare un referendum sull’unità irlandese. Il sostegno alla riunificazione è a un livello record e ogni segnale indica che questo dato si sta rafforzando. La riunificazione dell’Irlanda è l’obiettivo primario del Sinn Féin e dell’Ógra Shinn Féin, e il perseguimento di questo obiettivo è al centro di tutto ciò che facciamo. Vogliamo costruire un’Irlanda completamente nuova che sia una casa per tutti gli abitanti dell’isola. Si tratta di un progetto enorme che richiederà il contributo e il lavoro di tutti in tutto il Paese, sia dei repubblicani del Sud che degli unionisti del Nord. È estremamente importante che il governo di Dublino, così come i partiti politici, i sindacati e altre organizzazioni in tutta l’Irlanda, assumano un ruolo attivo nella preparazione non solo del referendum, ma della riunificazione stessa.
RDC: Il governo britannico è profondamente coinvolto nella guerra in Ucraina ed è uno dei membri più “falchi” della NATO; potete dirci qual è la posizione del Sinn Féin, storicamente contrario alla NATO, e se oggi esiste un movimento per la pace?
ÓSF: Il Sinn Féin crede fermamente nella neutralità irlandese ed è assolutamente contrario all’adesione alla NATO e alla crescente militarizzazione dell’Europa. Nonostante i migliori sforzi dell’attuale governo e dei suoi predecessori, il mantenimento della neutralità è ancora molto popolare tra la popolazione.
L’adesione alle alleanze militari della NATO e dell’UE non servirebbe a proteggere l’Irlanda, ma solo a favorire gli interessi imperialisti. La nostra neutralità è la nostra più grande risorsa all’estero e ci permette di perseguire una politica estera attiva e indipendente. L’Irlanda deve continuare a usare la sua voce e le sue risorse a sostegno dell’autodeterminazione e della pace nel mondo.