Rete Dei Comunisti
Sabato 2 luglio ore 11 si terrà a Roma all’Intifada Via Casalbruciato, il secondo dibattito pubblico Bentornato Cipputi! Classe Operaia, resistenza e riscatto oggi all’interno del Meeting della Rete dei Comunisti, Meeting che verrà introdotto la mattina stessa, alle 10, da Mauro Casadio sempre presso il Centro Sociale.
L’iniziativa sarà coordinata da Emidia Papi, storica militante della Rete dei Comunisti, e dirigente dell’Unione Sindacale di Base.
A questo dibattito interverranno Roberto Montanari, militante della Rete dei Comunisti e dirigente dell’USB, Gigi Roggero, ricercatore militante e membro della Redazione della rivista Machina, e Giorgio Cremaschi, del Coordinamento nazionale di Potere al Popolo.
La classe operaia dei nostri tempi ha subito una scomposizione mostruosamente complessa così come i processi di accumulazione si sono arricchiti della complessità di nuovi soggetti. Resta il dato inoppugnabile per i comunisti che l’inchiesta e la ricerca operaia rimangono un metodo insostituibile per legare la conoscenza della produzione all’esplosione di una soggettività conflittuale antagonista.
Il tema è il ritorno, oggi, di una nuova centralità operaia ma con questa classe operaia ai tempi delle catene globali del valore, quindi una classe lavoratrice immersa nella scomposizione delle produzioni, della movimentazione e distribuzione organizzata delle merci. Una nuova categoria operaia che ha dimostrato anche in occasione della pandemia e di avere una centralità, da tempo troppo negata, nel paese materiale perché 80% dei lavoratori, nonostante il lockdown, hanno continuato a sacrificare salute, sicurezza, vita e fatica per mandare avanti il paese.
È una classe che riesce anche ad esprimere un punto di vista autonomo e alternativo ai valori dominanti, ad esempio sulla guerra, lontano da un pacifismo formale o interventista: come ci ricorda il caso dei portuali di Genova piuttosto che dagli aeroportuali di Pisa rispetto all’invio delle armi.
È una classe operaia che sta producendo, a macchie di leopardo, importanti conflitti in una situazione dove da quarant’anni abbiamo assistito ad una “passivizzazione” a partire dalla sconfitta alla FIAT e la cosiddetta marcia dei 40.000; decenni di attacco ideologico e valoriale condotto dal capitale, di smantellamento ideologico, culturale, materiale, legislativo che hanno reso più debole le lavoratrici e lavoratori; decenni di disfacimento delle politiche di classe nelle organizzazioni storiche sindacali e nella sinistra riformista.
Una classe che ha prodotto, in questi ultimi anni, una forte conflittualità come nel caso più evidente dei lavoratori della logistica, con una forte componente migrante. Ma anche nelle lotte dei lavoratori della produzione come nell’ex ILVA o nei settore dei trasporti come nel caso di Alitalia e nei porti.
L’ultima questione riguarda la necessità dell’inchiesta e dell’affinare i nostri strumenti di indagine: lo strumento possiamo indicare come quello più efficace è quello della “composizione di classe”, che non è semplicemente una analisi di tipo strutturale, sul come è organizzato il mondo del lavoro nel modo di produzione capitalistico oggi ma, insieme a questo, un’analisi sulla composizione politica, e quindi su come la classe vive il contesto in trasformazione, di cosa “abbisognano e sognano” i lavoratori e le lavoratrici. Non è un esercizio di tipo sociologico: la “composizione di classe” è uno metodo fondamentale di organizzazione del conflitto, una categoria con la quale indagare pratiche di resistenza e attacco al capitale.
Di tutto questo si parlerà in questo momento di discussione pubblica in cui perfezionare quella cassetta degli attrezzi teorica indispensabile per far avanzare il processo di organizzazione delle classi subalterne , un momento importante e propedeutico alla costruzione di una ampio fronte di classe di opposizione al governo Draghi ed alla economia di guerra.