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Lo scorso 14 ottobre siamo stati invitati a partecipare al Congresso internazionale “Verso una piattaforma antimperialista”, che si è tenuto a Parigi e che ha visto la partecipazione di numerose organizzazioni e partiti comunisti di diverse parti del mondo per discutere de “La marea montante della guerra mondiale e i compiti degli antimperialisti“. Di seguito il nostro intervento, in cui abbiamo analizzato il contesto attuale alla luce del lavoro di analisi teorica svolto dalla Rete dei Comunisti nel corso degli anni sulla crisi struttuale del Modo di Produzione Capitalista e di una nuova fase politica ed economica di cui si stanno definendo progressivamente i caratteri dello scontro internazionale.
Rete dei Comunisti
Ringraziamo le compagne e i compagni del People’s Democracy Party (PDP) della Corea del Sud per l’invito a questa conferenza internazionale e per aver chiamato al dibattito numerosi partiti e organizzazioni comuniste in uno spirito di confronto e azione internazionalista contro l’imperialismo euro-atlantico.
Ci troviamo di fronte ad una situazione in cui l’escalation militare della guerra ha raggiunto un punto delicato e rischia di trasformarsi in una catastrofe per l’intera umanità. Al recente vertice del G7, il segretario generale della NATO Stoltenberg ha dichiarato ufficialmente quello che diciamo da tempo: “La vittoria della Russia sarebbe una sconfitta per la NATO”, il che significa che siamo direttamente coinvolti nella guerra e che lo scontro è tra il blocco occidentale e Mosca. Pertanto, non possiamo accettare nessuna equidistanza né tantomento una riduzione allo stesso livello delle responsabilità oggettive della situazione che stiamo vivendo.
Come Rete dei Comunisti abbiamo sempre proposto un’analisi teorica e molteplici interventi di lotta politica e sociale, attraverso tutte le nostre strutture, per portare avanti una forte rivendicazione contro l’Unione Europea – il nostro polo imperialista in fase di rafforzamento – e le ingerenze degli USA e della NATO che dalla fine della Seconda Guerra mondiale dispongono di oltre 130 basi missilistiche in Italia, alcune nucleari e segrete. Proprio dalla base di Ghedi, nel Nord Italia, partiranno gli aerei dell’esercitazione NATO che simulerà un’incursione con attacco nucleare.
La guerra in Ucraina non é un fenomeno isolato né improvviso, ma va letto nella tendenza bellica propria della crisi del Modo di Produzione Capitalista. La fuga degli statunitensi e degli alleati dall’Afghanistan nell’agosto 2021 ha segnato la fine di un’epoca, con gli USA che stanno ridefinendo il proprio intervento internazionale per tentare – difficilmente – di contrastare un declino egemonico ormai incontestabile sul piano commerciale, monetario, militare e anche ideologico in una nuova fase di competizione inter-capitalista globale.
Pertanto, accanto alle mobilitazioni che abbiamo costruito e che continueremo ad articolare in Italia e nei diversi contesti internazionali in cui siamo presenti, ci troviamo di fronte ad un cambiamento storico della fase e questo ci impegnerà nei prossimi mesi con un nuovo momento di elaborazione e approfondimento analitico e teorico in continuità con le precedenti fasi di analisi legate allo sviluppo del Modo di Produzione Capitalista.
Siamo entrati in una fase in discontinuità netta con quelle precedenti, per come la realtà si sta manifestando e come abbiamo più volte affermato, anche nei numeri della nostra rivista Contropiano su “Lo stallo degli imperialismi” e “Unione Europea: da polo a superstato imperialista?” che saranno presto disponibili in inglese e francese sul nostro sito web. In quello che abbiamo definito lo “stallo degli imperialismi” quel meccanismo di globalizzazione sviluppatosi negli anni ’90 fino alla crisi finaziaria globale del 2007/08 andava già inceppandosi in base alle contraddizioni individuate dalla nostra lettura marxista, determinando un processo di rallentamento e inversione della mondializzazione.
Oggi la Rete dei Comunisti con il ruolo svolto nell’azione sui tre fronti di lotta, si pone l’obiettivo di condurre una battaglia politico-teorica resa necessaria dal salto qualitativo che sta producendo la rottura della mondializzazione capitalista. Infatti, si stanno concretamente determinando due blocchi principali – uno Euro-atlantico e l’altro Euro-asiatico – insieme ad altre aggregazioni parallele che si collocano tra questi due poli della contraddizione. Questo processo è appena iniziato in modo evidente e si protrarrà, in maniera non lineare, nei prossimi anni.
Dobbiamo dotarci di una chiave di lettura scientifica che parte dalle tendenze storiche del Modo di Produzione Capitalista, capace di leggere dall’alto la dinamica complessiva, piuttosto che dall’analisi delle manifestazioni concrete per poi tentare di risalire al livello generale. La sola analisi economica così come quella geopolitica non sono in grado di cogliere il movimento storico in atto.
Dobbiamo analizzare le dinamiche concrete in atto, sia come tendenze ma anche come contraddizioni interne alle tendenze stesse. Ad esempio nella definizione della tendenza principale dell’area Euro-atlantica, non scompare la contraddizione secondaria della competizione commerciale e monetaria tra USA ed UE (basti vedere le evoluzioni del cambio euro/dollaro e i punti fondamentali della “Bussola Strategica” della UE).
Nella “analisi concreta della situazione concreta” acquista un posto importante l’indagine sulla comparazione tra le potenzialità competitive tra area Euro-atlantica ed Euro-asiatica. L’area Euro-atlantica si presenta più omogenea politicamente e ideologicamente in quanto in continuità con il colonialismo e l’imperialismo storicamente egemone. Il “blocco” Euro-asiatico è invece più disomogeneo, a partire dal carattere politico poiché si é costruito a partire dalle relazioni economiche e commerciali, ma manifesta un comune interesse all’integrazione cooperativa e alla de-dollarizzazione, con soggetti che si chiamano fuori dall’egemonia imperialista.
Di fronte alla crisi sistemica del Modo di Produzione Capitalista, le potenze imperialiste euro-atlantiche hanno sempre più difficoltà ad esternalizzare i fattori di crisi e quindi rilanciare un processo di valorizzazione del Capitale. Pertanto ricorrono al vecchio strumento della guerra, attraverso il Keynesismo militare e le sanzioni, rivelatesi nei fatti un vero e proprio boomerang. Facendo ricadere i costi economici e sociali di questo scontro militare sulle classi popolari, dall’inflazione alla respressione del dissenso sul fronte interno.
La politicizzazione e militarizzazione in atto riguardano il confronto tra le diverse aree in via di definizione, sia principali che secondarie. Numerosi paesi America Latina e Africa – che l’imperialismo USA ed europeo trattano rispettivamente come il proprio “cortile di casa” – si trovano già coinvolti in questo processo : alcuni di essi subiscono ancora il saccheggio neocoloniale e il dominio imperialista diretto degli USA e dell’UE (sulle materie prime strategiche ma non solo), mentre altri stanno cercando percorsi alternativi e di emancipazione dal giogo euro-atlantico per uno sviluppo cooperativo e non competitivo.
Ogni area definisce le forme politico-ideologiche della tenuta del proprio sistema economico. Per l’Occidente questo aspetto è stato un asse portante a sostegno dell’aggressività imperialista e degli interventi militari per decenni (Afghanistan, Iraq, Siria, Libia, ecc.). Per il resto dei paesi – quelli non considerati come “comunità internazionale” dai media mainstream – questo processo di consolidamento politico-ideologico sarà più complesso e non immediato.
La realtà si che si va affermando in tendenza è quella di un multipolarismo economico, monetario e commerciale, esterno e alternativo all’unipolarismo NATO-centrico, con un effetto diretto e rilevante per i processi di valorizzazione del capitale per i centri imperialisti. Si andranno ridefinendo le catene del valore mondiale con un loro accorciamento che comporterà una nuova trasformazione dei sistemi produttivi. Siamo entrati in una nuova era, quella della “iper-competitività”, come ha detto la Von Der Leyen.
La sfida per i comunisti è alta, la lotta antimperialista indispensabile, la costruzione di un’alternativa fondamentale.
Guerra alla guerra imperialista, fuori e contro la NATO, fuori e contro la gabbia dell’UE.
Parigi, 14 ottobre 2022