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Rete dei Comunisti
L’insediamento del governo Meloni è coinciso con le prime mobilitazioni autunnali di quella nuova generazione che non si piega alle logiche dello sfruttamento e del “tutti contro tutti” che il capitalismo vorrebbe inculcare tra i banchi delle scuole e delle università.
Queste prese di coscienza collettiva tuttavia cominciano a mettere all’opera le forze della repressione, con i manganelli che ieri si sono alzati sui ragazzi e sulle ragazze fin dentro gli istituti di quelli che dovrebbero essere i più alti luoghi di formazione culturale e scientifica di un paese, le università.
I “reazionari in giacca e cravatta”, che in questa tornata elettorale hanno occupato più scranni del solito in Parlamento, plaudono e chiamano ai valori della democrazia contro l’opposizione sociale e politica che monta tra le fila dello stivale, in questo coadiuvati a più riprese dal Pd e dal resto della finta-sinistra liberal.
Ma la democrazia a cui tutti fanno riferimento è un inganno per i lavoratori e per i popoli di mezzo mondo, quando sposa supinamente le cause guerrafondaie della Nato e spinge l’asse euroatlantico allo sfruttamento imperialista di territori ed esseri umani di tutti i colori, di tutte le età, di tutte le religioni, di tutti i generi.
I cortei della Sapienza di ieri con Cambiare Rotta e l’occupazione di stamane del liceo Albertelli con Osa indicano che c’è ancora un pezzo di paese che non si arrende al disastro sociale, ambientale e culturale a cui questo sistema vorrebbe relegare l’umanità e in special modo le classi e i paesi meno abbienti.
La partecipazione studentesca alla direzione dello sviluppo di scuole e università, così come quella dei lavoratori dei luoghi di lavoro o delle classi popolari della vita nei territori, è il solo metro di giudizio che possa restituire il grado di partecipazione democratica alla vita di un paese. E a questo mirano continuamente i ragazzi e le ragazze in lotta nelle loro rivendicazioni.
L’organizzazione di percorsi radicali e di alternativa al sistema politico, ideologico ed economico dominante è la migliore notizia che questo paese possa ricevere, seppur questa difficilmente verrà trasmessa dai grandi media, complici della corruzione politica che dilaga nel mondo occidentale. Ieri è toccato all’università, oggi la scuola, domani ai lavoratori?
La battaglia delle idee per un cambio di sistema complessivo passa attraverso momenti di duro scontro con il nemico di classe, che dispone di polizia e strumenti giuridici repressivi da mettere in campo.
Ma la repressione non può fermare l’organizzazione e l’avanzata del percorso del cambiamento. Esprimiamo dunque solidarietà e vicinanza agli studenti in lotta, il mondo nuovo non può che nascere dalla spinta delle nuove generazioni che non si arrendono. Il prossimo sciopero generale del 2 dicembre è una tappa di questo percorso.