Lunedì 14 Novembre ore 16.00 – presso Aula A, facoltà di Scienze Politiche, Università la Sapienza di Roma
Convegno di Cambiare Rotta – In difesa dell’agibilità democratica in Sapienza e nelle università pubbliche
Parteciperanno:
- Elettra Luna Lucassen – introduzione, Cambiare Rotta
- Luigi de Magistris – giurista, ex sindaco di Napoli
- Giorgio Cremaschi – ex dirigente sindacale ed attivista politico
- Stefania Ascari – deputata
- Paolo Maddalena – giurista ed ex vice Presidente emerito della Corte Costituzionale
- Ginevra Bompiani – scrittrice, editrice ed accademica
- Moni Ovadia – attore, cantante e scrittore
- Federica Brancaccio – avvocatessa
Le immagini, i video e i suoni delle violente cariche della polizia in Sapienza hanno avuto una eco mediatica prevedibile e hanno scosso profondamente non solo la comunità del più grande ateneo pubblico d’Europa ma tutto il Paese, impegnato in contemporanea ad assistere alla formazione del nuovo governo, liberista e conservatore, di Giorgia Meloni. Non ci è dato sapere se la violenza sugli studenti, disarmati e con intenti pacifici, sia frutto di un cortocircuito tutto interno alle catene di comando delle forze dell’ordine ma sicuramente rappresenta una ferita per l’agibilità democratica nelle università pubbliche su cui occorre discutere e mantenere alta l’attenzione politica. Un’urgenza confermata, a pochi giorni dai fatti della Sapienza, dalla volontà del nuovo esecutivo di mettere in campo il cosiddetto ‘decreto anti-rave’, ulteriore strumento per colpire le opposizioni conflittuali, a partire dai movimenti giovanili e studenteschi e le loro pratiche.
Il nuovo Governo racchiude in sé tutte le “sensibilità” del variegato mondo della destra italiana e lascerà ampio spazio di sfogo alla propria intima anima reazionaria, da sempre favorevole a soluzioni di forza contro i movimenti sociali, antagonisti ed antifascisti. Il dato oggettivo della volontà repressiva di Giorgia Meloni&Co e il conseguente e pericoloso avvitamento antidemocratico trova terreno fertile in questo paese. L’assordante silenzio, se non addirittura la complicità, del mondo accademico della Sapienza e delle università italiane così come la mancata (esplicita) condanna dell’operato della polizia da parte della rettrice Polimeni rappresentano plasticamente lo stato di salute del mondo democratico ed intellettuale italiano.
Inoltre non possiamo non leggere la violenza sugli studenti in una prospettiva ‘storica’, in primis ponendola in continuità netta con l’operato del governo precedente, a guida Mario Draghi, che ha tenuto la stessa reazione di forza contro gli studenti dei licei e degli istituti che protestavano contro l’alternanza scuola-lavoro e contro i lavoratori che scioperavano nelle fabbriche della logistica. Ma l’aggressività delle forze dell’ordine va interpretata anche come effetto della progressiva chiusura di spazi di partecipazione e di democrazia reale dovuta ai processi di integrazione europea e dell’appartenenza alla Nato, elementi che la pandemia, la crisi economica e soprattutto la guerra stanno facendo riemergere con forza.
Crediamo che la straordinaria mobilitazione studentesca, preceduta da proteste diffuse su vertenze specifiche come le aule sovraffollate e culminata poi con l’occupazione della facoltà di Scienze Politiche, rappresenti non solo la risposta a un fatto politico grave e con conseguenze importanti sulla sicurezza degli studenti in ateneo, ma anche il seme di un fermento universitario e giovanile contro un modello di formazione che reprime più che liberare conoscenze e saperi. Le riforme attuate negli ultimi decenni sul mondo dell’istruzione e della ricerca hanno di fatto reso le scuole e le università pubbliche terreno di conquista delle aziende e dei privati, riducendo all’osso le possibilità di emancipazione dei giovani provenienti dai ceti popolari o da contesti familiari impoveriti anche dal punto di vista educativo. Tutti i dati dimostrano infatti che la filiera formativa pubblica italiana oggi amplifichi e cristallizzi le disuguaglianze interne al nostro paese, con conseguenze non solo sul futuro dei giovani ma anche sulla situazione generalizzata di imbarbarimento e regressione sociale e culturale.
A partire da queste brevi considerazioni ci rivolgiamo quindi agli studenti, intellettuali e accademici, al mondo politico e democratico che di fronte alle cariche sugli studenti e la conseguente reazione istituzionale, oggi sente la necessità non solo di reagire individualmente ma di costruire una risposta ferma e compatta in difesa dell’agibilità democratica in Sapienza, nelle università pubbliche e in tutto il paese. ‘Democrazia’ non può voler dire assenza di contestazioni. Il conflitto sociale e politico, anche aspro, al contrario, è la garanzia della tenuta democratica e di partecipazione di un paese.
Ne parliamo con Luigi De Magistris, Giorgio Cremaschi, Paolo Maddalena, Ginevra Bompiani, Moni Ovadia e Federica Brancaccio nella data di Lunedì 14 Novembre, presso l’aula A della facoltà di Scienze politiche de La Sapienza: invitiamo tutti a partecipare e contribuire a diffondere, seguiranno aggiornamenti sulle partecipazioni e adesioni