La diretta video del primo incontro de “L’assalto al cielo” a Pisa
Dopo decenni di riflusso – successivo alla grande stagione di lotte che tra i Sessanta e i Settanta (del Novecento) ha animato le piazze di quasi tutto il mondo – parlare oggi della fondazione della Comune di Parigi, ci offre parecchi spunti di riflessione sull’organizzazione delle forze rivoluzionarie e sulle sue forme, sulla nozione di fallimento, sulle tappe che un’idea rivoluzionaria necessariamente attraversa, sulle rotture con la sinistra e la tradizione capitalista/parlamentare, sui rapporti di forza e anche sul nostro presente e futuro.
Di più: il primo governo operaio della storia è un’occasione che non può ridursi a commemorazione, a una celebrazione liturgica; essa deve costituire la rappresentazione della possibilità dell’inversione storica. Non bisogna relegare – cioè – la giusta analisi dei rapporti tra le forze in campo a un determinismo (il cui eventuale sbocco rivoluzionario sarebbe quasi messianico) che, partendo dalla constatazione della presunta insussistenza delle condizioni (sussistenza delle condizioni che sarebbe, invece, il prodotto di una linea del tempo semplice, «la fila indiana del prima e del poi», progressiva e tesa, perché sempre piena di avanzamenti), rimandi sempre il momento della responsabilità dell’accoglimento di una prospettiva rivoluzionaria.
Una siffatta filosofia della storia sarebbe incapace di cogliere l’irruzione di un evento, di qualcosa, cioè, irriducibile a un ordine precostituito.
Marx, nella Guerra civile in Francia, descrivendo minuziosamente fatti e personaggi riguardanti la Comune, opera continui rimandi alle vicende del 1848 francese (e non solo); la Francia era considerata, infatti, la «terra classica delle lotte di classe», dove in quarant’anni (dal 1830 al 1870) i giovani repubblicani e gli operai avevano fatto cadere due monarchie e un impero.
Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte ci consegna la famosa immagine in cui Marx, parafrasando Hegel, nota come tutti i grandi fatti e i grandi personaggi della storia universale si presentano due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa e, gli stessi moti del 1848, appaiono una parodia del 1789 o del biennio rivoluzionario 1793-95. I moti del 1848 possono essere considerati, allora, ancora all’interno della durata delle conseguenze dell’Ottantanove. La Comune, invece, è un assoluto cominciamento, un inizio. Una nuova generazione di operai e rivoluzionari, in gran parte sconosciuti.
Qui di seguito la registrazione video del primo incontro de L’assalto al cielo pubblicata nella pagina FB della Rete dei Comunisti di Pisa