41 bis, legislazione di emergenza e repressione poliziesca. Un progetto di guerra interna per prevenire il conflitto sociale.
La Rete dei Comunisti di Pisa aderisce e parteciperà al presidio del 4 febbraio (h. 12) in piazza XX settembre
Rete dei Comunisti di Pisa
La lotta disperata ma giusta di Alfredo Cospito si inscrive nel più generale conflitto tra chi, da fronti, con metodi e su posizioni diverse, si batte contro lo stato di cose presenti e il capitalismo, sistema che riduce progressivamente spazi di agibilità politica, sindacale e di opinione in tutto l’Occidente, ma soprattutto nel nostro paese.
Gli epifenomeni che giustificano di volta in volta una legislazione e provvedimenti di piazza sempre più repressivi e polizieschi sono diversi.
Il conflitto ucraino vede uniti governo, gran parte delle cosiddette “opposizioni” sino al bestiario di intellettuali ed editorialisti di destra e di “sinistra”, uniti nell’alimentare la guerra con tutti i mezzi, dalla disinformazione sistematica, alla propaganda che nega cittadinanza alla grande cultura russa sino agli investimenti miliardari in armi inviate alle brigate neonaziste ucraine. Chi e’ fuori dal coro subisce criminalizzazione, liste di proscrizione, minacce più o meno larvate.
Ma e’ sul terreno della “guerra interna” che osserviamo il progressivo imbarbarimento del sistema politico, giudiziario e poliziesco contro il sindacalismo conflittuale, gli studenti e i movimenti che, a macchia di leopardo, si battono contro la guerra e gli scempi dei territori e dell’ambiente.
Alla luce della debolezza attuale del conflitto dal basso verso l’alto, possiamo ben dire di vivere in un contesto di vera e propria “repressione preventiva”, da parte di un esecutivo scelto con cura da chi, come Draghi e il PD, non si potevano permettere di stringere ancora di più la morsa repressiva su una popolazione in procinto di subire ulteriori politiche lacrime e sangue, a causa di una crisi del capitalismo occidentale senza precedenti, che si incancrenisce sempre più.
In questa situazione, l’uso totalmente spropositato del 41 bis contro Alfredo Cospito e’ chiaramente un monito non certo verso i mafiosi, che si possono permettere 30 anni di clandestinità a casa propria e consegnarsi solo per essere curati nel miglior modo possibile, come nel caso di Messina Denaro.
Attraverso Alfredo si intende terrorizzare tutta l’opposizione sociale e politica del paese, indipendentemente dai diversi metodi di lotta usati per costruire un rapporto di forza più favorevole alle classi sociali subalterne. Lo abbiamo visto con il teorema giudiziario della Procura di Piacenza, che ha trasformato in “estorsione e associazione a delinquere” il normale conflitto sindacale mandando a processo più di 150 lavoratori della logistica, lo si e’ visto all’Università di Roma con le manganellate a orologeria sugli studenti mentre la Meloni teneva il suo discorso di investitura a Camere unificate. In questi giorni di nuovo a Roma, dove la questura e’ stata inviata dal Ministero dell’Interno in una sede USB per perquisire e schedare tutti i giovani presenti, alla ricerca di “anarchici”… Solo per citare i più eclatanti e recenti.
Il sistema di potere occidentale ed europeo sta usando come una clava tutti gli strumenti a sua disposizione per sedare un malessere sociale in aumento esponenziale, come stiamo osservando in Francia, in Inghilterra, in Gracia, dove grandi scioperi e mobilitazioni si oppongono a provvedimenti governativi indicati dall’Unione Europea. Il nostro paese ancora manca all’appello del conflitto generalizzato, per motivazioni oggettive e soggettive che non possiamo toccare in questo breve scritto. Nonostante questo uno dei governi più reazionari d’Europa, in stretta continuità operativa con l’esecutivo Draghi, usa i peggiori argomenti reazionari per legittimare e perpetuare l’uso di una legislazione d’emergenza creata contro il movimento rivoluzionario degli anni ’70 del secolo scorso.
La lotta per l’uscita di Alfredo dal 41 bis si inscrive quindi nel più generale conflitto di classe in corso, per allargare ed estendere gli spazi di libertà e di agibilità politica per tutto il fronte di classe.
Il 41 bis e’ tortura, per Alfredo e per qualsiasi altro essere umano, indipendentemente dal reato commesso. Non c’é bisogno qui di ricordare la stratificazione storica costruita nei secoli come “civiltà del Diritto”, per cui uno Stato non può utilizzare in maniera proporzionale alla gravità del delitto la comminazione della pena.
Per i governi occidentali anche il diritto borghese, come le Costituzioni nate dalla Resistenza al nazifascismo, sono orpelli e inciampi che frenano la realizzazione di politiche di sfruttamento, rapina, devastazione ambientale e guerre con le quali stanno tentando di mantenere saldamente in mano le leve del potere, al servizio delle grande capitale industriale e finanziario.
Lottare oggi contro il 41 bis e per l’uscita di Alfredo da quel circuito di tortura a vita e’ un tassello del più generale conflitto contro il capitalismo e i suoi servi.
Rete dei Comunisti Pisa
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