Rete Dei Comunisti – Cambiare Rotta (Organizzazione Giovanile Comunista) – Opposizione Studentesca D’Alternativa (OSA)
La Rete dei Comunisti parteciperà il 25 febbraio alla manifestazione nazionale contro la guerra a Genova promossa dal Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali (CALP).
Le parole d’ordine della convocazione – “abbassate le armi, alzate i salari” – riprendono lo slogan con cui la parte più combattiva del movimento operaio si è mobilitata da un anno a questa parte.
Una mobilitazione che ha avuto tra i suoi momenti più significativi lo sciopero del Lavoro Privato della Unione Sindacale di Base del 22 aprile scorso – affiancato dagli studenti dell’Opposizione Studentesca d’Alternativa -, e lo sciopero generale di tutto il sindacalismo di classe del 2 dicembre, con la manifestazione nazionale a Roma del giorno successivo.
L’iniziativa del 25 febbraio è quindi parte di un processo che, da una parte, marca una continuità con le mobilitazioni contro l’escalation bellica dell’imperialismo euro-atlantico e del suo maggior vettore: la NATO. Dall’altra contro le conseguenze materiali della guerra, che hanno ridotto drasticamente il già basso potere d’acquisto dei salari e imposto l’innalzamento delle spese militari a discapito di quelle sociali (Salute, Istruzione, Servizi sociali in genere).
Una condizione che caratterizza ormai tutto l’Occidente, innescando un’ondata di scioperi e mobilitazioni inedite negli ultimi trent’anni (“invisibili” ai più solo a causa della censura dei media mainstream) nonché una ripresa del movimento contro la guerra che ha iniziato a muovere i primi passi.
Mai come ora la lotta per la pace è intrinsecamente legata alla battaglia per la salvaguardia delle garanzie sociali e per la difesa degli spazi di agibilità democratica mutilati da una galoppante torsione autoritaria.
Mai come ora è utile riproporre una alleanza strategica tra i settori più avanzati della classe lavoratrice con le organizzazioni studentesche più attive, anche al fine di riunire quella parte del ceto intellettuale che non si è messo l’elmetto, su parole d’ordine chiare che diano voce al sentimento diffuso e maggioritario nel nostro paese contrario al coinvolgimento nella spirale bellica.
Mai come ora chi vuole dare forma alla rappresentanza politica delle classi subalterne deve fare propria una lotta intransigente nella battaglia per la pace, senza ambiguità e cedimenti di fronte a chi – con parole d’ordine fuorvianti – chiama a manifestare contro la guerra senza però chiarirne le responsabilità oggettive e soprattutto senza ipotizzare azioni concrete in grado di contrastarla.
Come Rete dei Comunisti siamo consci che l’escalation militare iniziata il 24 febbraio scorso, dagli esiti più che mai incerti, è la continuazione su un diverso ordine di grandezza della guerra iniziata nel 2014 con il golpe nazi-fascista in Ucraina e l’inizio delle operazioni NATO contro le popolazioni del Donbass.
Allo stesso tempo siamo consapevoli che gli avvenimenti di un anno fa hanno rotto un equilibrio precario tra blocchi geo-politici in formazione. Rappresentano perciò uno “spartiacque” e aprono una nuova fase, in cui le stratificate contraddizioni del modo di produzione capitalista – dopo la gestione fallimentare della pandemia in tutto l’Occidente e la fuga della NATO dall’Afghanistan – stanno letteralmente esplodendo, trasformando le precedenti linee di faglia in potenziali teatri bellici ed esacerbando ulteriormente la competizione mondiale.
Dal Pacifico all’Artico, dall’Africa allo Spazio, non vi è luogo del pianeta che non sia parte della Nuova Guerra Fredda.
Dal controllo delle materie prime allo sviluppo delle tecnologie più avanzate, passando per la guerra dell’informazione, il terreno della competizione si è fatto feroce e senza esclusione di colpi.
La guerra è divenuta una delle contraddizioni principali contro cui occorre mobilitarsi.
Una mobilitazione che non può che scagliarsi innanzitutto contro le forze politiche e gli apparati culturali che ce la propongono come inevitabile, cercando di arruolarci tra le fila di un Occidente che vorrebbe difendere la sua rendita di posizione contro il resto del pianeta, per impedire il sorgere di un mondo multipolare e annichilire ogni prospettiva di alternativa sistemica al capitalismo.
La lotta di classe internazionalista torna ad essere un potente motore storico in cui i comunisti sono chiamati di nuovo ad esercitare una funzione tutt’altro che marginale o di mera testimonianza.
Al fianco dei portuali del CALP!
Contro l’imperialismo euro-atlantico e le sue stampelle!
Guerra alla guerra, Pace tra i Popoli!