Venerdì 14 aprile 2023 – La rivoluzione cubana
Relatore Luciano Vasapollo
Il seminario si svolgerà a Pisa, in Via Sant’Andrea 31 alle ore 18.00
Luciano Vasapollo
Il fibrillante modo di produzione capitalista nel quale viviamo necessita ora più che mai delle forze che rappresentano l attualizzazione qui ed ora della necessità della rivoluzione socialista. E’ urgente armonizzare la battaglia delle idee di Fidel , unire le voci e le lotte rivoluzionarie . chiudere le fila contro l’orrore , la barbarie , e la follia dell’imperialismo e delle sue politiche di guerra.
Sappiamo ormai quanto il modello di sviluppo fondato sullo sfruttamento capitalistico dell’uomo e della natura sia insostenibile come la rivoluzione cubana ha da sempre dimostrato. Stiamo vivendo una crisi di civilizzazione, segnata dalla crescita delle diseguaglianze e dalla mancanza di prospettive per gran parte dell’umanità, una situazione aggravata in modo drammatico dalla guerra della NATO in Ucraina contro la Russia e il pluripolarismo , mentre vediamo crollare il modello finora vincente di un mondo unipolare, davanti alla prospettiva di un multicentrico più che multilaterale , che Cuba e il Venezuela rivoluzionari promuovono e costruiscono e che può realizzarsi e nei fatti compie passi avanti in Asia e America Latina attraverso i Brics e in tutta la Tricontinental pensata e fatta storia da Che Guevara . Per questo negli ideali della Rivoluzione Cubana, realizzata da Fidel Castro ma ispirata da Josè Martì, si riconoscono tutti i subalterni , gli ultimi e gli sfruttati; i Sud del mondo che non vanno intesi come un’etichetta geografica, ma un termine con cui si indicano gramscianamente tutti i popoli subalterni.
Martí dedicò il suo talento intellettuale e politico a forgiare il destino di Cuba. Il suo insegnamento e il suo pensiero furono guida e mentore del popolo cubano. E Fidel Castro si è riferito direttamente al suo pensiero come ispirazione della rivoluzione e le
sue categorie di studio.
Il suo pensiero era dunque storico, sociale e politico ma non solo: anche economico, sempre in un’ottica democratica partecipativa ,contrario sia all’imperialismo americano , sia al colonialismo spagnolo.
Martí anelava a creare “una società libera, giusta, di uguaglianza sociale. Una società cubana nella quale vi sia l’autodeterminazione e l’indipendenza politica a partire dalla sovranità sulle risorse nazionali, il che significa anche avere una propria economia nazionale”.
Le rivoluzioni di indipendenza in quella che lui chiamerà la Nuestra America – che noi, per meglio definirla, spesso chiamiamo la Nostra America indo africana – non attivano una vera trasformazione dell’era coloniale fino in fondo. La sua aspirazione era di portare Cuba all’indipendenza, alla realizzazione di una repubblica diversa da quella che lui aveva conosciuto”.
Rapporto tra il pensiero di Martí con quello di Gramsci: “Non per creare dei cortocircuiti teorici o cronologici ma perché secondo me ci sono delle confluenze oggettive sul discorso della cultura popolare e sulla rivoluzione come atto profondo d’amore verso il popolo, verso chi ti dà fiducia verso i compagni”.
Oggi a questi due grandi nomi, Martí e Gramsci, aggiungerei sicuramente Bolívar e i due comandanti eterni Fidel Castro e Chavez”.
Recuperare oggi il loro pensiero è importante, in quanto “battaglia per la liberazione anti imperialista. Ora si è ancora sottoposti al dominio dell’Imperialismo, come la resistenza eroica del popolo del Venezuela e del popolo cubano dimostra, cercando di combattere contro l’infame blocco e l’aggressione che ricevono tutti i giorni”.
Martí aveva teorizzato la Nueva America, così come contro l’Imperialismo e il Colonialismo, così come Gramsci si era posto il problema del riscatto di classe del Meridione che, non è mera prospettiva “geografica, ma è una dimensione più generale che Gramsci riferisce al nostro Sud”.
“Coniugando le idee di Martí e di Gramsci possiamo pensare al Meridione come il Sud degli oppressi, la Tricontinental , che lotta contro il Nord imperialista, sia esso degli Stati Uniti, sia esso italiano o europeo. La questione del Sud è una questione sovranazionale che si coniuga al
concetto di sovranità nazionale e di sovranità di classe.
“Le differenze tra il pensiero di Martí e quello di Marx sono soprattutto nello spazio geografico e nella tradizione culturale nelle quali i due sono vissuti. Marx è l’espressione del movimento di classe europeo e dove il capitalismo era arrivato al suo massimo sviluppo e alle contraddizioni di classe. Martí invece rappresenta la tradizione emancipata dalla schiavitù dell’oppressione coloniale”.
Anche in Occidente, bisogna abbandonare una impostazione dell’Occidentalcentrismo della visione marxista dei nord e approdare anche alla lettura e applicazione del dire e fare di Martí”.
L’opera scritta e l’opera pratica di Fidel di impostazione Martiana non è conosciuta purtroppo in Italia e in Europa in generale. Perlomeno non lo è abbastanza in relazione all’importanza storica, teorica e pratica di questi grandi rivoluzionari padri della rivoluzione cubana e del socialismo rivoluzionario nel mondo ,
La rivoluzione cubana così come la battaglia delle idee di Fidel i che si trasforma in discipline di riferimento della politica del PCV , così come i processi rivoluzionari, non possono essere vissute in compartimenti stagni, non possono essere vissute in chiave pedagogica pura, ma in chiave di pedagogia rivoluzionaria. Certo non vogliamo entrare in polemica con altri partiti, con altre strutture, ma la Rete dei Comunisti ha sempre rappresentato un punto di vista diverso non solo nell’analisi economica e politica della crisi capitalista , ma anche nel coordinare il pensiero teorico Marx a Lenin , fino a Fidel a Chavez passando per Gramsci e Guevara .
Il nostro compito è attualizzare il percorso del PCC attraverso questo pensiero Mariano Gramsciano fidelista guevarista, chavista come una continuazione del pensiero marxista e leninista . Questi non sono assolutamente ferri vecchi. Basta usare l’intelligenza, la capacità di attualizzazione, il coraggio e il riconoscimento popolare per riproporre come materia viva l’analisi concreta di questi nella formazione dei nostri giovani, a partire dalla conoscenza della attualità della rivoluzione cubana , dai suoi
Limiti e contraddizioni ma sempre per così formare soggettività in grado di mettere in discussione l’ordine esistente, l’ordine imperialista e capitalista.
Quindi il riconoscimento popolare del significato e direzione politica dei CDR e del PCC , significa fare i conti con i sentimenti di appartenenza nazionale e di autodeterminazione attraverso una cultura di rottura ma che porta al suo interno un profondo senso per l’amore rivoluzionario”.
E allora teoria e prassi , filosofia della storia e filosofia della prassi con cui bisogna riportare questo pensiero e agire nelle mille difficoltà della rivoluzione socialista cubana , a quello che oggi sta avvenendo per esempio a Cuba, in Venezuela, nei Paesi dell’ALBA che con le loro differenze sono comunque vive transizioni al Socialismo che camminano in una diversa modalità applicativa e con culture diverse da quella di noi comunisti occidentali, ma alle quali siamo uniti nella speranza di poter trasformare non solo il nostro Paese ma di costruire una nuova umanità ricca di forza di rottura e amore rivoluzionario . Noi comunisti che viviamo in Europa non esisteremmo senza Martí, senza Fidel , senza Diaz Canel , non solo, e non tanto, per ragioni teoriche, ma anche per la capacità di tener vivo un faro rivoluzionario anti Imperialista che unisce tutti i Sud e a tutte le latitudini della Tricontinental .
Solo così e ‘ certo che si può oggi dare un contributo, ai giovani, ai meno giovani, agli studiosi affinché pongano dei confronti non solo all’interno dell’ambito accademico ma investano in forme di sperimentazione, di attivazione del divenire storico che la rivoluzione cubana traccia ogni giorno in termine di resistenza e costruzione offensiva per il socialismo .
La Rivoluzione infatti “deve avere un ruolo intellettuale collettivo e militante che lavori per l’emancipazione”.
Si deve dar vita a una riattivazione e rielaborazione delle posizioni culturali e di azione di Marti e Fidel perché le colonne portanti del loro pensiero e scritti sono essenzialmente tre: l’etica, il sentimento, la presa di posizione a favore delle classi popolari.
Non ci si può opporre senza partito con una capacità rivoluzionaria. Idea fondamentale anche per tutti quei giovani occidentali che vogliono mettere in discussione lo stato presente delle cose. Per questo devono rivolgere lo sguardo al pensiero di Marti , Bolívar, di Gramsci, di Guevara , Fidel Castro e di Chavez al fine di studiare concretamente dei percorsi di emancipazione.
E Oggi , in questa fase di crisi sistemica economica aggravata dalla crisi sociale della pandemia, e della guerra , il respiro di chi vuole una diversa umanità deve essere più ampio. Dobbiamo ricominciare a ragionare sulle fasi storiche della politica di trasformazione, sui cicli rivoluzionari come ha fatto Cubs modificando spesso i suoi modi di vivere la pianificazione e la transizione socialista .Bisogna mettere in relazione la strategia del cambiamento con dei passaggi tattici. Il senso della rivoluzione, della spiritualità nell’amore per chi ti ama , amor con amor si paga , per il fare politica rivoluzionaria ,della capacità di fare cultura di classe , dell’agire quotidiano in senso rivoluzionario che si legge in Martí e Fidel che è punto di riferimento per un attuale studio e pratica del cambiamento”.
L’epopea della rivoluzione cubana ha una risonanza globale” e gli ideali di Martì e Fidel possono illuminare il tema della transizione che impegna anche oggi “un popolo in lotta contro la fame e il sottosviluppo imposti dal
Bloqueo infame e genocida imperialista – termine comunque orrendo e eredità del regime neocoloniale sostenuto dagli Stati Uniti .
Cuba ha resistito e continua a resistere a oltre sessant’anni di blocco criminale dove Fidel e Raul e Diaz Canel hanno coinvolto il popolo, in un processo di mutuo insegnamento.
Fidel Castro è il Martí del XX secolo, così come Chavez è il Bolivar e entrambi rappresentano una delle fonti indispensabili del socialismo del XXI secolo. Il cuore politico e teorico dell’ALBA è l’integrazione bolivariana e martiana.
Una delle grandi capacità di Fidel è stata quella di costruire relazioni internazionali basate sull’esempio concreto della forza delle idee, della solidarietà attiva. Oggi la diplomazia cubana è tra le prime al mondo per la sua capacità di dialogare con soggetti che, ovviamente, non appartengono al campo socialista. Per questi motivi, approfondendo un aspetto della questione da cui siamo partiti, vive quel senso di dignità, di appartenenza, di orgoglio nazionale del popolo cubano.
È molto contestualizzato nell’evoluzione storica rivoluzionaria. Non può essere utilizzato indifferentemente in un paese imperialista o in un paese colonizzato. Cambia completamente il suo significato di classe. E lo dico tenendo conto delle pagine delle riflessioni gramsciane dei Quaderni, del peso storico degli Stati e delle nazioni, delle differenze tra i popoli. Ma la strada nazionale, oggi, è solo una possibile premessa di una rottura rivoluzionaria, ma non l’orizzonte. Il punto non è, o meglio, non sono solo Bolivia o Venezuela, Cuba e Italia. Il vero punto è, ad esempio, ALBA come idea di transizione. Fidel e Chavez erano molto chiari su questo punto di costruzione politica nell’evoluzione storica.
Fidel ci racconta la storia di una collaborazione sempre più stretta, di scambio di solidarietà, della guerra dei mass media subita sempre dal leader venezuelano, ecc. Ne abbiamo parlato in diversi libri e articoli, ed è anche dall’esperienza dell’ALBA che, come organizzazione politica, non crediamo nell’identificazione del partito rivoluzionario con il soggetto della rappresentanza politica delle classi subalterne. I tre fronti si avvicinano, ma ancora oggi non coincidono. Ecco perché, come Rete dei Comunisti, abbiamo in mente un partito dei quadri con una funzione di massa.
Le sfide del socialismo nel 21 ° secolo – e questo è ciò che affrontano le rivoluzioni a Cuba e in Venezuela, cioè le relazioni internazionali tra popoli e governi progressisti democratici e rivoluzionari, che si trovano ad affrontare un capitalismo aggressivo, combattendo contro una crisi strutturale di più di trent’anni e con l’elaborazione di una strategia sistematica di guerra imperialista – sono complesse, soprattutto perché è necessario riprendere – dopo il 1989 – il percorso di costruzione della società socialista in modo che i riferimenti internazionali scompaiano. I governi cubano e venezuelano hanno attuato misure molto avanzate di natura economico-sociale, egualitaria e universale oltre alle reali condizioni di sostenibilità della struttura economico-produttiva; ad esempio con una forte copertura previdenziale universale che ha garantito e tuttora garantisce lavoro per tutti, alloggio per tutti, istruzione e salute gratuite per tutti, sport gratuiti per tutti.
Va detto però che solo un gigante della storia, un autentico rivoluzionario, antidogmatico come Fidel, può immediatamente riconoscere le potenzialità rivoluzionarie dell’esperienza bolivariana, da cui intuisce, e gli eventi che seguirono gli diedero la ragione, la centralità del leader, di ciò che Antonio Gramsci nel suo articolo giovanile dedicato a Lenin ha condensato nella parola “Capo”.
Oggi per tutti noi socialisti rivoluzionari si tratta di indicare chiaramente una delle basi teoriche più profonde del pensiero antimperialista e delle prospettive socialiste. Un riferimento che riesce ad andare oltre la particolarità e la contingenza per affermarsi come fondamento di tutte le rivoluzioni antimperialiste che hanno la capacità e la forza di proporre il salvataggio della cultura, inserendola, come ci ha insegnato Mariátegui, in un progetto di integrazione internazionale che è alla base della transizione ALBA.
Discorrere e realizzare processi di transizione al socialismo e pianificazione vuol dire ovviamente ragionare in termini internazionalisti. Va per questo valorizzato il ruolo delle alleanze internazionali come strumento di rilancio di una lotta su scala globale, che può ampliarsi in maniera diversificata a partire dagli importanti processi di cambiamento nei vari paesi dell’ALBA a partire dalla grande tenuta eroica della rivoluzione socialista cubana.
È in tale direzione che il Comandante en Jefe Fidel Castro indica la strada della battaglia delle idee, sottolineando che “la Rivoluzione è il senso del momento storico”. È così che anche ciò che sembra normale, e a dire da parte di qualche stupido estremista addirittura arretrato, diventa invece la straordinarietà dell’alternativa socialista rivoluzionaria a partire dall’ esempio della Rivoluzione cubana ,all’interno della crisi sistemica del capitale come mai si era vista ; ma soprattutto come questa debba diventare una grande occasione non solo per Cuba socialista e per il Venezuela rivoluzionario chavista ma per tutte le organizzazioni di classe socialiste e comuniste nel mondo per giocarsi ancora una volta la scommessa di costruire concretamente l’orizzonte possibile dell’umanità verso la giustizia sociale, la libertà, l’uguaglianza nel grande progetto mai sopito del socialismo scientifico. compiutamente realizzato. È questo il cammino che Cuba guevarista e fidelista da lunghi decenni sta portando avanti con dignità e grandi capacità e passione servendo con lealtà infinita il popolo rivoluzionario cubano come quello venezuelano e dei paesi dell ‘ALBA e di tutti i Sud sfruttati, tentando di mettere insieme i suoi sogni che la politica di classe trasforma nella realtà della transizione socialista, quindi i sogni nella concretezza dell’agire di tutti noi marxisti militanti rivoluzionari.
Questa è in effetti l’idea di Guevara e Fidel e di Cuba rivoluzionaria e nel nostro piccolo anche la nostra sulla politica al servizio dei lavoratori in un orizzonte strategico del superamento del capitalismo e dell’immediatezza della transizione rivoluzionaria, con la consapevolezza che sono i rapporti di forza nel conflitto internazionale capitale-lavoro che oggi pongono la dinamica della contraddizione del socialismo desiderabile e che si deve costruire versus il socialismo possibile qui ed ora visto gli attuali rapporti di forza internazionali .
L’eredità di Fidel Castro sono oggi le cure mediche per tutti che hanno ottenuto di contenere la diffusione del virusal pari delle missioni mediche che hanno portato soccorsi negli altri paesi più provati dal Covid 19, Italia compresa. Cuba, come ha affermato il suo attuale presidente, Miguel Diaz-Canel ha confermato tutte le aspettative politiche rivoluzionarie castriste, mentre ha stravolto le supposizioni della “Grande Stampa occidentale”, che aveva previsto — ed anche sognato — una svolta che avviasse Cuba sul cammino del capitalismo. Invece Cuba prosegue nel dar continuità al suo processo rivoluzionario socialista.
Si va così sottolineando la dimensione rivoluzionaria di classe nella possibilità delle attuali transizioni socialiste come asse portante in cui si sviluppano temi della teoria e della prassi delle transizioni post- imperialiste e in queste di quelle più specificatamente orientate alla pianificazione socialista, come, per esempio, la trattazione critica e dell‘oggi della validità nel materialismo storico e dialettico nell’attualità della questione di classe , e, in particolare, l’alleanza tra contadini e operai , e la sua composizione e prospettiva politico -sociale nella fase attuale del passaggio dalla globalizzazione neoliberista alla competizione e ai conflitti intercapitalistici.
Díaz-Canel evidenzia come il metodo scientifico del marxismo, «dalla sua nascita ha dato fondamenta di scienza alle dinamiche della lotta di classe del sempre attivo proletariato mondiale di ogni paese e della classe operaia internazionale, che ha dimostrato di possedere una poderosa capacità esplicativa di fronte alle costanti trasformazioni ,per la sua capacità di auto sviluppo e assimilazione critica dei saperi accumulati in ogni momento, e ampliare senza dogmi la sua prospettiva sul soggetto della Rivoluzione….
L’ obiettività dei suoi postulati si rivela in modo particolare in tempi di crisi dove scarseggiano sopra tutte le cose le proposte d’uscita dalla stessa».
Questo, ad esempio, e ‘ un percorso necessario come parte del processo d’attualizzazione del modello di sviluppo socialista in Cuba, che colloca, la ricerca, la formazione, la scienza e l’innovazione come uno dei pilastri del lavoro del Partito e del Governo.
Si tratta di riproporre gramscianamente ipotesi di egemonia culturale come moderna alleanza delle soggettività sociali (operai, contadini, impiegati, lavoratori della conoscenza, commercianti e piccoli imprenditori) nella prospettiva dell’egemonia per un governo di democrazia di base popolare.
In conclusione, bisogna sempre analizzare partendo dalla ricerca propositiva di modelli alternativi sociali, economici, produttivi e ambientali. Sulla falsa riga di questo proposito, sarà sostenuta la necessità della costruzione di un diverso modello PLURIPOLARE , multicentrico e di transizione anticapitalista di relazioni tra Paesi e popoli, partendo dalle transizioni al socialismo di Cuba, Venezuela, accompagnate da un diverso modello produttivo e sociale, reso urgente e imprescindibile dalle contraddizioni acute del presente.
Nello stesso consesso di cui sopra Miguel Díaz Canel ha sottolineato forme e modi in cui a Cuba il metodo scientifico del marxismo, con un modello socialista sostenibile e democratico partecipativo al quale si aspira da subito , che si è fuso con il meglio della tradizione nazionale rivoluzionaria, di carattere universale e aperta, che ha visto tra i più alti esponenti José Martí e Fidel Castro Ruz.
Diaz-Canel si è mosso in assoluta continuità con Fidel, non limitando l’invio dei medici ai soli paesi socialisti o comunque vicini alle posizioni di Cuba, ma seguendo l’esempio offerto dal Lider maximo che inviò i medici cubani perfino negli USA, in occasione delle tremende alluvioni in Louisiana a seguito all’uragano Katrina dell’agosto 2005”.
“Personalmente ho lavorato molti anni come amico di Cuba e collaboratore delle istituzioni culturali, prima a fianco di Fidel, ed ora sono amico del presidente Diaz-Canel. Da calabrese credo molto nell’amicizia tra popoli che hanno sofferto: quello di Cuba, ferito da 60 anni di un bloqueo genocida e quello della Calabria che ha subito offese e insulti dalla criminalità ma anche dalla miopia di uno Stato che ha trascurato questi suoi figli, e di generazioni di politici che hanno depredato la Calabria spartendosi risorse e potere”