Risarcimenti da 40.000€
Rete dei Comunisti – Bologna
È di fine maggio la notizia della condanna in Cassazione degli antirazzisti che nel 2014 nel contesto di una ampia mobilitazione popolare si erano frapposti alla provocazione fascista di Salvini al campo nomadi di Via Erbosa.
La condanna è arrivata mentre eravamo letteralmente immersi nel fango, impegnati nelle brigate di soccorso, e quindi ci siamo presi un momento per ragionare su questa sentenza e rilanciare la necessaria solidarietà che già questa settimana ripartirà.
La sentenza in Cassazione ha chiuso il lungo processo in cui sono stati coinvolti e condannati diversi compagni da sempre attivi nelle lotte sociali del territorio, e tra loro anche un nostro compagno e membro del coordinamento nazionale di Potere al Popolo. La pronuncia dei giudici ha confermato le pene alla reclusione, titaniche rispetto alle dinamiche della giornata e alle forme della protesta e ha confermato il diritto di Lega, Matteo Salvini, Alan Fabbri e Lucia Bergonzoni ad avere un risarcimento a titolo di danni morali (sic!) la cui quantità si avvicina a 20.000€, oltre alle spese legali che portano il totale del possibile debito a quasi 40.000 euro. Soldi che pesano sulle teste di una manciata di ragazzi, lavoratori precari senza santi in paradiso e senza patrimoni che possano aiutarli a far fronte ad una simile somma di risarcimento.
Non possiamo non ritenere che la mediatizzazione dell’evento e la rilevanza della parte civile costituita da Lega, Matteo Salvini (oggi nuovamente vicepremier), Lucia Bergonzoni (oggi nuovamente sottosegretaria alla Cultura, all’epoca candidata alla carica di presidente della Regione Emilia Romagna) e Alan Fabbri (oggi sindaco di Ferrara) abbia determinato il particolare accanimento verso gli imputati dimostrato dalla sentenza.
Quest’ennesimo episodio di repressione nei confronti degli antifascisti palesa un modello politico autoritario di società in cui i diritti di proprietà e quelli di impresa prevalgono brutalmente sui diritti costituzionali all’abitare, al lavoro, alla salute, alla dignità, colpendo preventivamente e repressivamente chi ritiene che l’ordine di tali priorità vada rovesciato.
Dobbiamo rilevare anche l’utilizzo dell’istituto del “concorso” per ampliare la platea dei condannati che in alcuni casi erano “rei” di aver salvato alcuni compagni spostandoli dalla traiettoria della macchina di Salvini che si stava dirigendo a tutta velocità contro di loro.
La condanna non ci fa arretrare di un centimetro, ma anzi rivendichiamo l’importanza di rimarcare la nostra identità che punta al superamento dell’attuale assetto sociale capitalista verso un altro modello sociale legato alla prospettiva socialista, contrapponendoci a quella identità fascista al governo che ha nel suo simbolo la fiamma missina.
Contestare il neofascismo, il razzismo e le discriminazioni tutte, è diritto e dovere di ogni libero cittadino e questa condanna non ci farà fare nessun passo indietro.
Da un anno, tramite la campagna 20.000 leghe di ricatto, abbiamo dato vita – insieme ad altri coimputati – ad un percorso di solidarietà per far fronte a questo assurdo risarcimento che ha visto tante e tanti partecipare alle iniziative di raccolta fondi. La strada però è ancora lunga.
In tali circostanze, la solidarietà non solo rappresenta l’unico strumento per far fronte a questa sentenza, ma costituisce anche messaggio di speranza per chi in futuro si troverà a lottare contro le ingiustizie.
Vi chiediamo quindi di far girare il link per il CROWFUNDING (https://gofund.me/f7b6a036): ogni euro raccolto in tutte le città d’Italia sarà utile per la causa.